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 Racconto a più mani

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Sharuku
Sahoni
Synfoniae
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Synfoniae

Synfoniae


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MessaggioTitolo: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeMar Nov 08, 2011 3:01 pm

Promemoria primo messaggio :

Carissima Gilda,
eccomi come anticipato a proporvi la stesura di un racconto a più mani, ovvero una storia scritta da più persone.
Visto che gli autori sono più di uno, e la fantasia di ognuno è diversa da quella dell'altro, occorre stare un poco più attenti rispetto a quando si scrive un
racconto da soli.
Per questo per poterci divertire tranquillamente, ho scritto qualche semplice regola da rispettare durante la stesura del testo, sperando ovviamente che non
trattengano troppo il vostro estro!

REGOLE:

1-PERSONAGGIO:
E' possibile utilizzare solamente il proprio personaggio in Forsaken World, in quanto a nome, razza e classe (Si raccomanda caldamente di presentarsi in
questo forum prima di iniziare a scrivere!). Il narratore descrive ciò che accade al suo personaggio, ha il potere di muovere solo e soltanto questo all'interno
della storia. Eventuali interazioni con altri personaggi sono possibili in maniera minima ed ininfluente sulla storia.
ESEMPIO. Tizo e Caio sono due personaggi che appartengono a due narratori diversi. Cose come "Tizio uccide Caio" non sono permesse perchè escludono
qualsiasi risposta da parte di Caio, altro narratore, che magari avrebbe scritto qualcosa per difendersi. Piuttosto si scriverà: "Tizio punta un coltello alla gola di
Caio" in questo modo Caio può ancora agire.
La vita pregressa del personaggio può derivare da qualsiasi ambientazione, purchè poi la si limi per FW.
DEROGHE: E' possibile inserire personaggi di FW che non appartengono al narratore, purchè sempre di ambientazione FW (compagni di gilda a cui non piace
scrivere- con mio sommo dolore!-, oppure amici di FW che sono in altre gilde, oppure ancora degli NPC o dei personaggi inventati ecc.)
E' possibile inoltre possedere oggetti che ancora non si possiedono in FW ma che è comunque plausibile che il personaggio possa o potrà possedere.

2-AMBIENTAZIONE:
L'ambientazione di base in cui i personaggi si muovono, è Forsaken Word, il gioco. Ciò nonostante è possibile inventare nuovi luoghi, nuove situazioni, nuovi
personaggi, purchè in linea con l'ambientazione di base! I narratori dovranno però amalgamare la propria fantasia a quella già descritta dagli altri.
ESEMPIO: Se un narratore dice che una regione è povera, un altro narratore non potrà dire che è ricca.
Se un narratore dice che in quel momento si mette a piovere, l'altro narratore proseguirà il racconto sotto la pioggia.
DEROGHE: E' possibile portare personaggi da altre ambientazioni, in maniera occasionale e del tutto straordinaria, ma bisognerà ricalibrarli per
l'ambientazione di Forsaken.

3-SVOLGIMENTO:
Ogni narratore decide che cosa rivelare e cosa non rivelare del personaggio, i suoi pensieri, o anche solo le sue azioni.
I pensieri sono caratterizzati dal carattere corsivo.
Nell'interazione tra personaggi, si può alludere ad eventi passati comuni, purchè si sia d'accordo. Ogni personaggio decide a che fase della sua vita da pg è,
anche all'inizio dell'avventura, quindi è bene prima vedere come si muove un certo pg prima di mettergli qualche ricordo che magari non ha ancora vissuto.
Questo è a libera discrezione di ogni narratore.
La prima pagina di questo racconto la scriverò io, e a seguire potrà essere compilato da chiunque lo voglia. Se leggete e subito vi viene voglia di scrivere,
rispondete al topic e scrivete che prenotate il prossimo pezzo. In questo modo avrete tempo per scrivere con calma e modificare il post prenotato
successivamente. La prenotazione vale solo un giorno!
Verrà inoltre creato un topic apposito per i commenti, per i suggerimenti e qualsiasi altra cosa vogliate scrivere sul racconto (domande chiarimenti!), di modo
che lo spam sia contenuto lì e non imbratti il racconto stesso, per una più agevole lettura!
Se sentite di voler commentare il vostro operato nel topic dove si narra il racconto, saranno ammesse solo semplici frasi:
-All'interno del racconto si possono aprire parentesi con scritto NDR (Nota Del Redattore e al posto di R mettete l'iniziale del vostro nick)
-Alla fine del racconto, se credete, mettete ben separato dal testo IC (In Chatacter) un vostro commento OOC (Out Of Character), anche solo per invogliare una persona a continuare o commentare brevemente.

4-REGOLA D'ORO
Il rispetto per le parole altrui è forse la regola più importante. Rispettate quello che scrivono gli altri e il divertimento sarà assicurato!
Vedete anche di non modificare troppo ciò che avete già scritto. Correggere errori grammaticali o riscrivere frasi senza alterarne il senso è concesso.
Mi faccio carico sin da ora di controllare che queste regole vengano rispettate e di modificare le parti che le violeranno.
Mi riservo di modificare o aggiungere regole.

5-DEROGHE
Qualsiasi deroga all'ambientazione o alle regole, è ben accetta solo se non stride troppo con la plausibilità del testo.
ESEMPIO: Tizio è un elfo, la sua cavalcatura possibile è l'ariete o l'unicorno. Ha a disposizione solo il rinoceronte del suo amico stoneman che glielo affida per
cercare aiuto. Tizio, elfo, è plausibile che possa cavalcare la cavalcatura di uno stoneman.

Spero che mi seguirete in molti in questa avventura e che si creino di nuove!
Iniziamo con qualcosa di semplice e man mano se vi piace potremmo anche pensare a qualcosa di più complesso!
Se avete domande whisperatemi in gioco oppure aspettate la creazione del topic dei commenti!
Buon divertimento, buona lettura e buona scrittura!
Vostra
Syn
----------------------------------


Si riparò gli occhi dalla forte luce del sole.

Credo che tu sia pronta.

Tolse la mano dagli occhi, li chiuse e si lasciò pervadere da quella calda giornata. Sorrise.

Per cosa, Norkathy?

Sentiva dei pesanti passi dirigersi verso di lei, in corsa, ma non si mosse nè aprì gli occhi.

Ricorda, due Note della Luce e una Nota dell’Acqua.

Sentiva accanto a lei il ringhio sommesso del suo animale da compagnia, a cui aveva intimato di restare fermo, qualunque cosa fosse accaduta.

Ci proverò, Maestro.

Il primo colpo, non fù molto forte, ma bastò per farla barcollare. Aprì gli occhi: il ciclope stava preparandosi per scagliare il prossimo colpo. Il dolore era
sopportabile, evidentemente il suo avversario aveva attaccato debolmente, incredulo che una preda se ne stesse lì ferma pronta ad essere catturata.
Il secondo colpo le arrivò dritto nel ventre, e sentì che era più forte del primo. Il ciclope stava prendendoci gusto, evidentemente qualsiasi stranezza avesse
notato era scomparsa, lasciando posto alla brama di uccidere e mangiare un'elfa.
E' risaputo che i ciclopi non brillino per intelligenza.
Il bardo barcollò violentemente una seconda volta e cadde in ginocchio. Il suolo che accolse la sua caduta era incredibilmente duro e pieno di sassi, le mani e
le ginocchia le bruciavano come fuoco vivo.
Si girò a guardare il suo compagno, che graffiava il suolo e girava su se stesso, facendo fatica a rimanere sul posto e ad obbedire al suo ordine di mantenere la
posizione. La guardò anche lui di rimando, ma lei scosse la testa e qualche ciocca di capelli ricci le finì sugli occhi.
Il terzo colpo le strappò un gemito di dolore, la ribaltò sulla schiena e la sbattè a terra facendola strisciare su un fianco. Il suo corpo le doleva in ogni dove e
sentiva un rivolo di sangue caldo uscirle dalle labbra e cadere sulla sua veste. Tossì, cercando di respirare.

Sono certo che ci riuscirai, mia cara Synfoniae.

Ecco, era finalmente arrivato il momento.
Sbattè le palpebre, gli occhi offuscati dal dolore che provava. Il ciclope la stava caricando un' ultima volta.
Vedeva il ciclope aumentare il passo nella sua direzione, quasi a volersi lanciare sopra di lei, sbavando.
Non ci fu però un quarto colpo, nè altri.
Il bardo, con le ultime forze che le rimanevano, sbilanciò l'avversario schivando la clava ben mirata al suo volto. Fece scivolare la mano sulla schiena, dove
teneva la cetra, e impugnandola iniziò a pizzicarne le corde. Il ciclope furioso per quella complicazione la incalzava con urla e lei seppe che non avrebbe avuto
la forza di schivare i suoi fendenti ancora per molto.
Sussurrò qualche parola, toccò una sola corda e cristalli di ghiaccio interruppero la corsa del ciclope.
"Due note della luce ed una dell’acqua!" , urlò con le ultime forze che le rimanevano, mentre contemporaneamente le suonava.
Non accadde nulla.
Si sentì svenire, doveva aver perso troppo sangue, ma soprattutto aveva
fallito: non era riuscita a suonare la nuova melodia insegnatale.
Il ghiaccio intorno alle gambe del ciclope si stava sciogliendo, e quello si dimenava cercando di liberarsi il prima possibile.
Con lo sguardo fisso sul nemico ancora per poco immobilizzato, non riuscì nemmeno a chiamare il suo compagno animale ed a rimangiarsi l'ordine di non aiutarla.
Cercò di tenere la presa sulla cetra, e sfiorò appena la Corda della Luce, mentre sentiva le forze abbandonarla del tutto.
D'improvviso le gambe ripresero forza e la sostennero, si sentì rinvigorita e pronta per la sua ultima melodia per il ciclope: una nenia struggente, che avrebbe donato un dolce sonno a chiunque l'avesse sentita nei paraggi.
La clava del ciclope si fermò proprio sulla sua testa, e l'elfa dovette arretrare di un passo per non essere colpita quando il ciclope cadde in un sonno profondo.

Ricordati di suonare una melodia lenitiva, altrimenti sarà tutto inutile.

Sorrise debolmente, ricordandosi in quel momento l’ultima dritta del suo maestro.
Fece cenno al suo compagno di seguirla e insieme si nascosero nella prima macchia di vegetazione che trovarono, non molto lontano dal luogo dello scontro.
Si buttò a terra stremata, si tolse il copricapo e si guardò le mani: prima erano sanguinanti, ora presentavano solo qualche lieve escoriazione.
Respirò affannosamente e i suoi occhi si illuminarono di gioia.
"Ce l'ho fatta, Karayuma!"
La gatta le fece qualche fusa e le leccò le mani, come a voler guarire anche quei piccoli tagli che rimanevano.
Si guardò la veste bianca, ora sporca di sangue, e cercò di lisciarla per quanto possibile. Passò una mano sui capelli che le erano caduti sul viso, e li rimise a posto, sotto il cappello.
Era ancora molto stanca ma non riuscì a trattenere la gioia.
"Questa melodia è un vero portento! Non vedo l'ora di usarla in battaglia per guarire il mio gruppo!” , accarezzò la gatta e aggiunse “ Non vedo l'ora di dirlo a Norkathy!"
La gatta si fermò di colpo, con scatto fulmineo si portò al fianco della padrona e iniziò a ringhiare come una tigre. L'eccitazione per la nuova scoperta si spense
di colpo.
"Cosa c'è?"
In risposta la gatta arruffò il pelo e inarcò la schiena come pronta ad attaccare.
Poi lo sentì anche lei, quel fruscio di fronde spostate. Pose una mano sulla cetra e trasalì: era sfinita dall'allenamento di prima, non sarebbe stata in grado di
affrontare di nuovo un’altra minaccia.
Gli alti cespugli dietro i quali si era rifugiata e che aveva ritenuto sicuri, si scossero proprio in quel momento.

(OOC:chi starà mai violando il nascondiglio di Synfoniae? Non vedo l’ora di scoprirlo Smile Come vedete l'idea è semplice Smile Purtroppo non ho avuto tempo di rileggerlo perchè sono a lavoro! Spero vi sia piaciuto e vi sia venuta voglia di scrivere! Vostra, Syn <3)
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Sharuku

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeMer Nov 23, 2011 9:19 pm

"Oh quant'è bella quella grotta! Così bella ma così pericolosa... come le fatine dopotutto. Chi si sarebbe mai aspettato una tale sadicità? Chi potrebbe mai fermarle? Ma ovviamente un essere di un altro pianeta, la risposta è ovvia. Chissà quali oscuri e terrificanti poteri nasconde il vampiro... un potere incontrastabile da qualcuno normale. Anche la fata madre fa fatica a difendersi. Si sta per sgozzare, è chiaro. Ma perchè tutti sembrano ammirare senza fare nulla? Quella lama... è così invitante... sgozziamoci tutti!"
Proprio mentre Sharuku lo pensava, la fatà urlò.

"Ahhhhhh! Oh si!" Sembrava che si stesse dando gioia da sola ma, invece, era il suo masochismo che la controllava mentre faceva affondare passo per passo la lama nella sua gola. Nello stesso istante, Synfoniae cadde a terra.

"Che cosa succede? Perchè pensavo quello? E perchè Synfoniae è a terra? Sarà collassata alla vista del sangue?"

Synfoniae non respirava piu, non riusciva nemmeno a urlare. Era uno strano collasso... talmente strano da non essere affatto un collasso. Che la fata avesse stregato Synfoniae? Era plausibile, in effetti. Più la fata affondava nella carne, più Synfoniae sembrava soffrire.

"FERMA!" Urlò Sharuku, ma la fata non sembrò dargli attenzione.
"FERMAAAAA!" Urlò di nuovo, ma solo a un terzo e potentissimo urlo, da far tremare tutti comprese le altre fatine intente a torturare Sahoni, la fata madre si fermò.

"Come osi, masso ripugnante, intimarmi? Come puoi solo pensare che io ti dia ascolto? Ho gia perso troppo tempo rispondendoti. Ora non muoverti piu di un passo." Non le diede ascolto, corse verso la fata e lei, come risposta, con uno scatto fulmineo mosse il braccio verso sinistra.

Zack! Sì udì un rumore di sangue che schizza velocemente fuori dal corpo.

"Si è sgozzata! E Synfoniae?" Pensò immediatamente, ma il corpo della fata si divise in due parti che caddero a terra. Dietro questo orrendo spettacolo, una figura umana, un guerriero, brandiva in mano il suo spadone. Chi era? Chissà. Non c'era tempo per le presentazioni, Sharuku andò a controllare i compagni. Tutti guardavano ancora stupiti la fata madre fatta a pezzi. Le fatine urlavano e imprecavano verso di loro e minacciavano seriamente Sahoni.
Incominciarono a tagliuzzare velocemente e con una ferocia incredibile il corpo di Sahoni che stava per perdere il suo attrezzo! Il suo caro attrezzo, con cui rimorchiava tante giovani fanciulle, il suo amato bastone! Era un bastone costosissimo, era sicuramente fatto a mano, e come poteva mai perderlo dopo la potenza generata nella foresta? Ma del resto, se non sarebbe sopravvissuto, il bastone non gli sarebbe servito.

Oh! Splendida idea ebbe l'altro bardo. Anestetizzare le fate con una dolce e lagnosa melodia. Funzionò alla grande, le fatine caddero addormentate con un'espressione beata.

"Morite ******** schifose di ***** sputata da una ******* ***** *******!" Urlava Sahoni, e non aveva tutti i torti. Era pieno di ferite e di tagli, di bruciature e di irritazioni da sfregamento. Pieno di spine d'arbusti e sporco di fango e sudore. Ma era un uomo o un carcassa in putrefazione? Gia si intravedevano larve di insetto crescere nella carne e bestie feroci a sbranarlo. Comunque fosse, non era ancora finito tutto... C'erano Synfoniae e Sahoni da soccorrere, il vampiro da calmare e il guerriero... amico o nemico? L'altro bardo si avvicinò...


Ultima modifica di Sharuku il Gio Nov 24, 2011 5:43 pm - modificato 4 volte.
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Galliard

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeGio Nov 24, 2011 11:31 am

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeLun Nov 28, 2011 4:48 pm

- Sahoni... Sahoni... Sahoni... - Era legato il giovane mago, legato ed appeso alla parete con delle catene. Il ferraccio arruginito gli lacerava i polsi, ed il sangue colava lentamente lungo le braccia. La sua stessa posizione era arcuata per rendergli difficile la respirazione, rimaneva cosciente solo per mera forza di volontà. Braccia slogate, contusioni ed ematomi sui fianchi e sul petto. Ogni colpo di tosse sembrava un'ulteriore pugnalata, lui stesso il suo torturatore. Il Borgomastro Thoed lo guardava divertito seduto a pochi metri dal giovane umano; in mano teneva un gatto a nove code sporco del sangue del mago e alternava la tortura fisica con una ben peggiore, emotiva e psicologica.

- ... Sahoni... - stava ghignando - Tua sorella non é mica contraria al suo matrimonio, lo sai? Anzi, é stata molto dolce. Ma quello che mi piace é il suo viso. Dolce, delicato. Gli occhi hanno quel colore non meglio definito tra il grigio ed il verde con pagliuzze dorate. - fece una pausa per vedere se il Mago lo stesse effettivamente ascoltando. Il petto del giovane mago si alzava e si abbassava regolarmente, anche se era in evidente dolore ad ogni respiro, le costole rotte erano una delizia ulteriore offerta dal Borgomastro. Il ghigno divenne un sorriso di scherno nel vedere lo sguardo colmo d'odio di Sahoni.
- Si, é il viso che colpisce, di tua sorella. Sapessi come gli si tingono di rosso le guancie quando s'imbarazza. Come batte le ciglia lentamente... - fece una pausa lasciando la voce perdersi in pensieri che lui stesso aveva bisogno di formulare. -... ma che ne vuoi sapere tu, mago. Cosa ne vuoi sapere della bellezza di tua sorella? Tu ne sei il semplice fratello! Non hai mai guardato quanto valesse per altri, come marchio della potenza della tua Famiglia! No! Tu sei solo un inutile fratello! Non l'hai mai toccata! - il tono d'ira crescente nella voce del Borgomastro era evidente, le mani tremavano visibilmente, stringendo il gatto a nove code. Con un gesto d'ira colpì nuovamente Sahoni sul petto, lasciando un'altra lacerazione tra le tante, il sangue ormai colava in rivoli densi fino al ventre dove si raccoglieva e gocciolava in un enorme raccoglitore posto sapientemente sotto la sua posizione.
-Ma ti perdono, stolto. Ti perdono. Hai ucciso un mio servitore entrando, potevi chiedermi udienza, come fa la tua gente e, col tempo, avrei pure trovato il tempo da dedicarti. Come ho fatto per tuo padre.- lo sguardo del kindred era nuovamente calmo, il tono leggermente depresso. - Che nullità. Tuo padre. E' bastato drogargli la bevanda... - fece un sospiro teatrale scuotendo la testa. - e via... Ma non ti preoccupare. Con te ho voglia di passare del tempo delizioso.... D'altronde ho finito con tua sorella....Ho preso quello che volevo, ed ora mi basta trovare una ragazza che abbia le stesse mani della mia amata bambina, e potrò completare l'opera. -

Il mago cercò di parlare, ma sputò solo un grumo di sangue che schizzò nella bacinella sotto di sé. Questo fece infuriare nuovamente il Borgomastro che lo frustigò con una mezza dozzina di colpi prima di calmarsi. Ma tanto il Mago aveva già perso i sensi alla seconda frustigata.

-Svegliati, Mago!. Non ho finito con te! Questa é solo la prima notte, altre verranno a delizarci. SVEGLIATI! -


Svegliati... Svegliati...

Fu questa voce a risuonargli nelle orecchie, il proprio pensiero che cercava in tutti i modi di capire quanto stesse accadendo. Il corpo era scosso da violenti tremiti e spasmi. Si sentiva vuoto. Eppure la voce era lì, forte e chiara. Lo esortava a muoversi, ad alzarsi, a togliersi di dosso la pesantezza indotta dalla polvere di fata.

Svegliati... Svegliati...

Era una voce femminile, poteva sentirne la forza; ma era come se il suo corpo fosse realmente stato fatto di pietra. Poteva a malapena sentire la roccia sotto di sé. Cercò di percepire il suo lato magico, ma anche li la fiamma era praticamente un semplice carbone ardente che lentamente andava raffreddandosi. Non era in condizioni di fare nulla, il torpore alle membra ed al suo animo era fin troppo opprimente. Non sapeva neppure se avrebbe avuto le forze per raggiungere il suo nucleo e raccogliere energie. Fu in quel momento che capì quanto stesse realmente accadendo. Synfoniae era in ginocchio a pochi metri da lui, le vesti sporche di sangue, la Fata Anziana stava tenendo in mano il Taglia&Cuci, puntato alla propria gola, ed il Kindred era davanti alla fata in un turbine di caos e follia. Una sorta di bolla che sembrava permeare tutta l'area, distorcendola come se cercasse di modificare la realtà stessa. Non lo aveva mai visto in vita sua, e fu proprio grazie a questa bolla che riuscì a vedere le vere fattezze della Fata Anziana. Non erano nella radura del Cerchio delle Fate, erano in mano alle Gloomy Witch, le fate ribelli e corrotte dalla Legione Tempesta. Ora che i suoi sensi non erano offuscati dalla condizione fisica e dalla stanchezza, poteva percepire l'aura magica dell'Illusione permeare l'area.
Forse era stato proprio il Kindred a percepire l'inganno, il suo intervento propizio aveva costretto le fate ad abbassare le energie dell'illusione per mantenere una certa parvenza di realtà, ma il mago lo capì solo ora.
Cercò di calmarsi, di mettere a fuoco la vista e guardare attentamente. Fu il taglia&cuci ad attirare lo sguardo. Splendeva di magia del vuoto, poteva percepire come esso avesse soltanto apparentemente curato le sue ferite, piuttosto risucchiando la sua riserva magica. Ancora poco e sarebbe diventato un involucro vuoto, la magia perduta per sempre. Spostò lo sguardo verso Synfoniae, stava perdendo sangue. Strinse i denti istintivamente. Non l'avrebbe persa come sua sorella, non aveva forze per un incantesimo potente, ne avveva abbastanza per un leggero incanto che poteva scaldare o raffreddare una lega metallica.


- Oh Déi, - cominciò il suo pensiero - chiedo la vostra benedizione, un vostro figlio ha bisogno del vostro intervento, aiutatelo a portare in gloria la vostra opera. - Il suo pensiero formulò una rapida preghiera, questa volta sentendo un'energia calda pervardergli il corpo. Non fu molto, ma riuscì a recuperare un po' di forze spirituali per l'incanto.

- Ssssiranan ast tsulassac'. Ssssiranan dhou tasarak. Borasax phyr THUM! - pronunciò lentamente e scandendo bene le parole nell'antica lingua. Si sentì prosciugare immediatamente. L'incanto aveva preso buona parte della sua riserva magica, la testa gli girava vorticosamente e fu solo un caso che non svenne nuovamente. Fu sorpreso che in quello stesso istante una witch venisse tranciata in due da uno spadone, gli schizzi di sangue lordarono la radura. Ed un guerriero, umano, apparve materializzarsi da una nebbiolina di sangue dietro la witch appena uccisa. Il Mago rimase ammutolito come anche le Gloomy witch. Ebbe il reale dubbio di aver sbagliato incantesi e convocato un guerriero. Non che ne avesse la conoscenza per farlo, ma si sa, gli Déi operano in maniera spesso inaspettata. Fu il grido della Fata (Witch) Anziana a riportarlo alla realtà. Il suo anello aveva un alone rosso e le stava arrostendo l'anulare. L'incantesimo aveva colpito l'unica quantità di metallo abbastanza piccolo da essere scaldato di molti gradi. Gli altri metalli erano troppo grandi per venir coinvolti dall'incanto del mago, e la Witch gli era pure molto vicina. Con un urlo di dolore, il Taglia&Cuci cadde sul terreno spezzandosi in due parti uguali. Una sfera dalle sfumature cangianti tra il nero, il viola ed il blu elettrico ne uscì e cominciò a vorticare pulsando. Tutte le Fate ripresero il loro aspetto originale, rivelando l'inganno ai presenti. L'energia spirituale si dissolse rapidamente entrando nei corpi dei presenti dando loro l'energia nuova e fresca come se avessero dormito e riposato. Se non fosse stato pesantemente ferito, Sahoni si sarebbe alzato, ma almeno ora poteva percepire il fuoco ardere lentamente con piu' vigore dentro di sé, poteva sentire la sua magia tornare. Le witch si accorsero della caduta del tranello, la situazione stava rapidamente sfuggendogli di mano e decisero di eliminare la minaccia piu' grave, al momento: il mago. Attaccarono il suo bastone, ma esso scomparve per riapparire in mano a Sahoni, un aura di luce intorno ad esso riflessa negli occhi dell'umano. Si guardarono intorno non sapendo piu' che fare e attenendo ordini dalla Witch Anziana. Questa si teneva la mano ustionata nell'altra mano guardando con rabbia i presenti, ma soprattutto i due umani.
Sahoni si alzò a fatica, il volto deformato dall'ira e dalla determinazione di vendicarsi di quanto subito. Avanzò di alcuni passi verso Synfoniae, la magia che gli vorticava attorno fulgida in uno scudo protettivo azzurro. Nessuno lo avrebbe fermato dal difendere il Bardo. Nessuno. Tranne forse la volontà di scaricare la propria ira sulla Witch Anziana.

UCCIDETELI! - fu l'ordine della Witch....


(bene credo che ora possiate divertirvi tutti... In termine di gioco avete il mana ricaricato al massimo, tutte le illusioni delle Witch sono state interrotte... reagite come volete ma ricordatevi di non muovere o far dire cose ad altri pg che non controllate. Scusate il ritardo.)
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Kreen

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeMar Nov 29, 2011 9:43 am

Non era l'eco della cività che lo stava chiamando, nè la paura di quegli esseri alati che lo spingeva a camminare. I passi lenti e sicuri risuonavano mentre avanzava verso il gruppo che stava combattento, poggiò la mano destra su una radice affiorante girando intorno ad un pezzo di roccia quando si ritrovò innanzi una di quelle creature. La witch urlò di sorpresa deformando i lineamenti del viso e si gettò all'attacco armata di qualcosa di simile ad una freccia.

L'aria riempiva i polmoni regolarmente, lo sguardo accigliato non indugiava, percepiva il pericolo ma non lo temeva...

-Siete lo scarto!- Urlava uno degli istruttori mentre vergava il suo disappunto con la frusta. Avevano l'acqua fino alle ginocchia e le mani sanguinavano per le abrasioni delle impugnature non imbottite. All'ennesima frustata riuscì ad imitare il movimento di uno dei compagni più grandi ed esperti. Le mani si sollevarono di scatto e afferrarono la lama ancora agganciata ai supporti dell'armatura sulla schiena. Non provò nulla in quell'istante, solo la gratificante essenza della perfezione. I muscoli del corpo riconobbero quel movimento, il piede avanzò nell'acqua e il busto ruotò appena, l'enorme spada fu sollevata seguendo una traiettoria verticale per poi piegare verso destra, disegnò un ampio arco che s'infranse come un'onda contro la carcassa in putrefazione. La lama di allenamento non era troppo affilata, ma il suo peso la fece conficcare con forza spappolando ossa e carne.

Alla minaccia della Witch il corpo reagì d'istinto. La spada piegò l'aria ruggendo. La vita della witch finì in uno spruzzo di sangue. Quando sollevò lo sguardo vide che non era solo, si accigliò osservando quella che sembrava il capo di quelle creature che impartiva l'ordine di uccidere tutti. Avanzò di due passi spostando il piede sulla gamba sinistra evitando una di quelle creature che prese ad incalzarlo con una piccola lama. Mentre si coordinava per attaccare, fu attaccato da un'altra witch, non era in condizione di caricare il colpo verso quest'ultima e fece in tempo solo a ruotare la lama in modo da contrapporle la parte piatta da usare come scudo. Quando la witch fu respinta eseguì il colpo. Un altro fiotto di sangue fu spruzzato sulle rocce...continuò a muoversi ritrovandosi molto vicino al gruppo eterogeneo di avventurieri. Il piede destro scivolò su un grosso sasso ricoperto di muschio, fece in tempo a piantare la punta della lama a terra per recuperare l'equilibrio che una nuova creatura lo attaccò. Questa volta la punta della lama che brandiva si conficcò nel pettorale destro. Aveva sfondato la protezione dell'armatura leggera.

Era solo un ragazzino quando era naufragato sulle coste di Freedom Harbor. La madre respirava ancora, debolemente...troppo debolmente per poter sopravvivere. Era buio e il mare in tempesta ruggiva di rabbia, il freddo pungente della notte entrava nella carne facendo sublimare l'ultima fiammella di vita di coloro che arrancavano tra la vita e la morte. Il capitano della nave degli schiavi grugniva di rabbia, il suo prezioso carico stava morendo. Kreen aiutò la madre a mettersi in piedi e nonostante la speranza di poterla salvare, non riusciva a fare più di tre passi consecutivi. Era ferito al fianco...forse nell'acqua aveva urtato qualcosa, ma il sangue lavava via l'innocenza dalle vesti di quel bambino ammantandolo di rosso violenza.

Quando la lama della witch si conficcò emise un leggero gemito di dolore, quando per istinto abbassò lo sguardo vide la creatura affaccendata nel disperato tentativo di rimuovere il pugnale incastrato nel muscolo e nella spessa pelle della corazza. Alzò la mano sinistra per istinto afferrando la witch per le ali, serrò i denti e in un unico movimento la scagliò via...la traiettoria sarebbe terminata proprio sulla barriera magica del mago che si stava spostando verso una ragazza.

Riprese a combattere per la sopravvivenza, nonostante i movimenti fluidi e i colpi precisi, quelle creature erano molto veloci e piccole. Riuscì ad ucciderne due prima di essere nuovamente ferito alla spalla destra. Sui lineamenti del guerriero non vi era traccia di paura o esitazione. Il viso sporco di fango e sangue rappreso palesava in modo drammatico l'assenza di ogni emozione. Il Secutor lo ingabbiava, lo rendeva un animale in catene.
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IlMalkaviano

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeMar Nov 29, 2011 10:41 am

Il non morto sorvegliava con attenzione la fata su cui aveva risvegliato gli impulsi suicidi pronto a concentrarsi su di lei nel caso fosse riuscita a resistere all'effetto,ma lei fece qualcosa che nemmeno lui si aspettava,la voce del bardo che prima lo rimproverava e lo intimava di fermare il suo attacco si era ammutolita,la vedeva perdere le forze e lentamente accasciarsi al suolo,in qualche modo stava riflettendo le sue ferite sulla donna,se avesse continuato sarebbe certamente morta,non aveva altra scelta se non annullare il suo potere quando all'improvviso la vide letteralmente tagliata in due da un colpo di spada,un guerriero coperto di cicatrici aveva inferto il colpo alle spalle della fata cogliendola di sorpresa,ma non c'era tempo per valutare il nuovo arrivato,tutto stava accadendo così in fretta che era difficile pianficare le proprie azioni,per un attimo le fate erano rimaste paralizzate da quel che era accaduto alla loro compagnia e il mago ne approfittò per concentrare le sue forze residue nel lancio di un incantesimo di annullamento di ogni magia rivale,spezzando l'illusione che nascondeva a loro il vero aspetto delle fate e si liberò,Eric era soddisfatto,in qualche modo la situazione si era capovolta a loro e aproffittando del momento di smarrimento delle fate poteva valutare la situazione

(Eric)"questa volta sembra che il caso ci abbia teso una mano,quindi le intenzioni di queste creature era quello di prosciugare il mago,ora che quasi miracolosamente ha riacquistato le forze e i poteri grazie alla dissoluzione dell'incantesimo delle fate,la loro priorità sarà la sua eliminazione,è la minaccia più grande nei loro confronti in questo mom...."

improvvisamente le voci nella testa del non morto si erano zittite,i suoni intorno a lui erano ovattati,tutto era come se si muovessse a rallentatore,vedere le cicatrici del mago,il suo tentativo di difendere la donna sporca di sangue e in grave difficoltà aveva risvegliato in lui qualcosa che da tempo aveva perso,qualcosa di doloroso che aveva sepolto nella sua mente si stava mostrando a lui con tutta la sua forza,prima si mise a guardare i due che tentavano di difendersi dall'attacco delle fate con stupore,poi si girò dall'altra parte e vide una donna,aveva qualcosa di familiare,rassicurante,materno,c'è un bambino con lei,in qualche modo assomigliava tanto a lui,ma aveva un colorito roseo ed era allegro e gioioso,la donna intratteneva il bambino,giocava con lui,quando una figura avvolta da un mantello logoro irrompe nella stanza e si avventa sulla donna tentando di strangolarla,il bambino era paralizzato dalla paura,piangeva e urlava

"mamma!Mamma!"

lei si rivolse al bambino tentando di opporsi al suo aggressore

"vattene!Non farti prendere!"

il bambino era Timmy,la personalità infantile del vampiro,in qualche modo la situazione l'aveva risvegliato,si rivolse in lacrime al non morto

(Timmy)"perchè nessuno ferma le persone cattive?"

l'effetto di quelle parole fu dirompente,urla di rabbia che bramavano sangue e ringhi di cani feroci affollavano la sua mente,gli occhi del kindred erano illuminati da un bagliore rossastro in tutta la loro interezza,i canini si allungavano e sbavava come un cane rabbioso,,degli artigli crescevano dalle sue dita,l'incubo a occhi aperti aveva risvegliato la parte peggiore della personalità Mark,una terribile e irrefrenabile frenesia associata a una pura sete di distruzione che aveva anche moltiplicato la sua forza,in preda a questa furia si rivolse verso i bersagli più vicini,attaccò due delle fate che minacciavano il mago e il bardo,tagliò a una di esse la testa con gli artigli e dopo allontanò l'altra dai due compagni sbattendola contro il muro della caverna,l'impatto fu così violento da tramortirla e creare una piccola crepa nella parete,aprofittò dello svenimento della fata per correre verso di lei a una velocità innaturale,quando la raggiunse cominciò a prenderla a pugni in testa fino a spaccargliela schizzando sangue e cervella nelle vicinanze,ormai la sua mente era offuscata e continuò a colpirla ripetutamente ignorando la morte della sua vittima,infine i suoi istiniti da vampiro prevalsero e si mise a leccare il sangue che sgorgava dalla testa della fata.

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Synfoniae

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeMar Nov 29, 2011 8:13 pm

Urlò di dolore.
Si sorprese nel sentire la sua voce, nel sentirla ancora forte e chiara: aveva ripreso imprvvisamente il controllo del suo corpo.
Purtroppo ciò significava anche provare dolore per la ferita al collo, verso la quale si portò immediatamente una mano. Il sangue era caldo e viscido, e lei cercò di tamponarne il flusso, solo con la semplice pressione delle sue dita.
Non aveva mai provato quell'orrenda sensazione di perdita del controllo del proprio corpo, anche nei suoi sogni aveva imparato ad essere padrona. Quello era stato come un sogno, ma lei era rimasta semplicemente a guardare, come quando era piccola e non sapeva come comportarsi.
Inoltre quello, evidentemente, non era stato un sogno.
Attanagliata dal ricordo di quella sensazione, trasalì quando notò una luce azzurra farsi sempre più intensa. Alzò lo sguardo e vide il mago avvolto dal suo scudo magico, mentre reggeva il suo bastone. Gli occhi sembravano ardere come fuochi fatui, forse per il riverbero della luce magica e portavano una nuova consapevolezza e forza.
Synfoniae, in ginocchio e sanguinante, non riuscì a fare altro che gattonare verso l'umano e farsi avvolgere dalla sua magia, accucciandosi ai suoi piedi.
Tremava.
Quando lo raggiunse, vide che mimmetizzata dal colore della magia, c'era anche Karayuma che stava dando fondo alle sue energie, assumendo le sembianze di uno spettro.
Quando toccò l'animale, percepì la stessa paura che aveva provato lei, come se i due spiriti potessero comunicare e provare le stesse sensazioni.
Poteva permettersi di provare paura, ma non poteva permettersi di trascinare anche il suo famiglio in un buco di terrore.
Cercò di farsi forza, mentre si ricordava che il ruolo di un bardo era quello di innalzare gli animi, non di deprimerli. Un bardo era sempre pronto a rafforzare le difese e ad incrementare l'attacco del suo gruppo.
Le serviva la sua cetra, ecco che cosa le serviva.
Karayuma in un lampo bluastro si dipartì dallo scudo di Sahoni, finalmente distinguibile, e si lanciò verso l'arma del bardo, rotolata chissà come troppo lontano.
La gatta si fermò ad un certo punto e miagolò alla padrona la sua posizione.
L'elfa sarebbe dovuta uscire dalla magia protettiva del mago, avrebbe dovuto attraversare da sola un lungo tratto, prima di raggiungere la sua cetra.
Proprio mentre stava pensando di desistere dal suo intento, vide che in quel tragitto c'era Sharuku. Lo stoneman stava usando le sue possenti braccia per scagliare a terra le fate, e stava lottando con tutte le sue forze.
L'elfa sua amica era poco distante da lui, e con il suono della sua voce cercava di dare una mano, curandolo e incoraggiandolo.
Il kindred si era appena lanciato con violenza su due witch che stavano per attaccare lei e il mago.
Tutti stavano combattendo e tutti si stavano dando da fare per sopravvivere e per difenderla.
Tutti, tutti tranne lei.
Un miagolio più forte e il bardo scattò in piedi e iniziò a correre in direzione della sua arma. Il distacco con la magia di Sahoni per poco non la fece cadere di nuovo carponi, ma la sua determinazione era forte.
Sharuku la vide e cercò di proteggerla dalle fate che la volevano bersagliare con i loro dardi. Uno di questi dardi le stava finendo proprio in pieno petto, ma lo stoneman lo deviò frapponendosi.
"Vi sono debitrice Sharuku" disse lei in un filo di voce rotta per la corsa e rivolse un sorriso all'amica. La sua voce era di estremo conforto.
Vide la cetra e cadde in scivolata, raccogliendola.
Quando alzò lo sguardo, però, rimase atterrita. La lama di uno spadone le passò vicino al viso, squartando una fata troppo vicina, di cui lei non si era accorta nella foga di riprendere ciò che era suo.
La gatta si mise a soffiare e a graffiare il terreno, pronta a difenderla.
Quella spada era brandita da un uomo, in guerriero. Quello la guardò, ma non disse nulla nè espresse i suoi pensieri con dei movimenti del viso. A tentoni si allontanò dalla spada, mantenendo lo sguardo fisso sul guerriero, il quale iniziò a preparare il prossimo colpo. Sarebbe stata in sua completa balia se fosse stato ostile, ma con sua grande sollievo il bardo si avvide che non lo era.
Il colpo preparato serviva per le witch. Synfoniae, rassicurata, si alzò di nuovo in piedi ed imbracciò l'arma.
Analizzò la situazione.
Il guerriero aveva bisogno di cure, e si vedeva del sangue sgorgare dalla sua armatura. Lei allora pizzicò la corda della luce, che in una sola nota diede sollievo alle ferite dei suoi compagni. Lo spadone si fermò di nuovo, dopo aver colpito una nemica, e il volto del guerriero si girò verso l'elfa. Lei gli sorrise e di nuovo sfiorò la corda della luce e le ferite smisero di dolere del tutto. Non c'era stupore nel volto del guerriero, non c'era alcun sentimento. La stava solamente guardando e lei annuì in risposta di una domanda che non era stata fattale.
Sharuku continuava con pugni e manate ad allontanare e schiacciare le fate, con l'aiuto dell'altra elfa. Il kindred era comeindemoniato e non risparmiava nessuna witch sul suo cammino.
Sahoni era ancora avvolto dalla sua aura protettiva, e proprio quell'ispirazione lei cercava.
Attraversò di nuovo il campo di battaglia, per raggiungere il mago e quando rientrò nello scudo azzurro, si sentì pronta.
Intonò un canto, un canto di note incalzanti e accattivanti. Lei parlava con la sua musica, con le corde dell'acqua e le provocava chedendo se sarebbero mai state capaci di formare una barriera difensiva più forte di quella del mago.
E la musica, così provocata, si materializzava e si dava sostanza dapprima in una fioca luce bluastra, poi sempre più forte, finchè uno scudo di luce del colore del cielo terso, non si definì davanti ad ognuno dei compagni.
Ogni scudo seguiva la battaglia e assorbiva parte dei colpi delle witch, sempre meno numerose.
Soddisfatta della sua opera, si lasciò distrarre da alcuni suoni provenienti dalle sue spalle. Il kindred stava spaccando la testa di una fata contro la parete di roccia, con un'efferatezza inaudita.
Si avvide che la witch da nemica era diventata una preda, e Karayuma come trascinata da quella bestialità, si avventò sul cadavere di una fata lasciata dal kindred.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeGio Dic 01, 2011 2:34 pm

"Sempre peggio, sempre peggio!" pensava Sharuku, mentre con una grandissima fatica cercava di afferrare quelle fatine impazzite.
Erano veramente velocissime, difficili da centrare da una creatura tanto lenta come lo stoneman. Ma Sharuku ci riusciva abbastanza, le stritolava tra le mani o le lanciava violentemente contro il pavimento o le pareti della grotta. Non era però abile quanto il Kindred, che sembrava posseduto da un demone... se stesso. Troppa bestialità possedeva il kindred, era possibile concedere ancora fiducia? Almeno finchè non attaccava il gruppo si poteva sopportare.
Un altro discorso era da fare per il guerriero. Privo di qualunque espressione, non parlava ed era un po troppo agitato... quello spadone prima o poi avrebbe ucciso uno di loro. Quasi non uccideva Synfoniae! Non poteva sopportarlo.

"Guerriero, ATTENTO! Non vorrai causare uno spiacevole incidente, vero?" Disse Sharuku. Era adirato dalla scarsa attenzione del guerriero. Era ovvio che sapesse combattere con una ottima precisione, ma bisogna essere sempre attenti e prudenti!
"Speriamo non sia pazzo... riconosco quei tagli, quelle abrasioni... quello strano congegno sulla sua faccia... E' UN SECUTOR! Che sia scappato da un manicomio o da una prigione, sempre pazzo sarà!"

Il secutor, strumento di tortura per ribelli e criminali, anche se spesso usato su semplici schiavi o malati di mente. Ma può un semplice schiavo essere cosi bravo nel combattimento? Sharuku non lo credeva affatto e ogni tanto, dopo un pugno qui e una botta di mano la, guardava lo strano guerriero.

"E se fosse un criminale? Un ladro o un assassino? Certamente un ladro non ha bisogno di tanta forza, solo agilità! Un assassino invece deve essere preciso per uccidere in fretta e avere forza per maneggiare le armi... Ma lui sembra averle entrambe..."

All'improvviso gli fischiò l'orecchio sinistro, come quando una freccia passa ad alta velocità a pochi millimetri dal tuo corpo, era il guerriero con la sua lama.

"Ma che fai?? Non ci vedi??" Urlò irritato al guerriero che, come se nulla fosse, si girò e andò da altre fatine. Sharuku distratto mentre pensava, non si era accorto di una fatina proprio dietro la sua testa. "Devo concentrarmi!"

Il guerriero in fondo si dava da fare. Tutti si aiutavano tra schizzi di sangue, magie, canti e melodie elfiche. La caverna era diventata da luogo di sacro silenzio a osteria al cui interno c'era una scazzottata in corso. Chi se non l'oste armato di fucile poteva fermare quella rissa sanguinosa?
La gattina di Synfoniae, che finora aveva dato la caccia alle fatine come agli uccellini di un giardino, aveva dato un grosso aiuto... chi se lo poteva immaginare? Ma ora era ferma e dritta sulle zampe. Percepiva il pericolo... Synfoniae la guardò e si precipitò immediatamente da lei, accompagnata dal mago e la sua aura protettiva. Tutti per un attimo si girarono a guardare. Poi non ci fu piu tempo, Synfoniae disse di tenersi pronti.
La caverna subito dopo incominciò a tremare, era abbastanza solida però da non crollare. Tutto vibrava e tremava, le fatine rimaste guardavano stupefatte ed ora erano facili da acchiappare. Nessuno fece caso al tremore. Si radunarono per istinto tutti al centro della caverna. Le fatine rimaste accerchiarono il gruppo e furono subito tramortite dai canti delle due elfe. Tutti protetti dall'enorme aura del mago, fecero il proprio meglio. Sharuku con una lastra di pietra spinse le fatine contro la parete e il Kindred con due balzi le squarciò tutte. La gioia del pericolo cessato non durò nemmeno due secondi, la caverna continuava a tremare. Quale era la causa? Qualunque fosse, era in movimento. Le vibrazioni aumentavano di intensità, ormai la caverna non sembrava piu stabile, sassolini e pietruzze si staccavano dalle pareti e cadevano giu. Il mago disse che l'aura non poteva essere mantenuta ancora per molto, dovevano uscire tutti subito.
Detto fatto, il gruppo si diresse verso l'uscita. Fino all'ultimo membro abbandonarono la caverna e guardando fuori tutti si accorsero della grande confusione.

"Gli amici della foresta!!!" Dissero tutti, o meglio, quasi tutti contemporaneamente. Erano impazziti, marciavano a gran ritmo attorno a un enorme albero camminante. Era anch'esso un amico della foresta, ma era mostruosamente piu grande di loro ed era lui la causa del terremoto.

(spero che vada bene e di non aver infranto nessuna regola o fatto qualcosa che non andava fatto u.u)
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeVen Dic 02, 2011 8:29 pm


Tutta la radura era impazzita, i corpi delle Gloomy witch erano disseminati come bambole spezzate intorno al gruppo di avventurieri che quasi spalla a spalla affrontavano le rimanenti Witch con le loro forze. Il Secutor menava colpi caricati fin dietro le spalle, lo spadone a due mani compiva archi larghi e fatali qualora incontrasse nel suo cammino una witch. E dove non veniva tagliata in due pezzi, la sola forza del colpo era capace a spedire indietro l'esile creatura. Il mago rimase quasi meravigliato dalla padronanza del guerriero. Lo vide spostarsi di lato ad un affondo di una witch, lasciando che la dura corazza deflettesse la lama, usando l'inerzia dello spostamento caricare un fendente. Nello stesso muovimento incluse un colpo di pomello sul volto della seconda witch che, con un udilissimo suono di ossa fratturate, arretrò di un paio di passi. La terza witch non fu così fortunata, il colpo caricato del guerriero calò all'improvviso. Questa ebbe appena il tempo di accorgersi della portata dell'arma e cercò di evitarla. Fu troppo lenta. Il colpo la prese alla spalla destra, squartandola quasi di netto tutto il fianco. In un attimo le ali della witch persero la loro brillantezza e si accasciò al suolo, morta ancora prima di toccare il terreno. La prima witch ebbe il tempo solo di mirare sul guerriero, ma egli si era già spostato e, girando la presa sull'arma, colpì la seconda witch mentre ancora si stava riprendendo dal colpo sul volto. Fu una fine misericordiosa quella donatale dall'umano.
Una witch passò davanti al mago, scagliata a tutta velocità dallo Stoneman. Dove il guerriero era un'essenza di disciplina e precisione, il corpo una macchina raffinata da lunghi allenamenti, il protector andava di sola potenza. Il Mago non aveva mai visto uno stoneman danzare, perchè questa era la scioltezza nei muovimenti del popolo di pietra. Una montagna che si spostava, quasi incurante dei colpi inferti dalle witch intorno. Usava entrambe le mani come enormi martelli. L'unica differenza era la lentezza, ma anche l'imminente morte di chi non fosse riuscito a spostarsi in tempo. Quelle braccia e quelle mani raggiungevano ben oltre di quanto si fosse aspettato più di un avversario, e tale stoltezza veniva pagata a caro prezzo. Una witch fu presa nella mano destra dello stoneman, il suo cranio spappolato mentre questi tirava un pugno grande quanto la witch stessa su un'altra li vicino. Se fosse stata presa da un muro crollatole addosso, avrebbe potuto sopravvivere. Non ebbe questa fortuna, il pugno dello stoneman la spedì all'altro mondo così in fretta che non se ne accorse neppure, e forse anche anche lì ne avrebbe subito i postumi.
Il Kindred non sembrava avere nè arte, nè disciplina; ma dove gli mancava l'esperienza era la passione a donargli eloquenti metodi di morte. Combatteva come una bestia selvaggia, lanciandosi addosso alle Gloomy Witch e lordandosi del loro sangue. Al mago venne in mente un furetto, tanta la ferocia che balzava di witch in witch, atterrando prima su una azzannandone la giugulare prima di balzare alla sventurata successiva. Una nuvola di icore e sangue, dove poche volte alternava i balzi a veri e propri massacri nei quali si fermava ad infierire sui cadaveri e spezzandoli come bambole di pezza. Forse non egualmente efficace nel ridurre il numero delle creature, ma esse cercarono in tutti i modi di evitare il vampiro, spesso finendo tra le mani dello stoneman o uccise dal guerriero. Ad ogni modo una morte meno terrificante.


I tre erano formidabili a modo loro, ma le witch erano tante, troppe. Presto o tardi, per fortuna o per bravura, riuscivano a trovare un buco nelle difese dei tre, ferendoli. L'armatura del guerriero era forata in diversi punti dai quali uscivano rivoli di sangue mescolato con quello delle witch. Lo stoneman mostrava segni di crepe e di affaticamento, una colonna di determinazione inossidabile, ma il corpo non sempre riesce a stare alla volontà. Il kindred era difficile da giudicare, non si riusciva a distinguere il sangue suo da quello delle witch, ed ogni volta che una di quelle creature riusciva a colpirlo era come irritare un nido di vespe: la sventurata finiva a letteralmente a coriandoli.

Sarebbero già caduti tutti, se i due bardi non fossero stati presenti. Synfoniae suonava la cetra proteggendo i presenti. La magia influiva sui colpi delle witch, alterandone il destino. Una pugnalata sul fianco esitò nelle mani della witch, fu solo un secondo, ma fu sufficente a perdere il momento. Il colpo non colpì lo spazio nell'armatura del guerriero. L'altro bardo invece usava la propria voce per stordire ed impicciare i nemici. Il suono della cetra si alternava al canto, alcune ferite riuscivano ad avere abbastanza tempo per smettere di sanguinare, così influenzate dalla magia.

Alcune witch lanciavano i loro incantesimi sul gruppo, tenendosi ben distanti dai loro colpi dei tre difensori. Una di queste venne investita da un'ondata di fuoco esplosa dal terreno. Il grido di dolore fu l'unica testimonianza della morte mentre il mago abbassava le braccia per concentrarsi sulla prossima witch. Ad ogni incantesimo il gruppo arretrava di qualche passo e dove una creatura riusciva a passare i tre per dirigersi addosso al mago o ai bardi, una creatura evanescente appariva dal nulla e le toglieva la vita in un turbinio di artigli così veloce che il Mago non riusciva a seguirne gli spostamenti.


Alle Gloomy Witch, questo combattimento stava costando caro. Ogni ferita su gruppo costava vite dalle loro schiere. Alcune, appena avuta l'opportunità, cercarono di fuggire, il tremore del terreno le mandò in confusione. Molti furono gli sguardi prima lanciati verso il protector, non solo dalle Witch, ma anche dai compagni, ma il tremore aveva una cadenza regolare. Si fermarono tutti, cercando l'origine di quel tremore. Sahoni dovette sforzarsi per tenere lo scudo ancora attivo, ma questo stava richiedendo molto al proprio corpo. Con uno sguardo d'intesa cercarono di aprirsi una strada da quel posto, le Witch reagirono lentamente da questa inaspetta manovra dal gruppo.
Fu proprio quando lo scudo cessò di esistere che uscirono da li, erano feriti e stanchi, il kindred assieme al Secutor davanti, lo stoneman alle loro spalle per proteggerli dalle Witch ancora alle loro spalle. Sahoni ebbe il tempo di guardarsi alle spalle prima di urtare il guerriero che si era fermato all'improvviso. Davanti a loro degli "amici della Foresta" in assetto da battaglia. Erano solo tre ed il quarto era alto almeno il doppio degli altri con rami lunghi che finivano in artigli lignei. Le witch fuggirono a quella vista. La loro Anziana li aveva risvegliati e posti a difesa della caverna, ma con la sua morte tale incanto era lentamente svanito, lasciando solo la follia data dall'impotenza di ribellarsi ad un ordine mentale. In questa follia non era possibile distinguere amico da nemico. Il Venerando emise un suono simile al rombo del tuono mentre aprima la bocca priva di denti in un urlo di sfida sul gruppo.
Sahoni si sentì impallidire. Non aveva le forze per affrontarne uno di quella portata, figurarsi averne quattro davanti. Deglutì e si umettò le labbra. Doveva avere fiducia nei suoi compagni. Lanciò uno sguardo al bardo, mostrando la propria risolutezza per lo scontro. Era pronto....

- Ma porco Morin.. questa me la paghi oro... - borbottò a sè stesso giurando vendetta.

(ecco a voi ragazzi, cominciamo questo combattimento?.... ditemi se ci sono errori.. non l'ho riletto. ^^. )

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeDom Dic 11, 2011 2:35 pm


Magia vibrante, oscura, malvagia.
Gloomy Forest ne era avvolta, un invisibile guanto che permeava una intera area e che quasi soffocava gli individui piu' sensibili.
Giungeva come un'onda, nera e implacabile, capace di mozzare il fiato e destabilizzare: questa fu la sensazione di Ivithia, pochi istanti dopo essere entrata nella bolla di magia creata dalle Gloomy Witch.
Si senti' mancare e per poco non cadde dalla cavalcatura. Tenne strette le briglie, tirandole a se con forza per fermare Bjorn, l'orso che aveva scelto come compagno di avventure. Annuso' l'aria, che pulsava di malvagita' e inganno, richiamo' a se la benevolenza divina chiedendo forza per l'occulto pericolo che incombeva non visto, trasse un profondo respiro e si mise in ascolto.
La foresta taceva, il vento spirava leggero tra le fronde e nulla, tranne quel sentore magico che artigliava la pelle della sacerdotessa, sembrava minacciare alcun essere, umano o fatato.
Piccoli occhi, pero', osservavano il comportamento della sacerdotessa, la quale fu destata dalla trance quando un ruggito antico la raggiunse.
Era il segnale che attendeva: qualcuno necessitava della sua arte.
Con un incantesimo richiamo' il suo selarion da combattimento, quindi con un colpo di briglie indico' la strada alla cavalcatura, invitandola a galoppare quanto piu' poteva.
Il panorama scorreva veloce, la sensazione di minaccia si ingigantiva ad ogni metro percorso e quei piccoli occhi cattivi ora erano diventati una certezza.
Liane semoventi cercarono di arrestare il suo cammino, cosi' come qualche coraggiosa, e solitaria, Gloom Witch. Ma la sacerdotessa era determinata e motivata dal compito che le era stato assegnato fin dalla nascita, ed era certa che li, da qualche parte, un viandante solitario era in attesa delle sue cure. Non sospettava che, invece, ci fosse un intero gruppo di persone ad attenderla.

Quando raggiunse la radura dello scontro, l'angoscia quasi la pervase: non una, ma piu' persone da proteggere. E tra quelle qualche viso conosciuto.
La sacerdotessa non esito' neanche per un istante, smonto' dalla cavalcatura che come per incanto svani' dall'occhio dei presenti, trasse dalla borsa una fialetta multicolore che ebbe giusto il tempo di trangugiare velocemente, prima di far partire le cure necessarie a ristabilire il gruppo: un'aura multicolore simile all'aurora boreale si sollevo' dal terreno permeando il gruppo di persone.
Ogni ferita fu risanata, le forze tornarono a chi aveva perso vigore nella battaglia precedente. Ora la sacerdotessa poteva regalare ad ognuno di loro, poco per volta, parte dei doni che gli Dei le avevano concesso: una resistenza maggiore, sufficiente per fronteggiare il nemico, ed una sorta di scudo magico che aumentava le difese dagli attacchi.
La sacerdotessa non sembrava affatto consumata dall'eccessivo uso di essenza, anzi le basto' osservare il gruppo per dichiararsi pronta alla difesa.
Il tutto, senza dire una sola parola.



[che vi serve un prete? XD]


Ultima modifica di Skjoldis il Dom Dic 11, 2011 3:14 pm - modificato 3 volte.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeDom Dic 11, 2011 3:10 pm

Il richiamo del sangue, il sapore ferroso di quella linfa che scivola sul viso come lacrime rosse.

Quando vide che la battaglia con le witch era ormai giunta al termine, ruotò lo sguardo inespressivo verso l'uomo di pietra che sembrava urlargli qualcosa. Era la prima volta che ne vedeva uno...montagne con il dono della parola e sembianze umane. Guardò uno per uno i commilitoni improvvisati di quella strana battaglia e per caso incrociò lo sguardo dell'elfa che sembrava aver curato per magia ogni ferita.

Inspirava profondamente mentre vedeva le ultime witch abbattute. Nessuno combatteva come faceva lui. Ognuno a proprio modo era abbastanza potente da sopravvivere ad uno scontro con qualsiasi mercenario mandato dalle prigioni di Freedom Harbor. Quando vide il gruppo uscire di tutta fretta da quell'anfratto si sbrigò a farlo a sua volta, ma giunto all'esterno...l'orrore lo attendeva di nuovo.

Vide delle piante muoversi come se animate da qualche demone, corteccia e foglie plasmarsi in spiriti da battaglia. Fece appena in tempo a sguainare di nuovo lo spadone che al primo passo il piede destro fu bloccato in una stretta morsa. Fu sollevato di peso per la gambe destra e tirato verso quegli alberi viventi..vide sfilare la terra sulla propria testa e percepì il respiro del vento. Non vi era nulla se non la consapevolezza di ciò che doveva fare. L'armatura lo impacciava nei movimenti e il peso dell'acciaio gli comprimeva i polmoni...ma proprio quella corazza evitò che uno dei rami appuntiti trapassasse lo sterno in profondità. Emise un gemito di dolore e serrò i denti, puntò la spada verso i propri piedi, ma il braccio sinistro fu imbrigliato da una nuova liana e bloccato. Cercò di dimenarsi ma ad ogni movimento le spire di legno si serravano sempre di più. Era bloccato con il solo braccio destro a sollevare la pesante spada...sarebbe stato molto più semplice amputare la propria gamba che tagliare una delle liane in quella posizione, per qualche istante elaborò la possibilità di tagliare la propria carne, come un lupo finito in una tagliola.

Piegò il busto sospeso a mezz'aria ruotandolo verso destra...un dolore lancinante alla spalla sinistra gli ricordò la fragilità dei legamenti sotto certe pressioni. Con la spalla slogata riuscì a completare la torsione e ad allungare i denti del proprio spadone verso la liana che gli bloccava il piede...l'acciao morse la corteccia che si sfibrò lasciando cadere il guerriero a terra.

Riverso sulla schiena notò il resto del gruppo...eterogeneo e strano. Respirava lentamente incurante del dolore alla spalla...quando una radice lo colpì sull'elmo.

Era buio e non sentiva nulla nemmeno il battito del proprio cuore. Non aveva paura ma quel fischio rendeva l'aria ovattata e priva di atmosfera. Era stato divorato dall'oscurità, l'ombra di quel demone che lo teneva in catene dalla tenera età.

Provò a rimettersi in piedi facendo leva sullo spadone...riuscì ad inforcarlo sotto al braccio destro per issarsi restando in piedi come uno scoglio che affronta l'ultima onda di un mare in tempesta. Quell'armatura stagliata contro le piante viventi non era più riempita da un uomo...ma da un animale ferito. Non vi era grazia, nè gloria nelle sue movenze mentre avanzava verso l'oblio, ardore e fierezza bruciavano come un fuoco che non può far altro che ardere fino all'ultima scintilla.
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IlMalkaviano

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeMer Dic 14, 2011 11:04 am

ormai la furia sangunaria scorreva potente nel non morto,ma in qualche modo con essa era riuscito a ragiungere un compromesso,il suo scopo era la sopravvivenza e per raggiungerla doveva distruggere ogni minaccia,rappresentata dalle fate,e per ucciderle meglio doveva aiutare i suoi compagni,in questo modo nonostante tutto riuscì a mantenere quel minimo di raziocinio necessario a distinguere gli amici dai nemici.
La mente del vampiro era in parte annebbiata e non poteva seguire prefettamente le azioni degli altri,ma ogni tanto lo stoneman o uno dei due musicanti con le loro melodie ammaliatrici costringevano le fate a venire verso di lui e questo gli bastava per avventarsi su di loro e ridurle a brandelli,per un attimo si ridestò dalla furia quando sentì lo stoneman urlare contro il nuovo arrivato,il guerriero,perchè non si curava degli altri e con un colpo di spada oltre che tagliare in due una delle fate rischiava anche di ferire uno dei bardi,ma è solo un attimo,la battaglia continuò con la stessa furia di prima finchè ad un certo punto,proprio sul punto di vincere si sentirono delle scosse di terremoto e il mago urlò a tutto il gruppo di abbandonare la caverna,la ragione nel kindred prese di nuovo il sopravvento e insieme agli altri tentò una azione di sfondamento per fuggire dalla caverna,l'azione ebbe successo poterono tirare un sospiro di sollievo,ma durò poco perchè scoprirono l'origine dei tremori che hanno fatto tremare la caverna,un gruppetto di quattro alberi dalle forme umanoidi si erano posizionati all'entrata della caverna,il loro capo era alto e grosso almeno il doppio dei suoi compagni e ringhiava verso il vampiro e i suoi compagni carico di rabbia,la lucidità e la ragione era tornata nel kindred così come anche la voce di Eric dentro la sua testa

(Eric)"riesco ancora a sentirli anche se sono deboli,sono appena percettibili i residui di magia,ma posso affermare che è stata la fata anziana a risvegliare questi esseri,e ora che è morta l'ncantesimo che li controllava è svanito e in loro c'è solo rabbia cieca"

volge lo sguardo verso il gruppo e si accorse che sono provati e feriti dalla battaglia con le fate e non c'è via di fuga,non potevano farcela stavolta,era troppo anche per loro,l'impulso che prova il kindred è di fuggire,cercare di salvare almeno se stesso,quando sente una sorta di scintilla accendersi dentro di lui,una scintilla accesa dall'altruismo e dalla disperazione,non poteva abbandonarli così,anche se qualcuno ha avuto dei dubbi sulla sua affidabilità,è stato accolto tra di loro ben sapendo quale sia la sua natura,ciò era importante per lui,aveva un debito di riconoscenza,improvvisamente la voce del cavaliere indomito tuona da dentro la sua mente

(Sir RIchard)"mai arrendersi!E' quando non hai più nulla da perdere che il foco della speranza ti permette di compier gesta che verranno cantate per sempre!"

con l'eco di quelle parole nella sua testa si avventa verso i mostri insieme al guerriero,costui viene afferrato e avvolto da una delle radici di quegli esseri,ma lui riuscì a liberarsi e cadde verso il suolo come una bambola di pezza,ciò gli fa perdere la ragione e quando si rialza carica quegli strani esseri a testa bassa.
il vampiro e il guerriero combattono disperatamente con le creature al meglio delle loro possibilità tagliando i rami che tentano di avvolgerli o di trapassare i loro corpi come delle lancie,ma era solo questione di tempo e sarebbero caduti tutti,uno dopo l'altro,improvvisamente il non morto nota con la coda dell'occhio una donna avvolta da una lunga tunica da cui partiva un aura multicolore che li avvolse tutti,erano completamente ristabiliti e non solo,in qualche modo erano anche più forti,il non morto non poteva avvertire la fatica ma capiva che mentre i suoi colpi erano fiacchi e deboli prima,ora sono più efficaci e poderosi e ciò costrinse le creature ad un attimo di esitazione e ad indietreggiare,ciò gli diede tempo per riflettere

(Eric)"non possiamo permetterci uno scontro a lungo termine con questi esseri,dobbiamo terminare in fretta questa lotta,il fuoco è ciò di cui abbiamo bisogno,la sola cosa che di sicuro può distruggerli"

si volse verso il mago e lo vide chiudere gli occhi e concentrarsi mentre veniva avvolto da una leggere aura,il vampiro non poteva fare altro che sperare che avesse avuto la sua stessa idea,nel frattempo era pronto a scansarsi e lasciare al mago la possibilità di colpire in pieno o suoi bersagli.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeGio Dic 15, 2011 7:25 am

Uscita dalla grotta si fermò di colpo come tutti gli altri ma per diverso motivo.
I suoi occhi non erano colmi di paura ma di immenso stupore per la meravigliosa visione: un Venerando delle leggende era venuto in loro aiuto.
Era esattamente come l'Anziano Alain le aveva raccontato da piccola: come un amico della foresta, ma grande il doppio; foglie e corteccia dorati; regale.
Nella Grande Battaglia a centinaia si erano ridestati per aiutare la sua gente a sconfiggere il nemico e a riconquistare la propria terra.
In un lampo sentì le grida della battaglia e i suoi occhi videro qualcosa che nessun elfo così giovane avrebbe mai potuto vedere.
Un mago nemico si girò a guardarla e nei suoi occhi potè vedere decisione ma poco importava quale nobile sentimento animasse il singolo: quella terra sarebbe tornata ai legittimi proprietari.
Quegli occhi però, li aveva già visti…da qualche parte.
La creatura immensa ad uno ad uno colpiva i suoi nemici, i rami usati come arma che sfrecciavano in ogni dove con pesante maestosità. Le foglie erano taglienti come lame e ben presto il primo nemico venne abbattuto, un guerriero steso a terra ma ancora non si arrendeva.
"Arrenditi, stolto! Non hai scampo.", così avrebbe voluto gridare ma l'euforia della battaglia passata l'aveva del tutto investita e comunque avvisare il nemico non avrebbe auto davvero senso.
Ed ecco nel guerriero delle leggende ridestarsi la forza antica della belva, proprio come se l’era immaginato. Solo i guerrieri più forti potevano avere tale privilegio e ardore in se stessi da potersi fondere con un animale.
Karayuma si portò subito al suo fianco, sentendo l’odore familiare e insieme nuovo della fiera.
Era però lo stesso guerriero nemico di prima…come poteva essere contro il Venerando?
Inoltre, quello sembrava proprio un protector. Nessun umano poteva avere quella stazza...anche lui contro il Venerando.
Pian piano si avvide che erano i suoi compagni ad essere attaccati, che la creatura non li stava difendendo affatto e che non stava rivivendo le antiche gesta dei padri.
Si avvide di tutto troppo tardi e un fragoroso fendente la investì in pieno, trascinando il suo corpo per qualche metro.
Non poteva essere vero.
La sua scivolata venne fermata dall’altare di pietra fuori dalla grotta ma quasi non sentì il dolore alla schiena poiché una luce arcobaleno le diede nuova forza.
Si girò carponi e pose le mani sulla fredda roccia dell’altare, per rimettersi in piedi.
Le sue dita affusolate e sottili incontrarono allora dei rilievi sulla pietra che non aveva notato alla prima ispezione.
Distrattamente passò la mano su di un lato dell’altare e scoprì le incisioni sepolte dalla foresta e dalla polvere del tempo: parlavano chiaramente della sua stirpe, essendo le figure stilizzate caratterizzate da due coni appuntiti all’estremità della testa. Il braccio destro di tutti era deforme e allungato fino a toccare la spalla opposta.
I rumori della battaglia la richiamarono al suo dovere e con un solo tocco dell’arpa, una luce calda pervase i compagni, mentre dal cielo cadevano foglie dorate.
Furono quelle foglie a farle ricordare che tutto quello che stava vedendo non era possibile….eppure quello era il guerriero della grotta, non certo un guerriero elfico e quello era sicuramente un Venerando.

“Non devi temere la foresta, piccola.”
Non lo stava nemmeno ascoltando, la mano le doleva moltissimo per il graffio ricevuto.
“In passato si è sempre schierata con noi, non ha mai tradito il patto e mai lo farà.”
Aveva gli occhi lucidi per il dolore ma non voleva piangere davanti al suo felino nemico dagli occhi infuocati.
L’Anziano Alain le prese il piccolo polso e passandoci la mano sopra, curò le sue ferite.
Appena il sangue scomparse e la mano tornò senza un segno, si sentì subito rincuorata e smise di singhiozzare.
“Alcune creature non sanno che tu sei loro amica ma questo non vuol dire che non lo puoi diventare…” e l’elfo si alzò con leggiadria davanti al piccolo felino.
“E’ come un saluto, solo più intenso e significativo per la nostra razza.”
L’Anziano aprì il palmo della mano destra e con essa lentamente descrisse un semicerchio sopra la testa che partiva dalla spalla sinistra e terminava dalla parte opposta, accompagnando il gesto con un grazioso inchino.
La mano sinistra era stata tenuta aperta sul petto.
“La mano destra è la mano dell’arma, per questo viene mostrata ben disarmata in semicerchio. La mano sinistra è la mano della difesa, che viene tenuta aperta sul petto, segno che il tuo cuore è pronto al dialogo.”
Diede una spinta alla piccola elfa che si avvicinò di un passo al nemico che soffiò contro di lei e inarcò la schiena con il pelo irto.
La piccola si girò di nuovo verso l’Anziano ma quello le sorrise e le annuì spronandola a tentare, allora inspirò profondamente posando con estrema cautela l’arpa ai suoi piedi.
Compì con naturalezza il gesto appena insegnatole e quando terminò l’inchino, si fermò ad osservare in quella posizione.
Lo sguardo feroce del gatto selvatico si era spento lasciando il posto alla curiosità tipica dei cuccioli e si avvicinò all’arpa, annusandola.
Synfoniae, lentamente e con mano tremante, si accovacciò e stese la mano.
Il gatto con circospezione si avvicinò a quella e si lasciò accarezzare la testa.
La piccola elfa godette di quella morbida sensazione e si girò verso l’elfo, piena di gioia.
“Molto bene” le disse “e ricorda: non devi temere la foresta. Il patto non verrà mai tradito.”


Solo in quel momento aveva capito che quel gesto altri non era che la benedizione che tutti gli elfi invocano prima della battaglia.
Malgrado questa nuova consapevolezza, un’altra si faceva strada nella sua mente: non avrebbe di certo riportato alla ragione il Venerando facendogli un grazioso inchino!
D’altro canto non poteva nemmeno permettere che i suoi compagni venissero abbattuti, o viceversa che la creatura venisse uccisa.
Le mancava qualcosa…
Iniziò a togliere compulsivamente la polvere e le sterpaglie dall’altare di modo da poter vedere per intero le incisioni.
Due lati corti, due lunghi e su tutti c’era sempre il solito disegno: due elfi, uno più grande e uno più piccolo, con il braccio deformato e una mezzaluna sulle loro teste.
Uno solo dei lati lunghi era vuoto ad eccezione di una nicchia scavata nell’altare. In fondo alla nicchia stava quella che doveva essere stata una ciotola cerimoniale, di cui ormai rimaneva solo il fondo e qualche pezzo soffocato dalla vegetazione.
L’altra elfa non aveva mai smesso di cantare e poteva leggere nei suoi occhi un terrore solo superato dalla voglia di sopravvivere. Improvvisamente quella ricambiò il suo sguardo e quando Synfoniae appoggiò il fondo della coppa sulla sommità concava dell’altare, si avvicinò anche lei ad esso.
Le rivolse uno sguardo inquisitorio e stupito.
“Non so nemmeno io che cosa sto facendo…ma comunque vada, perderemo.”
Le parole del bardo erano solo un sussurro confuso, di sfondo al fragore della battaglia.
L’elfa dai capelli corvini la guardò incredula, benché condividesse con lei quel sentimento di appartenenza alle creature della foresta e di impotenza.
Guardò poi i cocci del contenitore di pietra ora posizionato sull’altare e il suo sguardo si illuminò.
“Intendi compiere un antico rituale elfico?!”
I morbidi ricci chiari si scossero in una negazione, poi in un assenso e l’interlocutrice sgranò gli occhi.
Era chiaro che non sapesse nulla di quello che stava facendo, eppure lo voleva fare…e le credette.
“Ti aiuto io…hai guardato queste incisioni?”
Gli occhi del bardo divennero lucidi e un sorriso si dipinse sul suo volto mentre annuiva, stavolta, con sicurezza.
“Questa con il braccio lungo è la benedizione degli elfi, sono due elfi, ma su tutti i lati c’è sempre la stessa cosa. Questa doveva essere la mezzaluna.” spiegò, indicando i cocci della ciotola.
L’elfa ascoltava con attenzione ma improvvisamente pulì la sommità del lato dell’altare: ancora sopra la mezzaluna comparve un altro simbolo.
Era diverso per ognuno dei tre lati e rappresentava rispettivamente tre elementi: l’aria, l’acqua e la luce.
Un sorriso meravigliato e compiaciuto apparve sulle labbra di entrambe mentre velocemente prendevano posizione, seguendo le figure.
“Ma…che cosa stiamo facendo?!” l’una avrebbe voluto chiedere all’altra, mentre Synfoniae posava la cetra accanto all’altare.
Appena lo strumento raggiunse terra, sentì un richiamo irresistibile alla battaglia. Dopotutto che importava se un dannato Venerando fosse morto? Era stato lui ad attaccare e aveva messo in pericolo altre vite.
Un pensiero da umano, osservò e scosse la testa come per scacciarlo e rimproverarsi nello stesso momento.
Con gesto abitudinario, davanti ad uno dei lati dell’altare, le due mani destre descrissero un semicerchio sulla testa mentre le loro voci si univano nell’invocazione alla Dea dell’Aria, la prima. Un turbinio di foglie, sterpaglie e cocci si alzò dal terreno e una palla d’aria si formò sull’altare, ricomponendo la coppa e tenendola compatta a mezz’aria.
Le due elfe ebbero un sussulto per il prodigio appena accaduto, ma per qualche strana ragione non avevano mai pensato che nulla sarebbe avvenuto.
Si spostarono verso il lato dell’Acqua e dai piedi dell’altare veloci onde sorsero riempiendo la ciotola di liquido trasparente e cristallino.
Quando invocarono la Dea della Luce un bagliore abbracciò l’altare per poi concentrarsi sul contenitore posto sulla sommità e rivestirlo completamente.
I cocci rimasero adesi l’uno all’altro quando la ciotola prese di nuovo la sua posizione nella concavità della pietra.
Tutto ciò aveva dell’incredibile e Synfoniae prese il frutto del rituale tra le mani: era vibrante di energia.
Visto che il bardo sembrava come incantato ed effettivamente anche lei faceva fatica a distogliere lo sguardo, l’elfa dai capelli scuri cercò di farle tornare entrambe alla realtà e disse concitata :“Va bene, va bene, ma che facciamo?”
Il bardo strinse la coppa al petto e inspirò profondamente.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeSab Dic 17, 2011 5:26 pm

L'uscita dall'antro delle Witch fu un sollievo per il Mago, non sapeva quanto sarebbe riuscito a resistere. La veste ormai uno straccio non aveva più simboli di protezione, non aveva pozioni con cui calmare le emozioni e trovare chiarezza nella mente ed il fisico era già stato abbastanza provato. Strinse i denti, il gruppo contava su di lui, non potendosi fidare del Kindred. Quando poteva lanciava sguardi in direzione del Bardo. Si era ripresa abbastanza bene, ma anche per lei non doveva essere stata una passeggiata. La Witch doveva averla ferita profondamente con quell'incanto. Vedendola pronta ed energica quasi sorrise riconoscendo la propria debolezza ed inferiorità. Scosse la testa, non avrebbe rischiato nuovamente di risvegliare a piena potenza la Magia, il rischio sarebbe stato troppo grande.

Il Venerando Guardiano della Foresta all'uscita dall'antro fu una sorpresa per il Mago, ma anzichè disperarsi l'umano sentì la rabbia crescere. Gli esplose dentro, seguito da uno sbuffo di esasperazione. Quella giornata gli stava richiedendo l'anima come sforzi. Per un breve attimo, non visto da nessuno, i suoi occhi brillarono rossi. Poteva percepire le lusinghe della Magia dentro di lui e buona parte di sè avrebbe accettato di buon grado quella soluzione. Abbandonarsi, forse perdersi, per eliminare la minaccia, qualunque minaccia, che si sarebbe posta da li in poi. Sentì le fiamme crescere dentro di sè, pronte ad essere scatenate, ma il mago semplicemente sospirò.

Non ora... non adesso.. un altro poco... - Si ripeteva, quasi a dover trovare le forze per resistere alla tentazione. Lanciò uno sguardo a Synfoniae, uno sguardo deciso che lei vide, ma in verità lui trasse forza dalla presenza del Bardo. In cuor suo sentiva la rabbia collimare con la disperazione di non avere le forze per affrontare una nuova battaglia. Non si accorse dei pensieri del Bardo verso il Venerando. Non vide il suo volto e la sorpresa nel comprendere che l'Antico era li come nemico. Il Mago osservava tutta la radura davanti l'antro per cercare di comprendere le forze del nemico. Quattro. Strinse i pugni.


Fu proprio allora che percepì il proprio corpo riprendersi, la stanchezza delle membra affievolirsi e la presenza degli Dèi manifestarsi nella radura. Si guardò attorno, prima verso Synfoniae, poi verso Nara, ma entrambe sembravano non aver suonato ancora nulla, fu un lampo di luce bianca che colpì un Uomo Albero alla destra del Mago a fargli comprendere della presenza di un alleato in radura. Con un silenzioso ruggito di dolore, la creatura si volse verso Ivithia con intenzioni omicide. Il loro cervello tarlato non aveva bisogno di molto per comprendere che la Sacerdotessa avrebbe potuto rivelarsi un problema. Era un risorsa nuova, e fresca, per il gruppo e andava eliminata in fretta. Sentì una folata di vento, il Venerando colpì Synfonia facendola cadere sul terreno umido della foresta. Da una parte, il Guerriero ed il Kindred stavano affrontando il Venerando, dall'altra alcuni Uomini Albero stavano convergendo sulla Sacerdotessa, e l'ultimo ancora si stavano avvicinando per accerchiare il gruppo e completare l'opera sui Bardi. Sentì le orecchie scaldarsi fino alla punta, tale la rabbia che provava dentro.

- Sharuku! - Chiamò a gran voce lo Stoneman indicandogli la Sacerdotessa in prossima difficoltà. Intanto concentrò la propria forza nella mano dominante fino a sentire il calore al suo interno. Fu un gesto rapido quello del rilascio, un una sfera infuocata partì in un battito di ciglia colpendo l'Uomo Albero che si stava direzionando sulle due Elfe. Tale fu la forza del colpo che l'uomo albero indietreggiò di quasi un passo, tutta la corteccia crepitò e prese fuoco. Si potè sentire il legno fischiare risucchiando l'aria dal legno stesso. La creatura si voltò verso l'umano responsabile di tale assalto. Trovò un Mago col sorriso sardonico e colmo di sfida mentre una nuova palla di energia si stava concentrando nella mano. Non ebbe nemmeno il tempo di girarsi che la sfera lo colpì nuovamente. Il Mago continuava a lanciare sfere infuocate verso l'uomo albero. Questi riusciva a malapena avanzare di qualche passo. Sembrava una torcia ambulante, mentre incespicava di qualche passo incerto verso il gruppo. Le fiamme la stavano divorando ad ogni secondo, superando strati di corteccia e legno; l'unico pensiero del guardiano era quello di raggiungere quel maledetto mago e terminare la sua futile esistenza e magari, con questo, eliminare la fonte del suo dolore.
Sahoni sorrise quando notò che ora era il bersaglio dell'Uomo Albero e si concentrò ora a salvare la Sacerdotessa. Poteva sentire il suo sudore scendere dalla fronte, lo sforzo per rimanere concentrato stava divendando insormontabile. Lanciò uno sguardo a Synfoniae, ma sia lei che Nara stavano osservando una pietra freneticamente. Il linguaggio corporeo del Bardo era abbastanza chiaro sull'importanza di quel ritrovamento, decise dunque di fidarsi. Doveva darle tempo... tempo... tempo... ad entrambe.


Piantò l'asta sul terreno, abbastanza vicino alle due Elfe per dar loro la sicurezza di una, seppur minima, barriera di protezione e strinse entrambe le mani davanti a sè. Potè sentire il calore lungo le braccia quando una fiammata uscì dal terreno stesso intorno a Ivithia, colpendo tutti gli Uomini Albero presenti ma senza ferire la donna in alcun modo. Roteò le braccia nel simbolo di un cerchio, unendo le mani alla fine della rotazione. Poi le alzò verso il cielo, e dal nulla cominciarono a cadere scaglie di ghiaccio. Tutto il terreno si congelò per un attimo, rallentando lo spostamento delle creature e dando il tempo sia allo stoneman che alla sacerdotessa di spostarsi e mettersi in posizioni migliori. Le scaglie colpirono ogni Uomo-Albero, conficcandosi nelle loro spesse cortecce.
In tutto questo il mago cominciava a sentire il gusto del sangue nella sua bocca. Lo sputò immediatamente. Non si sarebbe ancora fermato. Non ancora. Strinse entrambe le mani a pugno per poi portarle ai suoi fianchi. Una nuova fiammata si sprigionò dalle sue mani e colpì gli avversari in massa. Una creatura scricchiolò e cadde, arsa.


Il mago invece si inginocchiò sul terreno, ansimando. Sentiva solo il vuoto nella testa. Aveva esaurito le sue forze e gli uomini albero stavano convergendo su di lui. Con un ruggito di rabbia si alzò. I capelli scendevano appiccicati sui lati del volto e del collo. Si strappò la parte superiore della veste, tale il calore che sentiva dentro di sè. Gli occhi brillavano di determinazione e rabbia. Poteva sentire lo stomaco contorcersi dal bisogno di nuova energia, sentiva solo la confusione in testa. Non avrebbe acceso neppure una candela con quella confusione. Ma doveva dare tempo al gruppo. Prese il bastone in mano e caricò il gruppo di Uomini Albero. Li avrebbe allontanati dai Bardi. Corse verso il primo, abbassandosi appena in tempo per evitare un colpo di ramo diretto al volto, usando il momentum della corsa, invece roteò su sè stesso per colpire con la massima forza possibile la creatura. Lo schianto fu così forte che tutto il bastone vibrò e si spezzò, le braccia del mago si intorpidirono dalla vibrazione stessa. Sentì la scarica di dolore percorregli tutta la schiena, facendogli accapponare la pelle. Se ebbe gli stessi effetti sul nemico, Sahoni non lo vide, un altro uomo albero sopraggiunto lo colpi sulla schiena, quasi piegandolo in avanti. Sentì il fiato uscire dal corpo, la vista si riempì di luci e bagliori e la bocca di sangue. Cadde in avanti. Il secondo colpo lo prese sul volto, tanto forte da quasi rimetterlo in piedi, anche se per solo un attimo. Cadde indietro come una bambola di pezza gettata da un bambino stanco di quel giocattolo. Sahoni cadde con lo sguardo rivolto verso il cielo, gli occhi fissi....


(ecco a voi... buona continuazoine. Sharu sta a te proteggere Ivithia.. )
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeLun Dic 19, 2011 1:38 pm

Era interessante vedere quelle enormi creature. La loro intelligenza sicuramente era poca, ma l'organizzazione era eccellente. Appena qualcuno caricava, i tre alberi piu piccoli si schieravano a protezione del loro "capo", e quando dovevano attaccare procedevano uno per volta, usando le loro braccia fatte di rami, come delle letali fruste arboree. Chi mai poteva pensare che un semplice ramo potesse essere cosi devastante? I compagni volavano letteralmente... ed erano veramente troppo veloci da schivare.
Ormai si poteva ben poco, stanchi dalla precedente battaglia. Sharuku era una pietra inutile. Le barde erano stanche, il mago e il guerriero pure, di supporti non ce n'erano. La borsa delle pozioni era rimasta nel cerchio magico...
Provarono mille volte ad avvicinarsi alle bestie, ma nulla. Bisognava attaccare per forza da lontano. Ma solo i bardi e il mago potevano con i loro attacchi...

Poi una luce accecò tutti. Sharuku non ci pensò e anzi, un'idea gli balenò in mente e subito incominciò a cercare freneticamente qualcosa. Pietre e tronchetti d'albero erano favolosi come proiettili. Sharuku incominciò a lanciarne una quantità immensa, ma non era facile mirare. Quei pochi che riuscivano a ricevere una traiettoria giusta, venivano deviati dai rami degli alberi e diventavano pericolosi per il gruppo. Si poteva distrarli però... Il protector lanciava le pietre, e il guerriero gli tranciava le gambe. Poteva funzionare, ma il guerriero era intrappolato nei rovi. Poteva certamente liberarsi da solo, almeno cosi pensava. Piuttosto, come diamine aveva fatto a trovare la forza di lanciare tutte quelle pietre?

"SHARUKU!" Il mago improvvisamente lo chiamò e gli indicò un albero. C'era una sacerdotessa... era stata lei ad aiutare, non poteva che non essere lei...
Stava invocando e pregando, forse, gli dei. Era troppo impegnata per guardarsi attorno, un albero la stava caricando. L'urlo del mago fu decisivo, Sharuku corse verso di lei e si scontrò con l'albero. Era molto piu alto e pesante di lui, ma si bloccò e cadde. Sharuku corse a fare da scudo alla sacerdotessa, un altro albero stava caricando. Era diverso però... aveva un braccio che spruzzava linfa dappertutto... il guerriero si era liberato e ora rincorreva l'albero. Sharuku distratto dal guerriero, venne colpito da un ramo sulle gambe e cadde in avanti con un frastuono da rompere i timpani. Era caduto sul ramo che l'aveva attaccato e il suo peso teneva fermo l'albero. Senza nemmeno riuscire a parlare al guerriero, lui tranciò il ramo. Fu un'intesa perfetta!

Ora l'albero privo delle letali fruste era un avversario ben piu facile da battere. Come non detto, il guerriero, con una mossa veloce e precisa, vibrò un fendente curvo e tagliò entrambe le gambe facendo cadere rovinosamente l'albero sofferente a terra. Uno in meno.
I tre si diresse ad aiutare il mago, ma nemmeno a pensarlo che lui, incominciò a dare fuoco con la magia ai restanti nemici. Un altro albero cadde a terra, arso vivo dalla potenza di quella magia... Ancora un piccolo sforzo!

Il terzo albero si stava allontanando, seguito dal capo. Erano attirati dalle due barde, che distratte ammiravano un altare. Come fermarli? Il capo era il doppio degli altri, Sharuku con uno scontro si sarebbe frantumato, il guerriero avrebbe spaccato il suo spadone, e il mago sicuramente avrebbe usato troppa energia col rischio di non controllarla, come successo in precedenza... Bisognava trovare alla svelta una soluzione...

"EEEEHIII!! SPOSTATEVI DI LI!!!" Con un coro di urli, tutti cercarono di avvisare le barde del pericolo imminente, bisogna unire le forze proprio ora che rimaneva solamente un altro albero, e il loro capo...

(ho perso di vista malk .-.)
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeVen Gen 06, 2012 9:05 pm



Silenzio.
Nonostante la battaglia infuriasse attorno a lei, nella mente della sacerdotessa vi era il piu' quieto, ed insieme inquietante, silenzio mai ascoltato prima.
Ma e' realmente possibile ascoltare il silenzio?
Era la trance che viene raggiunta da pochi, e che garantisce astrazione da qualsiasi evento esterno, quella che permette a chi e' capace di curare gli altri di avvertire il dolore altrui come proprio, e che per questo ha necessita' di porvi fine, per non soccombere di riflesso e, in casi di profonda connessione con l'altrui dolore, morirne di conseguenza.
Solo cosi' le era possibile operare, era questo l'unico modo di percepire il fluire dell'energia vitale che abbandona il corpo, provando le medesime sensazioni.
Intorno a lei v'era un continuo alternarsi di energia restituita dalla propria conoscenza ed energia rubata dai colpi incessanti dei nemici.
Ma anche rabbia, frustrazione. Una rabbia che infuriava e cresceva, che combatteva per la salvezza altrui, esattamente come lei stava operando. Era la furia sanguinaria del guerriero, che nascondeva qualcosa che occhi normali non avrebbero mai colto.
V'era purezza, quella nei cuori delle due elfe bardo, che non troppo distanti da lei stavano ricostruendo un antico rituale. La stessa purezza le donava la calma necessaria per mantenere il suo stato mentale si vigile, ma anche sufficientemente astratto da ogni cosa.
C'era la possanza dell'uomo fatto di roccia, giunto appena in tempo a salvarla da uno degli alberi animati, c'era il suo coraggio e determinazione. Tutto questo nutriva l'essenza della sacerdotessa.
Essa - l'essenza che la connetteva spiritualmente agli altri - veniva stimolata dalla scintilla estatica di magia che avvertiva dal mago poco distante; lottava, si dimenava, raccoglieva forza da altra essenza e turbinava di un'aura misteriosa, oscura, pronta a ghermire l'incauto e che era causa, nel mago, di una profonda angoscia mista ad ammirazione.
C'era anche la follia del vampiro, che permeava le sue azioni, che violenta cercava di spazzare ogni ostacolo e che era capace di trasferire, nella sacerdotessa, l'ira necessaria per non avvertire il dolore altrui, quella condizione in cui il dolore non viene piu' percepito, ma che al contrario e' causa dell'infervorarsi nelle proprie azioni.
Ad occhi chiusi, la sacerdotessa indirizzo' le proprie cure laddove erano necessarie, raccogliendo la sofferenza, inglobandola in se e restituendo pace assieme a nuova forza.





Quando riapri' gli occhi, la sacerdotessa guardo' l'area circostante con gli occhi di chi, come lei, riusciva a percepire l'aura vibrante degli esseri che la circondavano.
Le sue iridi brillavano di pagliuzze d'oro ed attorno a se era tutto un bagliore di energia purificatrice proveniente da se stessa e di miasmi negativi, l'inganno ordito dalle gloom witch.
Percepi' l'essenza dell'uomo di pietra come un vento freddo che sferza il viso ma che ritempra, rinvigorisce, vide quella del guerriero caricarsi e divenire quasi un'esplosione di lava incandescente, raccolse il fluttuare calmo delle due elfe per indirizzare meglio le sue cure, si carico' dell'aura oscura ed eccentrica del vampiro e si volto' verso il mago, riuscendo a percepire la sua aura multicolore un momento prima che questa venisse risucchiata via.

Il tonfo del mago spazzato via, sconfitto ed ucciso dagli uomini albero, causo' un dolore cosi' profondo nella sacerdotessa che per lunghissimi secondi le manco' il respiro. Quando riusci' a riprendere fiato, fu per esprimere con le proprie urla la sofferenza che, invece, non era stata sfogata da lui.
Torno' a vedere con occhi umani e vide Sharuku per la prima volta battersi e sconfiggere l'uomo albero e salvarla dall'attacco. Scorse Kreen caricare la propria spada verso un secondo uomo albero, in una sincronia bellica perfetta, comparabile quasi ad una danza ipnotica...ma questa volta nulla pote' l'aura positiva emanata da Nara e Synfoniae. Si nutri' solo della follia oscura del vampiro, che le permise di balzare in avanti e scorgere il corpo privo di vita di Sahoni.

Il cuore pompava violento nel petto della sacerdotessa, una violenza dettata non dalla velocita', ma dal combattere ultimo di un corpo morente.
Gli ultimi istanti di vita di Sahoni si rifletterono in lei nella misura dei battiti del suo cuore. Doveva vivere, non poteva morire cosi'.
Corse, il corpo scosso dalla sofferenza che ormai andava quietandosi, e quando raggiunse Sahoni, indirizzo' ogni briciola di energia rimasta nel disperato tentativo di salvarlo, e salvare se stessa.
Il bagliore della rinascita si rivelo' sotto forma di due ali bianche, la sacerdotessa divenne simile ad una figura angelica per qualche istante e tutto intorno fu silenzio e pace.

Quando la battaglia riprese a martellare nella sua testa, il cuore del mago torno' a battere, debole ma resistente.
Ora doveva solo attendere la propria ripresa, non prima di aver curato le ferite di Sahoni, restituendolo completamente alla vita.


[Scusate l'attesa, sono mortificata. Leggete con calma, usando le musiche cosi' come sono state sistemate all'interno del pezzo, e fate viaggiare la fantasia immaginando di vivere esattamente questi momenti.]

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeSab Gen 07, 2012 3:49 pm

Non vi è nulla di romantico su un campo di battaglia, la gloria è solo lo stendardo che gli uomini innalzano per mascherare i loro sensi di colpa. Nel gioco della vita e la morte vince l'anima che ha già scorto gli occhi dell'oscura mietitrice, che l'ha abbracciata e sconfitta. L'assenza di emozioni rende l'uomo un animale da guerra, uno strumento di morte che non rincorre altro che l'autodistruzione, scopo da raggiungere passando sui cadaveri dei nemici.

Non vi era nulla di normale in quella situazione, da quando le sbarre di Freedom Harbor si erano dischiuse non vi era stata pace per il guerriero, l'orrore l'aveva raggiunto anche dentro quella sfera di oscurità che aveva creato intorno a sè, aveva sfondato quello scudo d'ombra che lo proteggeva dalla sua condizione di schiavo.

Non si accorse di ciò che accadeva alle proprie spalle...lo sguardo per un attimo intercettò l'uomo di roccia che con la sua mole possente si frappose tra un ramo vivente e una donna. Un ramo sibilò sulla destra del viso e un bacio di sangue gli fu donato sotto lo zigomo. La distrazione gli costò meno cara del previsto, le forse sembravano ritornare e ogni dolore scomparire come per prodigio, di nuovo il vigore tornò a fluire nel braccio e nella gamba sinistra. La ritrovata energia portò Kreen ad aumentare la velocità di carica in direzione di uno degli alberi, le dita della mano sinistra riconobbero subito il peso della propria spada artigliandone l'impugnatura appena sotto la mano destra. Giunto innanzi ad uno degli alberi piantò il piede sinistro affondandolo nel terriccio ricoperto dal sottobosco, il busto ruotò vorticosamente spostando il peso verso la direzione di attacco, la lama disegnò un arco ascendente verso sinistra diretto alla tronco principale dell'albero. L'aria innanzi la spada sembrò bruciare per qualche istante deformandosi come la realtà guardata attraverso il calore. Allo schianto del ridoppio seguì un suono di frattura, l'antica corteccia si schiantò in un'esplosione di schegge che rivelò al guerriero ciò che accadeva ai propri compagni di battaglia improvvisati.

Il sipario svelò ciò che non era stato in grado di vedere fin'ora in quella selva vivente che sta affrontando. Notò il mago riverso a terra assistito dalla donna sconosciuta....mai, nemmeno nelle più remote fantasie avrebbe potuto immaginare che alcune persone potessero ricondurre le anime dal regno dei morti. Con uno sguardo colse le due barte innanzi a quello che sembrava un altare e sentiva il rabbioso incedere del vampiro alle proprie spalle. Non provava nulla se non un'infinita tristezza...

Sui campi di battaglia non vi erano curatori, la prigione addestrava solo cani da combattimento. Le ferite venivano ricucite alla meno peggio da alcune donne reclutate per servire pasti e prestazioni ai soldati in guerra. Mentre gli ricucivano una gamba spostò lo sguardo verso destra, gli unici due amici che aveva in quel posto erano morti, non su scudi e vessilli di battaglia...ma in pozze di sangue, vomito e urina. Non vi era gloria, non vi era onore...non vi era salvezza. Aveva perso le uniche persone con le quali aveva condiviso l'addestramento, con le quali aveva intonato un coro di lacrime e lamenti durante le fustigazioni al palo. Erano morti. Entrambi.

Vide con occhi diversi il gruppo improvvisato e una scintilla di vita cominciò a bruciare nel proprio spirito...non vi fu il tempo di riflettere che di nuovo un tributo di sangue fu versato. Un ramo sibilò come una lancia in direzione di Ivithia e Sahoni, sollevò la lama..ma era troppo tardi....l'albero trovò una breccia nella difesa conficcandosi tra il pettorale e gli spallacci d'acciaio....

Non sentì nulla...almeno non subito...ma il dolore come un incendio improvviso avvampò quando il peso della stessa spada strappo via un legamento della spalla facendo urlare il guerriero....non poteva fare più nulla se non frapporre il proprio corpo alla difesa di coloro che in quel momento avevano ancora bisogno di copertura e tempo...attese il colpo finale....il colpo liberatorio...e l'arrivo della ridente signora nera.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeLun Gen 23, 2012 10:10 am

La battaglia,grazie all'intervento della sacerdotessa,stava volgendo a favore del gruppo improvvisato di avventurieri,il guerriero ha abbattutto uno di quei strani uomini albero e il mago seminava il terrore tra quelle creature con i suoi incantesimi basati sul fuoco,il non morto dal canto suo non aveva ne armi,incantesimi o protezioni di alcun genere ad aiutarlo,solo i suoi vestiti lacerati,i suoi artigli e la sua determinazione,ma erano sufficienti per tenere a bada quei formidabili avversari e adirittura abbatterli.
Quegli strani esseri ora puntavano contro la sacerdotessa,tutti si stavano precipitando a proteggerla,il mago fu costretto a sacrificare la sua vita per proteggere quella donna,aveva completamente prosciugato le sue forze nel lancio degli incantesimi e in un impeto di disperazione si mise ad afrontare il capo degli uomini albero brandendo il suo bastone,che sembrava solo un piccolo ramo secco rispetto al possente e inquietante aspetto del suo avversario,per un attimo fu come se il tempo si fosse fermato mentre il vampiro sentiva un potere immenso che trascendeva l'umana comprensione usare la donna come tramite per riportare la vita nel corpo ormai freddo del mago,improvvisamente un turbinio di voci si agitò come il ronzio di un alveare ricolmo di api operaie nel pieno delle loro occupazioni e la scena mutò d'avanti a lui.
Un immenso campo di battaglia avvolto nella notte si profilava d'avanti a lui,il gelido e terribile abbraccio silenzioso della morte era rotto dai corvi e dagli altri spazzini che si cibavano dei cadaveri dei migliaia di soldati che avevano perso inutilmente la loro vita in quel luogo abbandonato dal cielo,il vampiro riprese il controllo dallo shock e si avvicinò a un cavaliere ancora vivo che a fatica lottava per mantenere la propria coscienza,ormai era solo questione di tempo e avrebbe abbandonato questo mondo,una grande spada a due mani era piantata nel suo petto e la pozza di sangue che sgorgava dalle sue ferite sembrava così grande da potercisi affogare,quando arrivò si accorse che il cavaliere con quell'armatura scintillante era in realtà lui,il suo volto era sereno

"è finita....non mi resta che la morte ora....e la pace....finalmente"

una figura avvolta in una tunica ispeziona il campo di battaglia,sembrava che la morte in persona fosse scesa a reclamare le anime dai corpi di quei poveri soldati ormai corrotti dai vermi e dalla decomposizione,improvvisamente si avvicina ad una velocità innaturale verso il cavaliere,sembrava quasi che i suoi piedi non toccassero il suolo,il cavaliere esala l'ultimo respiro d'avanti a quella figura misteriosa che lo guarda con freddezza,gli squarcia la spalla destra con un morso,come un orrendo miracolo tutto il sangue viene assorbito e si riversa nella bocca di quell'essere,compresa la pozza di sangue su cui era riverso il cavaliere,un artiglio cresce da una delle sue dita della mano destra,con meticolosità la strana figura usa l'atiglio per lacerarsi il palmo della mano sinistra,delle goccie di sangue escono copiose dalla ferita e si riversano nella bocca rimasta aperta del cavaliere,quell'essere infine si leva il cappuccio mostrando un viso estremamente pallido e degli occhi bianchi come quelli di un cadavere,sembrava un morto rianimato

"questa non è la fine,è solo l'inizio".
Improvvisamente il non morto urlò tenendosi le mani tra i capelli,si trovava di nuovo all'uscita della grotta,ora anche il guerriero stava per perdere la vita per mano di quegli esseri,ma non poteva dargli manforte,uno di quegli uomini albero si era staccato dal suo gruppo e stava attaccando le due barde che erano alle prese con un misterioso altare,sentiva un energia distruttiva e selvaggia pian piano crescere

(Eric)"non capisco precisamante quale particolare rituale stiano restaurando,ma dobbiamo permettergli di portarlo a termine,è abbastanza potente da sterminare queste strane creature in un solo colpo"

il vampiro fa ricorso alla sua fonte di potere soprannaturale per spiccare un salto prodigioso ritrovandosi così in cima all'uomo albero,sporgendo dai rami comincia a graffiare con i suoi artigli nella zona che in teoria dovrebbe corrispondere al viso,la creatura barcolla e si agita allontanandosi dalle donne nella tentativo di scrollarselo di dosso,ora non restava altro che resistere il più possibile nella speranza che i preparativi per rituale finiscano presto.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeLun Gen 23, 2012 7:14 pm

"Dov'è Sahoni?"
Il bardo, coppa tenuta saldamente in mano, non riusciva a trovare ciò che cercava sul campo di battaglia.
Vedeva il guerriero e il protector ingaggiare gli uomini albero con una proficua collaborazione.
L'elfa dai capelli scuri si guardò intorno insieme a lei e non rispose alla domanda ma ne fece un'altra.
"Synfoniae, chi è quella donna?"
Per rispondere alla compagna si girò in quella direzione dove prima aveva visto il guerriero e il protector, ma non vide una donna.
"E' un...angelo..." disse in un sussurro, poi continuò "E' una sacerdotessa, sta usando il suo potere per..."
La saccenza le si strozzò in gola per l'improvvisa chiarezza della sorte di Sahoni.
Anche l'altra elfa aveva capito e aveva anche capito le intenzioni del bardo, che in uno scatto fulmineo aveva posato di nuovo la ciotola sull'altare e stava per dirigersi a grandi falcate verso il mago. Fermò Synfoniae per un braccio, dovette impegnarsi per contrastare quello slancio così rapido.
"Sta bene adesso! Non puoi fare più niente per lui, ci pensa la sacerdotessa! Hai altro da fare!"
Il bardo si girò velocemente verso di lei, quasi con stizza, ma l'elfa dai capelli corvini potè vedere che i suoi occhi erano opachi, uno sguardo senza espressione. Non certo uno sguardo di rabbia.
Poi la prese per le braccia e la scosse leggermente, fissandola negli occhi.
"Se non porti a termine ciò che hai iniziato, faremo tutti la stessa fine!"
E proprio in quel momento, come se il fato avesse voluto dare dimostrazione alle parole della compagna, uno schiocco sordo di frusta lignea prima colpì con forza il guerriero facendolo crollare a terra, ma prima che il suo corpo raggiungesse il suolo e ne trovasse conforto, un secondo schiocco lo trascinò lontano dai suoi compagni, come un fuscello.
Il bardo non rispose nè si avvide di ciò e tentò in un altro scatto di liberarsi della presa avversaria, ma l'elfa dai capelli scuri riuscì a tenerla e a strattonarla vicino all'altare.
"Tu resta qui" le disse in tono deciso "vado io a vedere come sta il mago!" e le mise a forza in mano la coppa rituale, le sorrise e si diresse verso Sahoni.
Dal canto suo il bardo, non aveva alcuna intenzione di lasciare da solo di nuovo il mago , farsi distrarre dal rituale non curandosi della sua vita era già stato un errore imperdonabile. Non lo avrebbe commesso di nuovo.
Posò la ciotola e fece per dirigersi verso Sahoni e la sacerdotessa ma si sentì improvvisamente mancare il fiato.
Istintivamente si portò una mano allo stomaco e premette forte, come per allievare quel dolore che sentiva.
Tutte quelle emozioni che aveva provato rendendosi conto del pericolo che Sahoni stava correndo, quasi non le fecero riconoscere il richiamo profondo del suo famiglio che la stava chiamando usando quel loro legame così profondo da poterle provocare un dolore fisico.
Si girò di scatto e vide il suo amico felino guardarla con occhi dardeggianti, concentrati al massimo.
Non era ferito, non era spaventato, ma le stava dando un ordine ben preciso e lei sapeva che non avrebbe mollato facilmente: vicino al famiglio giaceva il corpo del guerriero, esanime e cosa il famiglio voleva che lei facesse era chiaro ed era l'unica cosa possibile da fare su un corpo senza vita.
"Kara, io non...lo sai..."
La gatta non si mosse, sguardo fisso e bruciante.
L'elfa proprio non capiva che cosa le fosse preso, KaraYuma era come impazzita da quando il guerriero si era trasformato.
Guardò in direzione dell'elfa dai capelli corvini sperando che potesse riportarlo in vita lei, ma era già al fianco di Sahoni e le sorrideva come per dare sostegno alle ultime parole che le aveva rivolto. Evidentemente aveva pensato che fossero bastate quelle a tenerla lontana da Sahoni.
Anche lei sorrise, sempre tenendo premuta la mano sullo stomaco, ma avrebbe dato qualsiasi cosa per essere al suo posto in quel momento, al fianco del mago.
Riportare la vita in un corpo morto tutti sapevano che era possibile, certo, ma il prezzo era molto alto: una vita per una vita. Per questo non usava spesso quel potere e ci rifletteva più e più volte. KaraYuma però le aveva tolto questa possibilità, lei voleva e usava tutta la sua influenza sulla padrona per obbligarla a riportare in vita il guerriero.
Fortunatamente non si richiedeva che la vita sacrificata appartenesse alla stessa specie di quella da rianimare, e lì c'era solo una vita che lei avrebbe potuto usare.
L'anima, certo, doveva sempre accettare lo scambio.
Il bardo, raccolta la cetra, corse verso il guerriero e chiamò a gran voce il kindred, che già stava facendo un ottimo lavoro con quell'uomo albero diretto verso di lei, ma non doveva allontanarsi troppo con la sua vittima sacrificale.
Anche se lei avesse provato a spiegare quello che voleva che il kindred facesse, non sarebbe mai riuscita in tutto quel frastuono. Quindi una volta catturata la sua attenzione, fece segno al kindred di allontanarsi. Quello rimase un attimo stupito, poi corse a dare man forte al protector che stava da solo fronteggiando il Venerando, ma lo sguardo del vampiro comunque a tratti si posava sempre sull'elfa, segno che sarebbe stato pronto ad intervenire di nuovo.
Il bardo decise che quello era il momento di agire e appena questa consapevolezza si fece strada in lei, il famiglio la liberò dal dolore del loro legame.
Synfoniae sistemò la cetra sul braccio e chiuse gli occhi in un sospiro.
A questo punto di solito, pensava a che cosa dire all'anima per convincerla a restare in questo mondo, poichè di questo si trattava. Le persone che aveva deciso di riportare in vita erano poche e le conosceva molto bene, invece questo guerriero era uno sconosciuto, e se si fosse dimostrata titubante l'anima lo avrebbe percepito.
Si chiese se anche per la sacerdotessa il compito fosse così difficile e si sforzò di non girarsi per chiedere il suo aiuto. KaraYuma non gliel'avrebbe mai perdonato e proprio al famiglio, l'elfa si ispirò quando iniziò a sfiorare le corde e ad intonare il suo lamento.
Al suono della cetra l'uomo albero che le stava correndo incontro, libero dal fastidioso vampiro, arrestò la sua corsa.
Attirata dalla musica del bardo, sopra il corpo del guerriero si materializzò una piccola nube di fumo bianco che si muoveva irrequieta: tendeva verso l'alto ma le piaceva quel canto e voleva ancora rimanere un attimo ad ascoltare.
Un attimo soltanto.
Senza smettere di suonare il bardo iniziò a dialogare con l'anima del guerriero.
"Io non vi conosco, giovane guerriero." la verità era l'unica cosa che poteva dire e purtroppo quella non giocava a suo favore.
"Io non vi conosco e avrei voluto, ma è troppo tardi ormai. Mai più potrete di nuovo udire il mio canto."
La voce dell'elfa era suadente e struggente al tempo stesso, piena di dolore ma anche di calore e l'anima rimase così, sospesa a mezz'aria ad ascoltare.
"Eravate un guerriero molto capace, come si addice alla bellicosa stirpe degli uomini che poco ha da spartire con la mia razza." e l'anima si fece curiosa e si avvicinò al volto dell'elfa, come per vederla meglio, ma non era certo una prova della stirpe degli elfi che cercava.
Il bardo sentì dentro di sè crescere un calore raggiante, una luce incandescente che la avvolse completamente e la investì come un vento caldo che spiri in ogni dove.
"Eppure , guerriero, sembra che le nostre stirpi siano arrivate a condividere qualcosa che credevo perduto da tempo. Nella nostra indifferenza verso le nuove razze, nella nostra scarsa attenzione a ciò che stava arrivando con voi, i guerrieri della mia stirpe hanno dimenticato le prodezze del passato, rassegnandosi semplicemente all'idea che quei tempi non sarebbero più tornati."
Era la sua stessa anima che si stava mostrando e che aveva stabilito un legame con quella dell'umano, confermandole la verità di quello che l'elfa aveva detto.
Non avrebbe potuto mentire, lo sapeva.
"Prima i vostri maghi, che hanno riportato alla luce l'antica pratica della magia da noi bandita" doveva rimanere concentrata, nessuna pausa nessuna distrazione, nessun ricordo, nessun pensiero per Sahoni...
Di colpo la luce proveniente dal bardo esplose in una colonna brillante, tesa verso il cielo. Luce accecante che risvegliò l'uomo albero, ma lo sorprese a tal punto da confonderlo sul da farsi.
Synfoniae, forte di quella manifestazione, continuò.
"Ed ora tu! Guerriero!"e urlò forte, tanto da sovrastare la sua stessa musica "che hai risvegliato il potere che la foresta aveva riservato alla mia stirpe nei tempi che furono! Troppo preziosa è la tua esistenza perchè finisca così presto! Io ti prego, accetta questo patto!"
L'uomo albero si paralizzò del tutto, mentre scosse violente lo attraversavano dall'interno della corteccia e cadde a terra, in un fragoroso rumore: l'anima aveva accettato lo scambio.
Come sempre in questi casi, l'elfa mormorò una preghiera di ringraziamento: "Egli ha compreso il dono che hai fatto loro, dolce Signora.", mentre l'anima piena di forze sottratte alla creatura, tornava ad abitare il corpo del guerriero.
Synfoniae smise di suonare, si accovacciò accanto al corpo del guerriero prendendo la testa sulle sue ginocchia e quando quello aprì di nuovo gli occhi, l'elfa gli sorrise e gli disse :"Il dono della morte spetta a chi non conosce il dono della vita."
Ciò detto, si alzò.
Il contatto con la propria essenza aveva fatto riemergere in lei quella strana consapevolezza che aveva avuto svolgendo il rituale, qualcosa che non aveva mai fatto prima eppure lo sentiva suo da sempre.
Riprese la coppa, ora non aveva dubbi, il rituale avrebbe funzionato.
Con un solo sguardo abbracciò il campo di battaglia.
In quel momento Sharuku tratteneva uno dei rami più grossi ma non avrebbe resistito per molto, il vampiro sfrecciava come una saetta, colpendo in ogni dove l'avversario, il tutto sotto lo sguardo attento della sacerdotessa.
Più indietro stavano l'elfa dai capelli corvini, che stringeva con forza il braccio del mago, entrambi seduti per terra, ma stavano bene.
Il guerriero era sull'altro lato del campo di battaglia, vivo.
L'elfa aumentò la velocità del suo passo, come vento passò accanto ai suoi compagni che stavano tenendo a bada il Venerando e si fermò davanti alle sue nodose radici. Tra la sorpresa degli astanti, con un inchino aggraziato evitò il fendente che quello le stava riservando con il ramo libero.
"Onora il patto, Antico."
Quello, senza prestarle la minima attenzione, avvedendosi che non poteva liberare il ramo dalla presa di Sharuku, fece crescere grovigli da quello e li fece attorcigliare intorno alla vita dell'elfa, in una stretta mortale.
Synfoniae, senza opporsi a quella morsa, lasciò quasi cadere la coppa dalle mani per il dolore e la afferrò con più forza, toccando il contenuto con le dita affusolate.
Si sentì sollevare da terra, si sentì strattonata da una parte all'altra, si sentì mancare il fiato. Protesse il contenuto della coppa con le mani ma sapeva bene che non avrebbe resistito ancora a lungo, il dolore l'avrebbe presto sopraffatta.
Il Venerando la sollevò ancora più in alto, come se fosse stata una bambola di pezza con cui giocare e quando questa fu sopra di lui, rovesciò la coppa, lasciando cadere anche quella, il cui esiguo peso era divenuto per lei insopportabile.
Nulla di prodigioso accadde.
Sentiva le grida dei compagni e il rumore della battaglia, ovattate in lontananza, mentre sentiva assordante il suono del suo respiro.
Era un suono piacevole, regolare, confortante.
Vide improvvisamente il mondo fermarsi, come in ascolto di quel respiro. La morsa intorno alla vita era stata allentata e lei stava precipitando al suolo, accompagnata da una pioggia di foglie dorate.
Qualcosa di molto pesante e grosso, faceva tremare il terreno con la sua corsa, ma le sembrava che si stesse allontanando.
Dopo qualche attimo di silenzio, qualcuno venne da lei e le scosse via le foglie da addosso.
Voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa, prima di svenire...vide delle figure confuse, cercò di muoversi.
E svenne.


Ultima modifica di Synfoniae il Mar Gen 31, 2012 5:44 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani - Pagina 2 Icon_minitimeGio Gen 26, 2012 8:24 pm

La morte del Mago fu, a suo dire, estremamente lenta. Poteva ancora vedere attraverso una nube elettrica alcuni bagliori, sentire rumori. No. Non sentiva nulla, il suo corpo non rispondeva a nulla. Lo sentiva pesante ed inerte. La bocca aveva un sapore di sangue che non riusciva a togliersi. Avrebbe voluto deglutire, ma non ci riusciva. Avrebbe voluto anche vedere, ma intorno era solo una coltre di bagliori elettrici ed un freddo opprimente che sembrava soltanto togliergli ogni volontà di fare qualsiasi altra cosa che non sia stata quella di rimanere li. Si sentiva schiacciato verso terra e capì che era il suo stesso corpo a schiacciarlo. I bagliori cominciarono a svanire lentamente, erano l'unica luce che riusciva a vedere, e stava svanendo pure quella. Sahoni fu preso dal panico. Cercò di non guardare, ma non aveva occhi, cercò di non sentire, ma la sensazione di freddo era dentro di lui e partiva dal suo addome. Capì infine che forse non avrebbe dovuto combattere, lasciarsi andare. La Morte lo attendeva, lo sentì in quello stesso istante, la Morte era lì. Per una volta riuscì a pensare chiaramente, pensare. Ma come poteva un'anima pensare? Come poteva percepire il suo corpo se esso era... morto?

- L'anima ed il proprio corpo ci mette un po' di tempo per separarsi completamente. - gli disse una voce.

Sahoni cercò di guardarsi attorno ma questo sforzo fu molto inutile. Più cercava di muoversi più si sentiva sprofondare nel vuoto.

-E' giunta l'ora. Sahoni. - la voce fece una pausa. - Il patto è stato completato, e l'Oblio ti aspetta. -

A quelle parole il Mago cercò di parlare, di protestare, ma tutto si svolse fin troppo in fretta. Tutto intorno a lui cambiò improvvisamente. La voce prese il volto di Malfeas.

-.. Malf? - chiese per un attimo prima di scoprire che ora riusciva anche a muoversi. Era in una landa devastata e spoglia, con cumuli di pietre coperte di muschio viscido ed oleoso. Malf era in piedi davanti a lui, ma il mago capì immediatamente che non era l'amico, i suoi occhi erano neri come la pece più nera.

-Sahoni. - Gli rispose l'entità estraendo una clessidra e mostrando i granelli di sabbia che vi scorrevano al suo interno.

-Si. - Non era il caso di protestare. Il Mago sapeva del Patto. Sapeva che l'Entità aveva scelto il volto dell'amico per facilitare la transizione. Poteva assumere qualsiasi altro aspetto, o peggio, mostrare il suo vero volto. In un certo senso doveva essergli grato. Si alzò trovando il gesto, immediatamente dopo, inutile.

-I miei compagni.... - cominciò a chiedere ma l'entità alzò immediatamente la mano. -... Si. Ma ... - l'entità scosse la testa in diniego.

-Sahoni, non sono un veggente. Stanno ancora combattendo, e probabilmente moriranno anche loro. Ma il tuo destino sai che è diverso. Loro troveranno la pace, il tuo Patto ti vieta di accedere alle Lande del Riposo. Seguimi. - gli ordinò.

Il mago non potè far altro che seguirlo visto che l'Entità comandava la sua anima. Il cammino cominciò con passi lenti, non sembravano muoversi tanto velocemente, ma il paesaggio cambiava regolarmente. Mostrando come esso dovesse aver avuto delle costruzioni, ma che non esisteva altro che macerie e roccia. Ad ogni passo, il mago sentiva un vuoto crescergli attorno, era la sua stessa essenza che donava energia al luogo. Presto di lui non sarebbe rimasto altro che la dissoluzione. Un anima non poteva piangere, ma tanta fu la sensazione di malinconia che non riusciva a parlare. Si sentiva... svuotato, si sentiva perso in un problema più grande di lui, le sue conoscenze non erano abbastanza per dargli alcuna speranza. Poteva sperare... cosa? era morto. Cos'è la speranza per un'anima persa? non ne aveva e non ne avrebbe avuta. Ad ogni suo pensiero il terreno guadagnava dettagli, ad ogni sua lacrima sulla strada apparivano lastre di marmo. Ad ogni suo passo, poteva vedere come il paesaggio prendeva vita: vita presa da lui. I suoi stessi piedi cominciarono a svanire nel nulla. Trovava difficile anche solo ricordare gli eventi della sua vita. Se ne ricordò di uno.

-Mi fu promesso che avrei potuto vedere la mia famiglia. Mia sorella. - aggiunse il mago. -Ti prego. - implorò.

-Non è qui, Sahoni. - Gli rispose l'Entità continuando a camminare. - Abbandonati e cammina. La tua essenza darà vita a questo luogo. Essenza che ti fu data per l'uso della Magia. Ora la ridai indietro. -

Il mago annuì. Sapeva del Patto. L'elfo gliene aveva parlato. Aveva detto che era uno dei tanti patti di magia esistenti. Il ciclo era eterno, anche se gli Elfi valutavano l'affare troppo rischioso e ormai sceglievano altri tipi di Patti. Un modo per sfuggirgli era di unirsi con l'entità stessa, ma un mago sarebbe diventato una sorta di posseduto. E Sahoni aveva già rischiato questo risultato. E ormai era troppo tardi.
Il pensiero al proprio mentore gli ricordò la morte del proprio Maestro. Ricordava le sue ultime parole.

"Sahoni, la magia è solo un mezzo, mai un fine. Hai fatto il Patto, ma esistono modi per scioglierlo. Perchè nulla vale quanto il Ciclo Eterno, e la possibilità di entrare nelle Terre dei nostri Antenati e rivedere coloro che abbiamo amato in vita."

Solo ora capiva il peso della propria scelta. La solitudine, la dissoluzione, l'Oblio. Si guardò le mani trovandole quasi traslucide. Non gli mancava molto. Fece un sorriso amaro tra le lacrime.


- Non c'è nulla che possa fare vero? - chiese.

- Sei cocciuto, Mago. Più ti aggrappi ai ricordi, più male faranno quando li perderai. Non credi di aver già avuto abbastanza? Guarda il tuo cuore, sta perdendo il suo ardore, ed ormai diventa lentamente soltanto un peso. -

Sahoni sapeva che l'Entità Magica aveva ragione. Il suo cuore stava cambiando riempiendosi di rancore e tristezza. Più tempo rimaneva nell'Oblio, più le sue emozioni cambiavano inesorabilmente. Il Fuoco non poteva resistere a tutto questo. Guardava il volto dell'entità e faticava a riconoscerlo. Ciò gli dispiaceva molto. Gli sembrava di voler bene a quel volto per uno strano motivo. Riprese a camminare, e ad ogni passo cominciò a desiderare l'Oblio. Era stanco di sentire il peso della vita, il peso delle emozioni e dei ricordi. Cominciò deliberatamente a buttarli, a bruciarli dentro di sé. I suoi desideri furono i primi ad essere bruciati, ed ogni sacrificio divenne energia per il piano dell'Oblio. Bruciò il ricordo delle persone che amava, bruciò il desiderio di vendicare sua sorella, bruciò il ricordo del suo Maestro. Ogni ricordo, ogni desiderio venne gettato via come inutile spazzatura, e ad ogni sacrificio il suo cuore divenne vuoto, il peso sulla sua anima minore, la sua anima stessa cominciò a svanire fino a che era poco più visibile di una bolla di sapone. Il Mago era diventato soltanto l'ombra di sé stesso, a cui rimaneva soltanto il rancore e l'odio. Ma non si può odiare senza avere nulla, e quell'odio era tutto ciò che mancava da gettare.

-Per quanto ancora? - chiese - Per quanto ancora prima dell'Oblio.-

-Guarda davanti a te, Mago. Cammina sul ponte che apparirà tra breve ed il passaggio sarà completato. - Gli spiegò l'Entità indicando un punto un cui il sentiero finiva in un banco di nebbia. - Addio Sahoni. - Lo salutò una creatura nera dalle striature rosse. Aveva le gambe caprine, due ali da pipistrello sulla schiena ed un aspetto terrificante. Ma il mago non provò alcuna paura. Gli occhi rosso fuoco e la bocca piena di denti che grondavano sangue, ma il corpo era fatto di ombre dove soltanto simboli magici risplendevano tetri e minacciosi.

-Bene, non vedo l'ora di finire questo.... - gli rispose il mago compiendo i primi passi. -.. salutamelo. - riferendosi a Sahoni che ormai quasi non ricordava più.

Fu in quel momento che tutta l'area fu coperta da una luce bianca e calda. Tutto il paesaggio si fermò al coro di voci che giunsero dal cielo. L'Entità fece un sibilo di rabbia e guardò il Mago con odio.
-NO! - sibilò. -E' MIO MI APPARTIENE! - cominciò verso una figura dalle dimensioni gigantesche apparsa in cielo. -HA GIA' DIMENTICATO IL SUO NOME! NON PUO' TORNARE! -

L'entità rancorosa era rimasta ferma ad un passo dal ponte e urlò di rabbia e di disperazione. Voleva andarsene e scaricare l'ultimo peso. E così si girò verso il ponte apparso un passo oltre a dove si trovava lui. Fu l'apparizione di un essere deforme a fermarlo. Era una ammasso ci carne su di una figura umanoide, tutto il braccio destro era diventato una sorta di massa tentacolata che perdeva icore giallognolo. Il volto era deformato da una massa cancerogena che lo distorceva in una smorfia di dolore e di rabbia. L'occhio destro era appena visibile, e perdeva liquido bianco, tanto che poteva sembrare che stesse piangendo. Invece si frappose tra Sahoni ed il ponte.

- Sahoni. - gli parlò con calma, il tono di voce di chi parla ad un bambino. - vattene da qui. Abbraccia la luce, ricorda chi sono e il motivo del tuo Patto. - fece una pausa prima di proseguire. - non vanificare il mio sacrificio...-

Al che l'Entità Magica si volse verso l'intruso e verso il mago, che vacillava incerto sul da farsi , con un ruggito di rabbia. Si lanciò verso l'abominio con furia per liberare il passaggio al mago ed i due cominciarono a lottare strenuamente.
Sahoni non riusciva a ricordare che cosa fosse l'essere davanti a sè. L'aveva già visto ma non ricordava dove. Provava a ricordare, la curiosità prese il sopravvento sulla rabbia. Poi vide meglio l'occhio sinistro ed il taglio delicato degli elfi. Ma fu la sofferenza la suo interno che lo scosse. Ed in quel momento percepì la rabbia crescergli dentro. Percepì di nuovo le emozioni, rabbia, dolore, tristezza. Se avesse potuto deglutire lo avrebbe fatto ma non ci riusciva. Invece sentiva i suoi ricordi tornare a quello sguardo. Il suo Maestro era li. E lo proteggeva ancora una volta. Provò vergogna verso di sè. Verso i suoi ricordi gettati. E come un polmone che torna a respirare, si sentì bruciare dentro. Cadde per terra mentre prendeva nuovamente forma, nuovamente sostanza.
Ma non poteva riprendere tutto, poiché molto fu gettato. L'Entità percepì il vuoto ancora presente e si girò verso il Mago.


-Sahoni, tu sei mio, mi appartieni... - detto questo si gettò dentro il mago prima che questi potesse almeno tentare di difendersi.

[i]Il mago comiciò a riprendere forza, consistenza, ricordi. E fu una tortura, ricordare, riprovare le emozioni. Si accasciò al suolo urlando il suo dolore, la sua rabbia. L'abominio si avvicinò al mago e si inginocchiò accanto a lui per prendergli la mano.

-Buona fortuna mio discepolo. Ae ú-esteliach nad. Estelio han, estelio veleth. - furono le uniche parole che il mago sentì prima di uscire dal piano dell'Oblio.

Il corpo si Sahoni fu scosso da convulsioni mentre la vita fluiva in lui. Sentiva ogni dolore, ogni ferita sul corpo pulsare violentemente. Desiderò ardentemente di morire nuovamente pur di non sentire quel dolore. E non fu il dolore del corpo a fargli male, ma quello dentro di sè a torturarlo. Dai suoi occhi scesero lacrime che pochi avrebbero compreso, il cuore batteva lento ma regolare. Poteva sentire l'Entità prendere posto in lui. Non lo avrebbe lasciato. Tossì sentendo la sua mano toccare qualcosa di morbido e delicato, pensò di essere ancora col proprio Maestro.
Tenne gli occhi chiusi, non aveva forza per aprirli ancora. Non voleva.

Non ancora... non ancora... non ancora.


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