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 Racconto a più mani

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Sharuku
Sahoni
Synfoniae
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Synfoniae

Synfoniae


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MessaggioTitolo: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMar Nov 08, 2011 3:01 pm

Carissima Gilda,
eccomi come anticipato a proporvi la stesura di un racconto a più mani, ovvero una storia scritta da più persone.
Visto che gli autori sono più di uno, e la fantasia di ognuno è diversa da quella dell'altro, occorre stare un poco più attenti rispetto a quando si scrive un
racconto da soli.
Per questo per poterci divertire tranquillamente, ho scritto qualche semplice regola da rispettare durante la stesura del testo, sperando ovviamente che non
trattengano troppo il vostro estro!

REGOLE:

1-PERSONAGGIO:
E' possibile utilizzare solamente il proprio personaggio in Forsaken World, in quanto a nome, razza e classe (Si raccomanda caldamente di presentarsi in
questo forum prima di iniziare a scrivere!). Il narratore descrive ciò che accade al suo personaggio, ha il potere di muovere solo e soltanto questo all'interno
della storia. Eventuali interazioni con altri personaggi sono possibili in maniera minima ed ininfluente sulla storia.
ESEMPIO. Tizo e Caio sono due personaggi che appartengono a due narratori diversi. Cose come "Tizio uccide Caio" non sono permesse perchè escludono
qualsiasi risposta da parte di Caio, altro narratore, che magari avrebbe scritto qualcosa per difendersi. Piuttosto si scriverà: "Tizio punta un coltello alla gola di
Caio" in questo modo Caio può ancora agire.
La vita pregressa del personaggio può derivare da qualsiasi ambientazione, purchè poi la si limi per FW.
DEROGHE: E' possibile inserire personaggi di FW che non appartengono al narratore, purchè sempre di ambientazione FW (compagni di gilda a cui non piace
scrivere- con mio sommo dolore!-, oppure amici di FW che sono in altre gilde, oppure ancora degli NPC o dei personaggi inventati ecc.)
E' possibile inoltre possedere oggetti che ancora non si possiedono in FW ma che è comunque plausibile che il personaggio possa o potrà possedere.

2-AMBIENTAZIONE:
L'ambientazione di base in cui i personaggi si muovono, è Forsaken Word, il gioco. Ciò nonostante è possibile inventare nuovi luoghi, nuove situazioni, nuovi
personaggi, purchè in linea con l'ambientazione di base! I narratori dovranno però amalgamare la propria fantasia a quella già descritta dagli altri.
ESEMPIO: Se un narratore dice che una regione è povera, un altro narratore non potrà dire che è ricca.
Se un narratore dice che in quel momento si mette a piovere, l'altro narratore proseguirà il racconto sotto la pioggia.
DEROGHE: E' possibile portare personaggi da altre ambientazioni, in maniera occasionale e del tutto straordinaria, ma bisognerà ricalibrarli per
l'ambientazione di Forsaken.

3-SVOLGIMENTO:
Ogni narratore decide che cosa rivelare e cosa non rivelare del personaggio, i suoi pensieri, o anche solo le sue azioni.
I pensieri sono caratterizzati dal carattere corsivo.
Nell'interazione tra personaggi, si può alludere ad eventi passati comuni, purchè si sia d'accordo. Ogni personaggio decide a che fase della sua vita da pg è,
anche all'inizio dell'avventura, quindi è bene prima vedere come si muove un certo pg prima di mettergli qualche ricordo che magari non ha ancora vissuto.
Questo è a libera discrezione di ogni narratore.
La prima pagina di questo racconto la scriverò io, e a seguire potrà essere compilato da chiunque lo voglia. Se leggete e subito vi viene voglia di scrivere,
rispondete al topic e scrivete che prenotate il prossimo pezzo. In questo modo avrete tempo per scrivere con calma e modificare il post prenotato
successivamente. La prenotazione vale solo un giorno!
Verrà inoltre creato un topic apposito per i commenti, per i suggerimenti e qualsiasi altra cosa vogliate scrivere sul racconto (domande chiarimenti!), di modo
che lo spam sia contenuto lì e non imbratti il racconto stesso, per una più agevole lettura!
Se sentite di voler commentare il vostro operato nel topic dove si narra il racconto, saranno ammesse solo semplici frasi:
-All'interno del racconto si possono aprire parentesi con scritto NDR (Nota Del Redattore e al posto di R mettete l'iniziale del vostro nick)
-Alla fine del racconto, se credete, mettete ben separato dal testo IC (In Chatacter) un vostro commento OOC (Out Of Character), anche solo per invogliare una persona a continuare o commentare brevemente.

4-REGOLA D'ORO
Il rispetto per le parole altrui è forse la regola più importante. Rispettate quello che scrivono gli altri e il divertimento sarà assicurato!
Vedete anche di non modificare troppo ciò che avete già scritto. Correggere errori grammaticali o riscrivere frasi senza alterarne il senso è concesso.
Mi faccio carico sin da ora di controllare che queste regole vengano rispettate e di modificare le parti che le violeranno.
Mi riservo di modificare o aggiungere regole.

5-DEROGHE
Qualsiasi deroga all'ambientazione o alle regole, è ben accetta solo se non stride troppo con la plausibilità del testo.
ESEMPIO: Tizio è un elfo, la sua cavalcatura possibile è l'ariete o l'unicorno. Ha a disposizione solo il rinoceronte del suo amico stoneman che glielo affida per
cercare aiuto. Tizio, elfo, è plausibile che possa cavalcare la cavalcatura di uno stoneman.

Spero che mi seguirete in molti in questa avventura e che si creino di nuove!
Iniziamo con qualcosa di semplice e man mano se vi piace potremmo anche pensare a qualcosa di più complesso!
Se avete domande whisperatemi in gioco oppure aspettate la creazione del topic dei commenti!
Buon divertimento, buona lettura e buona scrittura!
Vostra
Syn
----------------------------------


Si riparò gli occhi dalla forte luce del sole.

Credo che tu sia pronta.

Tolse la mano dagli occhi, li chiuse e si lasciò pervadere da quella calda giornata. Sorrise.

Per cosa, Norkathy?

Sentiva dei pesanti passi dirigersi verso di lei, in corsa, ma non si mosse nè aprì gli occhi.

Ricorda, due Note della Luce e una Nota dell’Acqua.

Sentiva accanto a lei il ringhio sommesso del suo animale da compagnia, a cui aveva intimato di restare fermo, qualunque cosa fosse accaduta.

Ci proverò, Maestro.

Il primo colpo, non fù molto forte, ma bastò per farla barcollare. Aprì gli occhi: il ciclope stava preparandosi per scagliare il prossimo colpo. Il dolore era
sopportabile, evidentemente il suo avversario aveva attaccato debolmente, incredulo che una preda se ne stesse lì ferma pronta ad essere catturata.
Il secondo colpo le arrivò dritto nel ventre, e sentì che era più forte del primo. Il ciclope stava prendendoci gusto, evidentemente qualsiasi stranezza avesse
notato era scomparsa, lasciando posto alla brama di uccidere e mangiare un'elfa.
E' risaputo che i ciclopi non brillino per intelligenza.
Il bardo barcollò violentemente una seconda volta e cadde in ginocchio. Il suolo che accolse la sua caduta era incredibilmente duro e pieno di sassi, le mani e
le ginocchia le bruciavano come fuoco vivo.
Si girò a guardare il suo compagno, che graffiava il suolo e girava su se stesso, facendo fatica a rimanere sul posto e ad obbedire al suo ordine di mantenere la
posizione. La guardò anche lui di rimando, ma lei scosse la testa e qualche ciocca di capelli ricci le finì sugli occhi.
Il terzo colpo le strappò un gemito di dolore, la ribaltò sulla schiena e la sbattè a terra facendola strisciare su un fianco. Il suo corpo le doleva in ogni dove e
sentiva un rivolo di sangue caldo uscirle dalle labbra e cadere sulla sua veste. Tossì, cercando di respirare.

Sono certo che ci riuscirai, mia cara Synfoniae.

Ecco, era finalmente arrivato il momento.
Sbattè le palpebre, gli occhi offuscati dal dolore che provava. Il ciclope la stava caricando un' ultima volta.
Vedeva il ciclope aumentare il passo nella sua direzione, quasi a volersi lanciare sopra di lei, sbavando.
Non ci fu però un quarto colpo, nè altri.
Il bardo, con le ultime forze che le rimanevano, sbilanciò l'avversario schivando la clava ben mirata al suo volto. Fece scivolare la mano sulla schiena, dove
teneva la cetra, e impugnandola iniziò a pizzicarne le corde. Il ciclope furioso per quella complicazione la incalzava con urla e lei seppe che non avrebbe avuto
la forza di schivare i suoi fendenti ancora per molto.
Sussurrò qualche parola, toccò una sola corda e cristalli di ghiaccio interruppero la corsa del ciclope.
"Due note della luce ed una dell’acqua!" , urlò con le ultime forze che le rimanevano, mentre contemporaneamente le suonava.
Non accadde nulla.
Si sentì svenire, doveva aver perso troppo sangue, ma soprattutto aveva
fallito: non era riuscita a suonare la nuova melodia insegnatale.
Il ghiaccio intorno alle gambe del ciclope si stava sciogliendo, e quello si dimenava cercando di liberarsi il prima possibile.
Con lo sguardo fisso sul nemico ancora per poco immobilizzato, non riuscì nemmeno a chiamare il suo compagno animale ed a rimangiarsi l'ordine di non aiutarla.
Cercò di tenere la presa sulla cetra, e sfiorò appena la Corda della Luce, mentre sentiva le forze abbandonarla del tutto.
D'improvviso le gambe ripresero forza e la sostennero, si sentì rinvigorita e pronta per la sua ultima melodia per il ciclope: una nenia struggente, che avrebbe donato un dolce sonno a chiunque l'avesse sentita nei paraggi.
La clava del ciclope si fermò proprio sulla sua testa, e l'elfa dovette arretrare di un passo per non essere colpita quando il ciclope cadde in un sonno profondo.

Ricordati di suonare una melodia lenitiva, altrimenti sarà tutto inutile.

Sorrise debolmente, ricordandosi in quel momento l’ultima dritta del suo maestro.
Fece cenno al suo compagno di seguirla e insieme si nascosero nella prima macchia di vegetazione che trovarono, non molto lontano dal luogo dello scontro.
Si buttò a terra stremata, si tolse il copricapo e si guardò le mani: prima erano sanguinanti, ora presentavano solo qualche lieve escoriazione.
Respirò affannosamente e i suoi occhi si illuminarono di gioia.
"Ce l'ho fatta, Karayuma!"
La gatta le fece qualche fusa e le leccò le mani, come a voler guarire anche quei piccoli tagli che rimanevano.
Si guardò la veste bianca, ora sporca di sangue, e cercò di lisciarla per quanto possibile. Passò una mano sui capelli che le erano caduti sul viso, e li rimise a posto, sotto il cappello.
Era ancora molto stanca ma non riuscì a trattenere la gioia.
"Questa melodia è un vero portento! Non vedo l'ora di usarla in battaglia per guarire il mio gruppo!” , accarezzò la gatta e aggiunse “ Non vedo l'ora di dirlo a Norkathy!"
La gatta si fermò di colpo, con scatto fulmineo si portò al fianco della padrona e iniziò a ringhiare come una tigre. L'eccitazione per la nuova scoperta si spense
di colpo.
"Cosa c'è?"
In risposta la gatta arruffò il pelo e inarcò la schiena come pronta ad attaccare.
Poi lo sentì anche lei, quel fruscio di fronde spostate. Pose una mano sulla cetra e trasalì: era sfinita dall'allenamento di prima, non sarebbe stata in grado di
affrontare di nuovo un’altra minaccia.
Gli alti cespugli dietro i quali si era rifugiata e che aveva ritenuto sicuri, si scossero proprio in quel momento.

(OOC:chi starà mai violando il nascondiglio di Synfoniae? Non vedo l’ora di scoprirlo Smile Come vedete l'idea è semplice Smile Purtroppo non ho avuto tempo di rileggerlo perchè sono a lavoro! Spero vi sia piaciuto e vi sia venuta voglia di scrivere! Vostra, Syn <3)
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Sahoni

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMar Nov 08, 2011 4:18 pm

La figura si mosse con circospezione lungo il sentiero appena battuto, segno che fosse ancora utilizzato dai viaggiatori occasionali ma ormai in disuso. Charlie lo aveva avvertito della presenza dei ciclopi nella zona, ma al mago era li per un motivo. Appoggiava con lentezza ogni passo, dove anche il suo stesso respiro sembrava abbastanza forte da richiamare qualsiasi creatura fosse presente nel raggio di un paio di chilometri.
Il sentiero permetteva qualche riparo ed il mago era avezzo a cercare qualsiasi cosa potesse sfruttare per raggiungere il suo obiettivo. Si sporse da dietro un albero, per osservare meglio la zona, i suoi occhi dardeggiarono rapidamente cercando di spaziare su tutta l'area osservando soltanto brevemente il corpo del ciclope accasciato sul terreno. La figura rimase ferma, credendosi ben nascosta dalla vista altrui, le vesti scure un valido elemento per mimetizzarsi nella bassa vegetazione della zona. Il suo petto si alzò e si riabbassò con un ritmo veloce, ma la figura non si scosse dalla sua posizione attendendo qualcosa o qualcuno. Il tempo parve passare con estrema lentezza, fino a che l'umano non si abbassò fino ad appoggiare entrambe le mani sul terreno mettendosi a carponi. Il cappuccio gli oscurò il volto rendendo difficile riconoscere le fattezze del volto. Una leggera brezza soffiò lungo il sentiero, trasportando soltando un leggero mormorio indistinto di quanto stesse dicendo, ma dopo un breve attimo, la figura si rialzò e camminò speditamente verso il corpo del Ciclope. Si fermò poco distante da esso, proprio dove il Bardo aveva bloccato la creatura con un incantesimo basato sul ghiaccio, e con il piede tastò il terreno che ancora portava i segni del freddo intenso. Si mosse di lato, quasi volesse evitare quella zona, lo sguardo sempre attento ai vari dettagli che potevano indicargli un immenente aguato, infine si avvicinò al Ciclope, ma si bloccò di colpo quando notò il petto della creatura alzarsi ed abbassarsi lentamente. Fece uno scatto indietro al leggero russare del gigante.

- Ma porc'....- si senti chiaramente nella radura mentre la figura; spostandosi rapidamente dalla "bella addormentata" urtò il ramo basso di un albero li vicino, si storse la caviglia su di un sasso rotondo opportunamente messo vicino al ramo cadendo all'indietro. Il frastuono che ne conseguì fu quantitavamente significativo. Da una parte spaventò uno stormo d'uccelli che osservavano tranquillamente la zona e decisero di protestare vivamente con cinguettii e stridii stizziti la rottura della calma del luogo, la figura cadde su di un cespuglio di rovi e rami secchi, che si infilarono in ogni dove tra le sue vesti.
Per svegliare il Ciclope la figura avrebbe fatto meno rumore urlandogli nelle orecchie.

E fu proprio questo a scostare il sonno del tenero e giovane Ciclope, alle prese con un sogno bellissimo nel quale rincorreva note colorate insieme a leggiadre fanciulle e piccoli unicorni rosa. Sogno particolarmente vivido, oltre che da un lato imbarazzante e dall'altro stuzzicante visto che la carne di unicorno é una prelibatezza della cucina Ciclopica.

Il gigante si girò sul lato e si alzò guardandosi attorno col fare di chi ancora non ha capito se sogna o è effettivamente desto. Il suo cervello ci mise poco a fare la scelta, soprattutto quando scorse una figura ammantata ed intrappolata tra i rovi. Una facile preda, un prelibato rumoroso, palliativo degli unicorni rosa, bocconcino.

- Ma porc'... - fu la risposta dell'umano mentre strattonava tra i rovi le sue vesti, impigliato tra rovi, rami e la sua asta che lo ostacolava dal muoversi come vorrebbe....

(.... ok vi lascio proseguire... chiunque voglia intervenire vaadaaaa spero di non aver rovinato l'atmosfera... se necessario cambio eh? )
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Sharuku

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMar Nov 08, 2011 9:42 pm

"Sei quasi uno stoneman adulto, è giunta l'ora che tu scelga il tuo futuro." "Ma non sono ancora pronto..." "Ti accompagnerò personalmente per darti sostegno!" "Va bene, papà" ...

Sharuku era immerso nei suoi pensieri mentre riposava sotto l'ombra di un grandissimo albero, nascosto nell'erba per evitare spiacevoli incontri. Era sempre stato attratto dall'alchimia e dalla magia, ma soprattutto adorava la botanica.
Si stava infatti riposando dopo un lungo cammino sotto il sole picchiante attraverso quella foresta ricca di splendide e utili piante. Fu un giorno parecchio fortunato, riempì completamente la sua borsa!
Ma proprio mentre stava quasi per entrare nel dolce mondo dei sogni, grazie alla sicurezza garantita del suo nascondiglio, udì un fortissimo rumore e diverse urla provenire da est. Rimase fermo per qualche secondo, aveva bisogno di tempo per decidere cosa fare.
Evocò il suo ariete e cavalcò a tutta velocità verso est. Non sapeva perchè lo faceva, ma sapeva che doveva farlo. Ebbe grande accortenza nel chiudere la borsa con il suo "tesoro". Era davvero importante per lui poter sfruttare tutte quelle piante per migliorare le sue abilità di alchimista. Ma non ci fu tempo sufficiente per pensarci ulteriormente. Notò un enorme corpo a terra qualche decina di metri piu avanti.

Improvvisamente una figura si avvicinò, l'enorme corpo riprese vita. Quella figura si gettò a terra nell'erba, ma c'era qualcosa che non andava, Sharuku lo sapeva.

Chi sei... pensò.

Non riusciva a pronunciare le parole che pensava. Era ancora un dilettante nei combattimenti e non poteva certamente rischiare di farsi coinvolgere in un combattimento non proprio alla sua portata.
Ma doveva fare qualcosa! Era chiaramente una persona quella in difficoltà, non poteva avere un ulteriore peso sulla coscienza...

"Scappa, scappa!" "Non posso..." "Scappa, ti ho detto!" "Non posso papà!"

Si riprese, non poteva perdere altro tempo. Si gettò, urlando, contrò quell'orrendo e puzzolente mostro per distrarlo, e l'impatto di quella enorme massa di pietra sbilanciò su un lato quella creatura da un solo occhio. "Caz... che dolore!" Saltellava come un idiota, non essendo abituato a scontri fisici. La creatura riuscì a non cadere, e stava tornando alla carica...

(finito *-*)
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IlMalkaviano

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMer Nov 09, 2011 10:29 am

Era una giornata tranquilla nella foresta,tutto si svolgeva apparente calma e secondo il quotidiano ciclo della sopravvivenza,il sole al suo zenit illuminava il verde rigoglioso che tentava di sfruttare ogni minimo raggio di luce necessario alla crescita,la pace venne interrotta all'improvviso,quando un suono simile al rombo di un tuono improvvisamente si manifesta in tutto il suo fragore in una radura dimenticata e si apre a mezz'aria in quel luogo una sorta di squarcio oscuro e tetro da cui fuoriesce una figura pallida,con i capelli neri come le piume dei corvi,lunghi e fluenti,la figura cade a terra e tenta di rialzarsi,ma non si è ancora ripreso dallo stordimento provocato dal viaggio attraverso lo spazio,guardando il cielo si rende conto che è giorno e si dispera coprendosi la faccia con le mani

noooo!Il sole!la mia esistenza è finita!Ma....non mi brucia....come è possibile?


in seguito all'affermazione un insieme di voci sommesse e appena distinguibili si manifestano dentro la sua testa come un fiume in piena,le voci in seguito si diradano e rimane una sola voce,fredda e piatta

"evidentemente il nostro stato di non morte funziona in maniera differente in questo mondo,quel che mi preme è sapere dove esattamente ci troviamo e le regole che governano questo mondo"

appena le forze glielo permettono si alza,stende le braccia e chiude gli occhi,quello che prima era paura ora è una sensazione di pace e una voce calma e gentile nella mente della figura pallida si fa sentire

"dopo secoli di oscurità e paura,posso or sentire su di me i raggi dell'astro del giorno,peccato che il mio corpo non mi permetta di sentir il suo abbraccio in tutto il suo calore"

la figura cambia atteggiamento repentinamente e cerca con attenzione e preoccupazione un riparo,lo trova,per quanto misero,in una grande roccia su cui tenta di appiattirsi come può,dopodichè digrigna i denti e una voce carica di rabbia e ferocia irrompe con impeto dentro di se

"Eric,le tue maledette ricerche occulte ci distruggeranno,ma un giorno troverò il modo di levarti dalle scatole per sempre,la pagherai viscido verme!"

la voce di Eric replica con la sua consueta calma

"mio caro mastino Mark,senza il mio acume e li mio autocontrollo la nostre sorte sarebbe stata segnata molto tempo fa,la tua avventatezza e il tuo indulgere in futili passioni e ossessioni è un pericolo evidente,ma credo sia il caso per ora di lasciare da parte le nostre divergenze di vedute e collaborare finchè non riusciamo a trovare una soluzione a questa incresciosa situazione,cosa ne pensate Sir Richard?"

la voce gentile del cavaliere risponde

"mi vedo costretto a tener in conto le parole della serpe,io penso sia il caso che sia io a trattar con gli indigeni del luogo se manifestano un fare amichevole,e lei che ne pensa immondo Mark?"

per qualche attimo torna un flebile brusio e in seguito la voce impetuosa cercando di trattenersi da la sua risposta

"bah,sapete che per me la soluzione migliore è sempre attaccare tutto quello che c'è l'ha con te e se
sopravvive gli fai le domande,ma tanto la mia opinione non conta mai un cavolo,non posso fare altro che accettare visto che siete in due contro uno".

Dopo l'intenso dialogo interiore tra le voci che guidano la sua esistenza,il non morto comincia a vagare con circospezione nella foresta alla ricerca di un uscita,finchè la sua attenzione non viene catturata da una sagoma dall'apparenza umanoide ma sproporzionatamente più grande che si trova ai piedi di un albero,si avvicina ed esamina con preoccupazione la sagoma,ad un certo punto sente in lontananza un forte rumore come un qualcosa di pesante che cozza contro un oggetto di uguale grandezza,immediatamente si precipita verso l'origine del rumore con una velocià apparentemente inumana finchè non arrivò sul posto e vide cosa ha provocato quel frastuono:un imponente uomo di pietra fronteggia immobile una creatura alta poco più di lui zannuta,con un occhio solo in fronte e dotata di un grande ventre che lo caricava,il non morto sente dentro di sè crescere una frenesia,una rabbia terribile che rischia di oscurare ogni pensiero razionale,una risata isterica parte dalla sua bocca e incomincia a correre verso i due contendenti mentre gli artigli gli crescono nelle mani e due voci all'unisono urlano nella sua testa

"non farlo Mark!fuggiamo via!"

(io ho cercato di fare del mio meglio,spero che sia un buon pezzo di storia,se avete suggerimenti e opinioni potete contattarmi in game o mandarmi un pm nel forum)


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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMer Nov 09, 2011 12:13 pm

Un apocalisse di suoni, ecco ciò che sentiva.
L'unica cosa positiva era che sicuramente, di chiunque si trattasse, non si erano accorti di lei.
KaraYuma annusò l'aria, freneticamente, come se volesse identificare con l'olfatto di chi si trattasse.
Il bardo, teso nell'impazienza di scoprire che cosa stesse accadendo, posò una mano sulla pelliccia del gatto, tentando di appiattirlo per terra con l'intenzione di fermarne l'attacco.
"Cosa senti?" ed era solo un sussurro sul manto del compagno animale.
In risposta quello si divincolò dalla presa dell'elfa e sparì in un vortice di fronde e foglie.
La giovane sospirò.
Non le restava altra scelta che quella di seguire Karayuma e vedere con i suoi occhi che stesse succedendo.
Strisciò tra i rami del sottobosco, cercando di fare il minimo rumore. Quante volte aveva giocato nel bosco del Santuario, quando era piccola. Forse anche quello era stato un addestramento, oppure era solamente una dote innata degli elfi quella di amalgamarsi con l'ambiente circostante.
I suoni si facevano sempre più distinti e vicini, ma nulla avrebbe potuto prepararla a ciò che vide.
Sgattaiolò fuori dalla bassa vegetazione e si alzò in piedi. I suoi occhi, spalancati dallo stupore, videro che qualcuno aveva ingaggiato il "suo" ciclope. Sapeva bene che non sarebbe stato addormentato per sempre, ma sapeva che la sua nenia sarebbe dovuta bastare ancora per un po'.
Il ciclope però non l'aveva braccata, come pensava, bensì era stato ingaggiato da uno stoneman e da un kindred. Evidentemente lo avevano svegliato dal suo sonno per ragioni che lei non conosceva. E chi era poi lei per sindacare le scelte altrui?
Appena lo stupore la abbandonò, guardò meglio la contesa.
Lo stoneman aveva perso la presa sul ciclope, ed ora saltellava come scosso da fitte di dolore...un protector che saltella per il dolore?...
Il kindred aveva appena sfoderato gli artigli...un assassino?...quando un rumore di sterpi e miagolii, richiamò l'attenzione alle sue spalle.
Rabbrividì per non aver controllato prima, e si girò di scatto.
Le sorprese non erano ancora finite: impigliato tra rovi, giaceva su un letto di rami un essere umano. Un mago, a giudicare dal bastone magico, anch'esso incastrato.
Karayuma era lì con lui, e miagolava inquieta ai suoi piedi, segnalando la sua posizione.
"Ottimo lavoro, tigrotta, ma dubito che possa nuocermi in queste condizioni" si accucciò per fare qualche carezza alla gatta, in segno di premio. Il suo sguardo però era totalmente dedicato alla figura intrappolata. Un cappuccio celava il suo viso e vesti nere si confondevano con rovi e sterpaglie. Era comunque troppo basso per essere un elfo o un kindred.
"Coprimi le spalle" ordinò, posando la cetra a terra e la gatta saltellando dietro di lei, si mise a ringhiare in posizione di difesa.
L'elfa fece qualche passo verso la figura incappucciata.
"State bene?" ma non attese una risposta e in un solo gesto aggraziato e deciso sfilò l'asta del mago dai rovi, la pose a terra, e controllò la situazione.
Le vesti erano davvero ben impigliate, e sarebbe stato un lungo lavoro togliere tutte quelle spine. Iniziò con calma a toglierne qualcuna...ma si accorse subito di non avere tempo.
Un ruggito più forte, la gatta stava segnalando un pericolo: la battaglia contro il ciclope si stava facendo sempre più vicina, e inizò a temere che in qualsiasi momento lei e lo sconosciuto ne sarebbero stati coinvolti.
"Vi tiro fuori di qui!" e il mago iniziò a divincolarsi, come per aiutarla, ma lei gli intimò di stare fermo.
Cercò di tirarlo per una manica, ma la situazione non sembrava migliorare.
La fretta la pervase, poichè sentiva l'agitazione del suo famiglio (NDSynfoniae: lo so che i famigli sono dei maghi, ma il termine compagno animale mi ha stufata!perdonate:P) crescere sempre più, e lo stentiva indietreggiare, segno che lo scontro si faceva sempre più vicino.
Senza più pensarci, avvolse il corpo del mago con le sue braccia, e tentò di sollevarlo e liberarlo tutto d'un colpo. I rovi puntavano come spilli sulla sua pelle e tirando a sè l'umano, con immenso sforzo, si accorse che non ce l'avrebbe mai fatta.
Ritrasse le mani graffiate, e si girò. Poteva ora vedere bene sia lo stoneman che il kindred dai capelli neri, nochè riconoscere che si trattasse proprio del "suo" ciclope.
Si inginocchiò, prese la cetra e la impugnò.
"Stoneman!" gridò, per attirare l'attenzione.
"Aiutate quest'uomo! Ci pensiamo noi al lui" indicando il ciclope.
Cercò di scrutare il volto del kindred, per vedervi un barlume di intesa e assenso.
Comunque fosse, arpa in mano e famiglio al fianco, inizò a intonare una melodia.

(OOC: Sono super felice che abbiate risposto Razz In ogni caso vedo che l'andazzo è quello di non conoscersi, quindi l'ho seguito^^ Ditemi se vi sta bene o meno^^ Credete inoltre che sia il caso di aprire il topic commenti? Così possiamo scrivere là^^
Vostra
Syn cat )
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Galliard

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMer Nov 09, 2011 11:22 pm

Se c'è una cosa in cui gli elfi eccellono, quella è nascondersi. Non è codardia, è il sapiente sfruttamento della sintonia e del legame con la natura e l'ambiente che li circonda di cui la dea li ha dotati. In guerra, che sia una battaglia o un duello, non vince chi carica a testa bassa scalciando e gridando; vince quello che agisce con scaltrezza, vince quello che ammazza l'altro; vince quello che sopravvive. Mors tua vita mea.

Per questo si era nascosta lì sotto. Era ancora viva, perciò non aveva perso. Erano tre giorni che si trovava lì, tre giorni e tre notti a dire la verità, e doveva ringraziare di nuovo madre natura per quelle nodose e ritorte radici, che si allungavano nell'acqua del piccolo fiume come solide ed antiche mani di quel bosco. Madre natura e anche qualche castoro.
In un primo momento era stato un sollievo, una benedizione quasi, trovarsi immersa nella fresca e fragrante acqua corrente, il sangue, il bruciore, il dolore delle ferite lavati via, le membra stanche rinfrancate dal corso d'acqua che, com'è nella sua natura, continua a scorrere verso il “poi” trascinando con se il “prima”.
Poi era scesa la prima notte. La temperatura dell'acqua in costante movimento era passata dall'essere rincuorante all'essere una minaccia. Aveva continuato a sforzarsi per tutta la notte di rimanere sveglia, per non cedere all'ipotermia, cadendo in momenti di trance o bisbigliando a se stessa.

Il secondo giorno aveva cominciato a sentire una nausea crescente, alimentata dal continuo ondeggiare imposto dalle acque che incessantemente tentavano di strappare il corpo esanime di Amissra dalle sue stanche braccia.
Tendendo l'orecchio sentiva ancora i fruscii ed il rumore di zoccoli e talvolta, alzando lo sguardo tra gli spiragli lasciate dalle radici, anche le mastodontiche figure che si aggiravano nei dintorni. “Ancora un po'.” Aveva preso a sussurrare, di tanto in tanto, alla compagna dai capelli biondi, una mano premuta contro la ferita sul di lei addome da cui ormai non usciva più sangue. “Solo un po' ancora.” Poi l'avrebbe portata via di lì, da un guaritore, in un letto caldo. Nessuna risposta.
La sensibilità degli arti aveva cominciato a diminuire col passare delle ore. Durante la seconda notte era praticamente congelata in quella posizione, aggrappata ad Amissra ed aggrappata alle radici per pura forza di volontà, di certo non fisica.

Il terzo giorno i tipici rumori della selva avevano cominciato a sostituirsi a quelli degli aggressori che si aggiravano tra gli alberi. I passi si allontanavano, le battute di esplorazione erano sempre meno frequenti, la tensione diminuiva. Tuttavia non era convinta di voler uscire.
L'arguzia dei quadrupedi non era stata solamente strategica. Erano stati cauti, sì, organizzati nel
silenziare quel villaggio e conquistarsi quella fetta di bosco; ma erano stati anche estremamente intelligenti nel portarsi dietro la forza delle braccia spesse come tronchi dei ciclopi.
Se n'erano accorti quelli della sua banda, adesso cancellata dalla faccia di Eyrda; tranne Amissra, l'avrebbe portata al sicuro.
La terza notte era diventata un incubo. Non sentiva più piedi e mani, faceva fatica a respirare, la pelle era diventata una spugna grinzosa sulle estremità ed attorno alle articolazioni, era bianca come un cencio. Inoltre stava cominciando ad accettare l'idea di aver tenuto tra le braccia, per tre giorni, un cadavere per pura ed infantile ostinazione.

Durante l'aurora del quarto giorno l'aveva lasciata andare, Amissra, guardando ipnotizzata l'allontanarsi del corpo, avvolto nel bianco sudario della morte. Ed ora si stava arrampicando lungo l'argine del fiume, trascinandosi tra i taglienti steli d'erba e la fanghiglia, sputacchiando acqua.

“La musica è importante, conduce la storia e la saggezza del tuo popolo, conduce le emozioni, rincuora, rinvigorisce, galvanizza ed è capace di portare sconforto e debolezza sui nemici.” Così diceva la Maestra. “Ma anche le parole sono importanti. Le parole danno vita alla melodia dell'anima.”

Nara, dotata, difficile, sicura, impaziente come una freccia. Era stata frettolosa durante quell'escursione e, adesso, aveva la fretta nell'animo, doveva avvertire qualcuno, quella parte di bosco si era fatta pericolosa, forse anche peggio; o come minimo doveva allontanarsi da lì comunque. Intonò un canto, anche se più che altro era un mormorio arrochito, parole per dare velocità ai suoi piedi. Si avviò tra gli alberi; i vestiti, un tempo colorati e graziosamente cuciti, una macchia informe di colori sporchi appiccicata addosso, la pelle stinta dagli estremi ed i capelli, prima lucidi ed intonsi come fili di vetro, ora le colavano dalla testa come un ammasso di alghe saponose, aggrovigliate con i detriti del fiume.

Le venne un tuffo al cuore al sentire quei rumori. Erano ancora lì? O no? Si controllò la cintura. Il coltello che portava le sarebbe servito poco più che a limare le unghie di chiunque l'avesse aggredita. Il flauto era inservibile, il legno gonfio per l'esposizione prolungata all'acqua. Lo sconforto l'assalì al pensiero di dover comunque andare in contro a quella sorte dopo tutta la sopportazione. Quelle voci però avevano qualcosa di nettamente meno mostruoso di quel che si aspettava, una aveva un che di familiare persino.

Prese ad avvicinarsi cautamente e poi più rapidamente, stufa di dover attendere il destino.


(Spero vada bene. Per inciso e per chiarificazione, per quanto i bardi usino tutti la cetra nel gioco, non mi sembrava che, narrativamente, potesse essere male diversificare stilisticamente.)
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Sahoni

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeGio Nov 10, 2011 1:01 am

Il mondo girava intorno all'umano come un vortice colorato. Il dolore era tanto forte da fargli percorrere il corpo da formicolii e brividi, ed egli credette davvero che se fosse morto presto, questa sarebbe stata una liberazione dalle sensazioni che stava provando. Scosse la testa con rabbia, strinse i denti sentendo questa emozione crescere dentro di sè, alimentata dal fuoco che egli governava. Si sentì fremere di energia e questo fiume di magia che improvvisamente scorse dentro di sè non fece altro che aumentare il vortice ed il senso di vertigini. La rabbia stava prendendo il sopravvento, il magus dovette cercare di calmarsi e riprendere il controllo.

- Non così.. - sussurrò a sè stesso, la sua voce lo costrinse a focalizzarsi sul senso dell'udito, l'unico che aveva il potere di calmarlo. Ripetè le parole appena appena, e la magia dentro di sè soffiò come un gatto in trappola, la lingua saettò fuori a leccare il muso che mostrava le zanne micidiali. Strinse le mani a pugno, le strinse con forza noncurante dei rovi tra le dita che non aspettarono altro per ferirgli le carni. Questo nuovo dolore spostò la focalizzazione del dolore permettendogli di controllarsi meglio. Aprì gli occhi ed battè via le lacrime che gli offuscavano la vista. Deglutì nausendosi del sapore metallico del sangue, il suo stesso sangue. Finalmente i rumori attorno a lui cominciarono ad avere chiarezza, il capo pulsava ad intermittenza con fitte dolorosissime ma dovette sforzarsi di ignorare tale sofferenza. Sentì dei passi pesanti, il ruggito di sfida del ciclope seguito dal rumore della lotta con lo stoneman. Sentì anche altri passi, un paio lontani, altri che si stavano avvicinando velocemente, ed il mago sperò in cuor suo che fossero nemici comuni del Ciclope: ancora la sua maggiore preoccupazione. Sentì pure una sorta di miagolìo o verso animalesco facendogli dubitate, per un attimo, che stesse avendo un'allucinazione uditiva legata alla sua magia.
Sentì un suono ovattato, ma il tono della voce era femminile, gentile forse. Bloccò un incantesimo istintivo di attacco, la paranoia dell'umano quando era fuori in esplorazione lo aiutava spesso, ma era conscio di quanto potesse essere pericoloso lasciare la magia libera di agire senza controllo. Cercò di alzare la testa, riuscì solo a lacerarsi profondamente la pelle sulla schiena. Con un sospiro carico di frustrazione e rabbia cercò di guardare ma vide soltanto una coltre nera sbarragli la vista. Si agitò come una marionetta senza fili, colmo di rabbia verso sè stesso e quella dannata situazione. Ed ogni volta che si agitava, i rovi, spietati, segnavano le carni dell'uomo. Poi d'un tratto la voce si fece molto vicina, il suo naso percepì un dolce profumo. Lo aveva già sentito questo profumo, la magia ruggì di rabbia riconoscendolo ancor prima dell'uomo. Il cuore battè più forte proprio mente l'elfa lo strinse per aiutarlo a districarsi dai rovi.

-Synfoniae? - Disse il nome con incredulità, troppo sorpreso nel trovarla lì. -aahi... Aaahi..- un rovo gli si stava conficcando nel gluteo destro. Si sentiva trapassare da rovi mentre veniva aiutato ad alzarsi da essi. E mentre cominciava ad appoggiare il peso del corpo per riprendere una parvenza di equilibrio, l'elfa si spostò di colpo abbandonandolo alla gravità. Ricadde sui rovi.

Si morse il labbro per non gridare, ma la vista gli si annebbiò nuovamente, gli occhi riempiendosi di lacrime dalle infinite punture e graffi causati dai rovi. D'improvviso, la magia fu libera. La rabbia e la frustrazione alimentarono l'elemento dentro di lui in un momento in cui il cervello dovette difendersi dalle terminazioni nervose che all'unisono gli segnalarono il dolore provato su ogni parte del corpo. E la magia sfruttò quel momento per liberarsi....

Tutto intorno all'umano prese fuoco. I rovi, il sottobosco, l'erba. Tutto nel raggio di un paio di metri crepitò e avvampò. Anche la veste del mago prese fuoco, così come dagli occhi e dalla bocca uscirono vampate di calore. Il magus fece solo a tempo di rallentare le fiammate di fuoco lasciando tempo a chiunque nelle vicinanze di allontanarsi prima di perdersi in sè stesso cercando di fermare il dono. Alla vista esterna, la figura umana sembrava avvolta dalle fiamme, ed in esse il volto era sfigurato da lingue di fuoco.

I rovi vicino al corpo s'incenerirono in pochi istanti e la figura si mosse di qualche passo prima di formare con una mano un'immensa palla infuocata prima diretta verso il ciclope. La formazione della sfera richiese tempo e più tempo impiegò nel formarsi, più grande si fece raccogliendo le energie caotiche dentro il magus. Il calore della sfera era molto intenso, come quello di una fornace, scaldò l'aria al punto da creare un'area di afa intorno.....


(ecco ragazzi, spero di non avervi causato danno... ^_^ lascio a voi la parola. Spero vi piaccia. La palla permette a tutti di spostarsi, anche le fiammate di Sahoni hanno lasciato ampio tempo al famiglio [va bene chiamarlo famiglio XD] a spostarsi come anche a Synf...

Saluti
Sahoni)
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeGio Nov 10, 2011 2:10 pm

Ripresosi dal portentoso urto che gli aveva ammaccato la spalliera nuova, Sharuku rimase quasi shockato alla vista di due nuovi personaggi della cui presenza non si era minimamente accorto. Durante i suoi scambi commerciali aveva gia incontrato moltissime persone provenienti da tutte le zone possibili, ed era entrato anche nella neo-allenza con gli elfi, in eterno contatto con gli Stoneman per la terra condivisa.
Sharuku sapeva che era un bardo chi stava prestando soccorso alla figura incappucciata bloccata tra i rovi, un mago umano. E sapeva che quel misterioso e inquietante essere dai capelli neri corvino era un kindred e sapeva che non era molto saggio restare nei paraggi.
Ma stranamente, in quella folle situazione, nessuno cercava di attaccare l'altro, ma ci si stava solamente concentrando nel sopravvivere tutti insieme. Sharuku stesso era pronto a rischiare di essere assalito da un kindred, non molto degni di fiducia loro, pur di sconfiggere quel maledetto ciclope ed aiutare il mago.
Ma ad un tratto il bardo chiese il suo aiuto. Sharuku si avvicinò a lei che con uno scatto fulmineo si allontanò, ma non fece in tempo ad arrivare che si accorse di qualcosa di molto strano.
Il mago era diventato completamente rosso, sembrava stesse per scoppiare ma sicuramente sarebbe riuscito a contenersi.
Sharuku non ci pensò due volte. Si allontanò velocemente, urtando nuovamente contro il ciclope inferocito e facendogli perdere, questa volta, l'equilibrio cosi da farlo abbattere al suolo con un frastuoso inimmaginabile. Per poco non schiacciava il povero mago!
Il ciclope non emetteva piu nessun suono, probabilmente era morto, ma se anche fosse stato vivo, sarebbe sicuramente morto poco dopo per la profonda ferita generata dall'urto da cui ora sgorgava sangue bluastro particolarmente bello.
Intanto i rovi che intrappolavano il mago cominciarono a prendere fuoco...

(mi sembra di aver capito bene quello scritto prima, se non l'ho fatto mi scuso T_T)


Ultima modifica di Sharuku il Gio Nov 10, 2011 3:08 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeGio Nov 10, 2011 2:18 pm

La mente del non morto perdeva pericolosamante razionalità e controllo mentre si avvicinava sempre di più a ai due contendenti,anche le voci nella sua testa che gli avevano urlato di fermarsi erano sfocate e incomprensibili,improvvisamente il suono di un'arpa,una melodia armoniosa,donò un'attimo di pace e serenità al vampiro,permettendogli in questo modo di riprendere l'autocontrollo e di fermarsi dall'attaccare furiosamente chiunque si fosse trovato nella zona,era come se la frenesia gli avesse cambiato anche la vista,tutto gli appariva in scale cromatiche di rosso e vedeva gli esseri viventi come delle sagome oscure su cui erano visibili vene e arterie che si ramificavano nel corpo come le radici nel profondo della terra,ma ora era di nuovo chiaro nella sua mente e alla sua vista ciò che aveva d'avanti,la melodia era stata suonata da una figura femminile dalle vesti sgargianti,i capelli lunghi e con le orecchie a punta,era riuscita a bloccare l'attacco del ciclope nei confronti dell'uomo di pietra e lui ne aveva approfittato per dirigersi verso un gigantesco cespuglio di rovi che si trovava poco lontano,Eric approfitta della situazione per prendere il controllo lasciando Mark in disparte e urla alla donna

"continua a suonare!non smettere!"

l'elfa continua a suonare con maggior trasporto e il potere della melodia riesce adirittura a far abbassare la mazza al ciclope e a lasciarlo disorientato,in quei pochi attimi il non morto attinge alla forza sovrumana di cui è dotato e la concentra nel pugno della mano destra scagiandolo dritto in faccia al ciclope provocandogli un gran dolore e facendogli uscire copiosamente il sangue dal naso,ad una creatura mortale o altri esseri senza addestramento ne doti magiche un colpo del genere avrebbe potuto ucciderlo sul colpo o scagliarlo a qualche metro di distanza,ma l'unico effetto che si può ottenere su una creatura così forte e robusta è limitato ed Eric lo sapeva bene,il suo attacco ottiene comunque l'effetto sperato,il ciclope perde il controllo di se dalla rabbia e agita furiosamente la mazza con l'unico effetto di provocare degli attacchi facilmente evitabili,lo scontro prende una piega sfavorevole per il ciclope,la collaborazione improvvisata tra il non morto e la donna dalle orecchie a punta permette di organizzare un attacco su due fronti:la donna utilizza una nuova melodia che manifesta nell'aria una sorta di proiettile d'acqua ad alta velocità che colpisce il ciclope dietro le spalle e d'avanti a se invece si ritrova un vampiro che schiva i suoi attacchi e poi lo colpisce con forza in testa facendolo barcollare pericolosamente.

Il ciclope è un avversario difficile da ingaggiare data la sua forza e resistenza,ma con la tattica dello sfinimento adottata dai due,dopo qualche minuto incominciò a manifestare i primi segni di cedimento,nel mentre lo stoneman cerca di liberare qualcosa o qualcuno dal cespuglio di rovi,quando all'improvviso un colpo fortunato del ciclope riesce a colpire il non morto che non può far altro che incassare il colpo e perdere pericolosamente l'equilibrio facendolo rimanere carponi a terra,il ciclope lo stava per caricare per dargli il colpo di grazia,ma l'uomo di pietra torna a dar manforte ai due e mette fine alla vita del ciclope urtandolo con la possente figura massiccia,lo scontro era finito,il ciclope giaceva a terra morto e il suo sangue dal colore bluastro si spargeva al suolo,la vista di quel sangue mina di nuovo il recuperato autocontrollo del kindred,per un vampiro anziano come lui soddisfare la propria sete di sangue è un esigenza difficlie da contenere,uno dei metodi più efficaci per domare il mostro che alberga nel suo animo,di nuovo il turbinio di voci si manifesta nella sua testa

(Mark)"mmmh....il sangue di quel coso magari fa schifo,ma siamo da qualche bella oretta abbondante che non ci facciamo una bella bevuta,facciamo uno spuntino"

(Eric)"non è ne il momento ne il posto adatto,questa zona è pericolosa e non sappiamo che intenzioni abbiano queste persone,rivelare la nostra natura in maniera così violenta porterebbe soltanto ad un attacco nei nostri confronti,cerchiamo di mantenere il controllo e mostriamoci amichevoli,ma non abbassiamo la guardia"

(Sir Richard)"io mi fido di codeste persone,l'uomo di pietra ci ha salvato da una sconfitta disonorevole e come può una donna di cotanta bellezza far del male a chi l'ha aiutata contro quell'abominevole essere?"

il vampiro chiude gli occhi e tenta di lottare per mantenere sotto controllo la sete,per quasi un minuto la situazione è in stallo,dopodichè il non morto apre gli occhi,accenna un sorriso e alza le mani in segno di resa,e si era rivelata una decisione saggia,nella furia della lotta non si era accorto del felino che stava vicino alla donna pronto ad attaccare chiunque avesse mostrato intenzioni minacciose nei confronti della sua parona ne che il cespuglio di rovi era stato spazzato via da una figura umanoide avvolta dalle fiamme che le stava concentrando in una forma sferica da scagliare sulla minaccia del momento,la donna fa cenno col capo di no alla figura infuocata e le fiamme si disperdono rivelando un uomo dalla pelle scura con barba e baffi avvolto da una tunica stracciata in più punti dai rovi che lo avvolgevano,l'uomo continua comunque a osservare il non morto con sospetto stringendo la sua asta magica

(Eric)"è ovvio che quest'uomo è un mago,è logico"

(Mark)"un altro fottutissimo mago!Non sopporto chi gioca con la realtà,è meglio per lui se tiene i suoi abracadabra lontani da me!"

(Richard)"mostra rispetto per i saggi bestia!La sua conoscenza è fonte di progresso e gioia se usata per nobili fini,ed è naturale che provi diffidenza nei confronti di una creatura corrotta qual noi siamo".

Una fragile calma sembra sia arrivata sul luogo,tutti,almeno un pò,mostrano più serenità,quando all'improvviso una donna dalle vesti cenciose e bagnate barcolla e si inginocchia vicino al gruppo esausta,la donna dalle vesti sgargianti,che sembra conoscerla da tempo,si appresta rapidamente a dargli il primo soccorso

(OOC:ho introdotto nella scena anche la cara Naruccia,ora voglio vedere come fate evolvere la situazione)



Ultima modifica di IlMalkaviano il Ven Nov 11, 2011 10:31 am - modificato 2 volte.
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Synfoniae

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeGio Nov 10, 2011 3:03 pm

Tirò un sospiro di sollievo, vedendo il ciclope cadere.
In vita sua, non era mai stata incitata a mantenere i suoi canti.
"Continua a suonare! Non smettere!"
Lo sapeva bene che non avrebbe dovuto fermare la sua melodia, a meno che non ce ne fosse un motivo.
Si rese conto che nessuno dei suoi nuovi compagni era avvezzo a combattere in gruppo: anche lo stoneman sembrava compiere gesti casuali.
Non che di solito gli uomini di roccia fossero noti per le loro movenze sinuose, ma si vedeva che non era uno dei protector con cui di solito aveva a che fare.
E poi...dov'era il suo maglio?
Il kindred dal canto suo, era più abituato alla battaglia...il vampiro, per essere corretti.
Eppure ecco lì il ciclope steso a terra, un ottimo lavoro, dopotutto.
Sorrise ai suoi nuovi alleati: l'uomo di pietra si stava riprendendo dall'impatto; il vampiro aveva appena chiuso gli occhi, e sembrava mormorare qualcosa.
Il bardo tornò a cercare con gli occhi il mago.
Così come una falena danza incantata intorno alla luce di una candela, così lei era rimasta ad ammirare e a lasciarsi travolgere dalla bellezza della sfera di fuoco che ora osservava.
Trasalì.
Si sorprese d’un tratto a riconoscere quelle forze dirompenti che stavano per scatenarsi, le aveva già percepite e sentite.
Aveva davvero detto il suo nome e lei lo aveva davvero sentito.
I bardi a volte cantano da soli, senza una ragione precisa, cantano nella loro mente o a voce alta. La loro voce, a volte prende vita, trascinata dalle passioni e sensazioni che essi provano in quel momento e si stacca dalle loro labbra. A volte sentono ciò che le poco abituate altrui orecchie non riescono a sentire e a volte si immaginano di aver sentito suoni che in realtà non sono mai stati generati.
L’aveva davvero sentito il suo nome, questa volta, ma non credendolo possibile non ci aveva prestato troppa attenzione.
C’era qualcosa che le stava sfuggendo comunque, qualcosa che in una situazione di calma avrebbe subito notato.
Era stanca, sfinita, imbrattata di sangue e coperta di tagli. Karayuma doveva aver riconosciuto subito Sahoni, per quello lo aveva segnalato, la stessa gatta che ora era paralizzata sul posto alla comparsa di tutto quel fuoco.
Come stordita da tutto ciò che le era accaduto e le stava accadendo, l'elfa percepì l'odore acre del sangue del ciclope.
Probabilmente fu quell’odore a farle capire che tutto era lungi che dall’essere finito.
Senza un bersaglio, la palla di fuoco che si stava caricando sarebbe esplosa nell’ambiente circostante, causando sicuramente qualche disastro.
Sahoni non se lo sarebbe mai perdonato.
Inspirò profondamente e lentamente: ci era già riuscita una volta, doveva riuscirci anche questa.
Posò la cetra sul braccio sinistro e sfiorò le corde con la destra, incerta. Chiuse gli occhi, e sentì il calore della sfera di fuoco farsi sempre più insopportabile.
“Lascia che ti aiuti a controllarla, Sahoni. Fidati di me.”
I ricordi riaffiorarono con estrema facilità nella sua mente. Era come allora, sentiva la forza pulsante della magia nel mago, una forza che andava domata.
E si ritrovò immersa nel fuoco, nella sua furia. Non provava timore, sapeva che il mago avrebbe voluto ristabilire il controllo, bastava solo una luce che gli illuminasse la via.
Senza più indugi, inizò a cantare.
“Fuoco ascolta me,
placa l'ira in te,
la minaccia è tramontata ormai.
La mia melodia,
plachi la magia,
che al tuo controllo sfugge sai.
Io lenisco te,
quelle ferite che,
eran solo rabbia che controllerai.
Il tuo corpo sia,
pieno di energia,
e al tuo volere lo piegherai.
Fidati di me,
non resistere,
e in te ben presto tornerai."
Si fermò, fece una pausa.
Sentì l'energia del fuoco impazzire, come perduta, senza via da seguire.
La stava ascoltando.
Era quella la nota più efficace di un bardo: il silenzio dopo l'armonia.
Poichè tra la musica e l'ascoltatore si stabiliva un legame, un dialogo, e quando il bardo stava in silenzio quel legame si interrompeva, ma l'ascoltatore bramava di risentirlo. Come ammaliata, la magia di Sahoni stava in ascolto e voleva continuare a godere di quel canto.
"Disperdi sulla via,
tutta la tua magia,
e accanto a te tu mi vedrai.
Fuoco ascolta me,
placa l'ira in te,
la minaccia è tramontata ormai."
La sfera di fuoco crepitò, iniziò a vorticare più forte. Lingue di fuoco si dipartirono da essa, per ogni dove. Una di queste passò sibilando vicino al vampiro, ma la forza di quella fiamma come delle altre era diminuita e tutte si spensero prima di raggiungere il terra.
Il volto del mago, sfigurato dalle fiamme, guardò la fonte di quella canzone, e la trapassò con il suo sguardo di sfida.
Lei gli sorrise dolcemente e scosse il capo:aveva già vinto, non avrebbe raccolto quella sfida.
La sua melodia curativa aveva avuto l'effetto desiderato, quello cioè di sanare il dolore del mago che aveva causato la perdita del controllo.
Pian piano le fiamme che avvolgevano il mago si spensero, lasciando solo un dolce tepore.
Provò l'impulso di correre verso il mago e di gettargli le braccia intorno al collo, ma a malapena si reggeva in piedi.
E quando credeva che finalmente avrebbe meritato un giusto riposo, una figura lacera si inginocchiò davanti agli avventurieri.
Karayuma, dimentica della paura provata poco prima si interessò subito di lei e iniziò a leccarle con gusto le ferite.
Aveva l'odore della terra degli Elfi, la sconosciuta.
Synfoniae si gettò sul suo corpo, quasi svenendo su di esso, cercando di aiutarla.
Era in fin di vita, allo stremo delle forse...come tutti del resto.
Nuovamente alle sue narici del bardo affiorò l'odore acre del sangue del ciclope.
Abbandonò improvvisamente la nuova venuta a se stessa, e raggiungse a passi veloci il corpo del ciclope morto.
Estrasse dalla sacca che portava alla vita delle boccette e le riempì di liquido blu color della notte. Estirpò qualche fiore dal terreno, lo sminuzzò e lo mescolò insieme al sangue appena attinto.
Portò la boccetta alla bocca dell'elfa per farle riprendere le forze.
Senza esitazione esclamò: "Non c'è tempo per il riposo, prendete queste." e porse le boccette di sangue e fiori ai suoi nuovi compagni.








Ultima modifica di Synfoniae il Ven Nov 11, 2011 9:26 pm - modificato 1 volta.
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Galliard

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeSab Nov 12, 2011 1:12 am

Ad ogni passo che portava verso quella cacofonia di rumori e voci, i piedi sembravano sempre più delle zavorre, viscide come il tessuto degli - una volta - eleganti stivali. I muscoli intirizziti dal freddo si rifiutavano di lavorare in maniera coordinata, dandole l'aria di un'ubriacona mentre avanzava scavalcando una radice od appoggiandosi al tronco di un albero.
Ancora un metro. Ancora uno. Ecco adesso un altro. Brava. Ancora un passo. Solo un altro. Solo un altro ancora.
Era l'unico modo per non dover continuare a carponi, quello di auto-gratificarsi ad ogni passo compiuto e spingersi al prossimo.

Oramai aveva raggiunto il luogo da cui provenivano i suoni; ma se fossero stati di nuovo i suoi aguzzini? Tanto valeva continuare comunque, sarebbe stata in ogni caso quella la sua fine.

Io non ho paura di niente. Questo è coraggio!” “Al contrario, bambina, l'unico momento in cui si può essere coraggiosi è quando si prova paura.” “Mmh. Ma come può essere?” “La paura è ciò che distingue una creatura assennata da una che non ha niente per cui vivere o che morirà ben presto. La paura è indispensabile per prendere decisioni che preservino noi o quelli a noi cari, il coraggio è indispensabile a portarle a compimento quelle decisioni.

Attraverso la vista sfocata e fluttuante, aveva cominciato a vedere qualcosa muoversi, colori agitarsi, e le fronde degli alberi danzare e la musica levarsi fino alle sue orecchie. Ah, la musica...Una boccata d'aria corroborante in quella nebbia dei sensi. L'aveva quasi distratta. Aveva visto l'enorme massa accasciarsi e qualcuno, che non aveva identificato, aggirarsi attorno al ciclope. - Allora non era perduta! - Aveva visto dei colori balenarle di fronte allo sguardo. Si era completamente persa i bagliori che, improvvisamente, diventarono un segnale d'allarme. Con un ultimo residuo di riflessi, provenienti più dal suo istinto che dalla sua parte cosciente, si lasciò cadere al suolo prona, le mani strette sulla sommità del capo. La luminosa e calda energia del fuoco le estirpò la vista, abbacinandola come un piccolo sole in terra. Sentì sopra di se ed attorno a se lingue di fuoco sfrecciare, arrostendo l'aria ed i rami più bassi degli alberi e quelli più alti degli arbusti, ed il calore intenso della sfera di fiamme, in grado di cancellare ogni traccia di umidità dai suoi vestiti e dal suo corpo.
Dalla padella nella brace, letteralmente. In pratica aveva fatto un salto di qualità culinario: dall'umido al bollito.

Si stupì non poco quando, mentre premeva il proprio stesso capo contro la terra, scoprì di non essere ancora diventata un validissimo pezzo di preziosissima torba elfica. Qualcosa stava trattenendo il fuoco, ne stava inibendo il calore e ricomponendo gli effetti.
Si unì istintivamente al canto. Non ne conosceva le parole, e quelle che le uscivano dalla bocca non erano di certo in lingua comune, non aveva una vera forma. Ma la magia non sarebbe magia se, in mezzo a tutta la codifica, non avesse quel nucleo di meraviglia, di miracolo e di primordialità. Era l'intenzione a farla da padrona in quel momento, ed aveva adesso tutta l'intenzione di salvarsi ed essere d'aiuto a chiunque li stesse proteggendo.

Non si accorse neanche di cos'era esattamente che le stava leccando il sangue ed il fango secchi dalla pelle. La prima cosa su cui poté davvero concentrarsi furono le piccole mani che la tastavano e l'esiguo peso che si ritrovo addosso. Soffio, come se volesse soffiare se stessa in piedi, e spinse via il terreno, raccogliendosi sulle ginocchia, aggrappandosi a quelle mani.
Le uscirono parole dalla bocca, o meglio, sillabe, connesse tra di loro senza alcun senso logico, farfugliate.
Guardò un volto. Le parve familiare. Sentì mani e membra tremanti quanto le proprie, forse addirittura di più, mentre l'altra cercava di rimettersi in piedi.
Non sapeva chi fosse, ma di sicuro era un elfo e tanto bastava. Spinse la propria volontà nelle ginocchia costringendo le gambe ad alzarsi, a sostenersi ed a sostenere anche l'altra. O forse si stava aggrappando lei alla sua soccorritrice? No, ecco, era un reciproco aiuto.

L'accompagnò verso il cospicuo cadavere, aiutandola e aiutandosi con lei. La lucidità cominciava a tornare alla vista e scorse anche le altre figure più chiaramente; bizzarre. Di nuovo parole cominciarono ad uscirle dalla bocca, questa volta con un senso e con un'intenzione ben precisa.

“Lontano dalla mia dimora / cammino sotto grigi cieli d'inverno. / Fredde ombre passano / ma il ricordo non vacilla. / Vola con ali dorate / il tepore del mio focolare. / Vola sotto ali falciformi / il risvegliarsi della vita. / Stelle brillano nel crepuscolo / il sole brilla nel mattino.”

“Undómess' elen síla / auress' anar sìla...”

Sollievo, era soprattutto quello che aveva nell'animo e che intendeva ispirare. Continuò a ripetere quelle parole finchè non trovò una boccetta a premere contro le labbra ed un liquido dal sapore disgustoso ma lenitivo che le impediva di parlare ulteriormente.

“Dobbiamo andarcene. Trovare un riparo.” Mormorò. Poi, dopo una breve pausa. “Cos'era...?” Cercò con lo sguardo la fonte di quella palla di fuoco, la testa appoggiata al colossale quadricipite del ciclope.


(Perdonami Syn se ho preso licenza di modificare la tua ultima parte. Se non va bene ignorate pure. Scusate il ritardo.)


Ultima modifica di Galliard il Sab Nov 12, 2011 5:12 pm - modificato 2 volte.
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Sahoni

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeSab Nov 12, 2011 11:15 pm

ci vuole la musica vero?

La magia del mago esultò alla vittoria sull'umano che costantemente cercava di controllarla. Poteva sentire l'energia vitale che scorreva in esso, le emozioni, le sensazioni, era viva! Poteva perpecirlo urlare dentro, di rabbia, come faceva lei tutto il tempo, ogniqualvolta avrebbe potuto liberarsi come un fiume in piena e travolgere, creare, distruggere. Strinse i suoi artigli sul cuore del suo ospite per trarne ancora nutrimento.

La sfera infuocata divenne enorme. Le carni stesse del mago presero una tinta rossa, quasi il fuoco gli stesse scorrendo nelle vene, l'area venne pervasa non solo dall'odore del sangue del ciclope, ma anche dell'odore acre del tessuto mentre prende fuoco. La protezione stessa, i rituali che il mago aveva compiuto non bastavano a proteggerlo ad un tale livello di calore. Dalla bocca dell'umano uscì una vampata di fumo e fuoco.

"Ferma! Fermaaa!" urlava il mago cercando di riprendere il controllo sull'elemento. "Non puoi disubbidirmi! Io e te abbiamo un patto da rispettare! Ricordi?" Ma la magia non rispose, continuò a richiedere energia, a tramutarla dall'ambiente circostante, usando il mago come catalizzatore. "Bene, non mi lasci altra scelta. " Minacciò il mago dentro sè stesso. Ciò che avrebbe fatto, lo avrebbe dilaniato, probabilmente sarebbe morto, Dèi permettendo. Il suo maestro lo aveva avvertito di non perdere il controllo, ma una volta perso poteva richiamare i patti stipulati, riprendere il controllo. Se anche questa eventualità non fosse abbastanza, avrebbe dovuto rompere i sigilli. La magia sarebbe esplosa dentro di lui, causando danni ingenti al corpo, se non la morte stessa. Ma avrebbe salvato il prossimo. Sahoni si preparò a rompere i sigilli.

Il ciclope cadde a terra, abbattuto quasi per caso dallo Stoneman. Il suo sangue tinse lentamente ed inesorabilmente il terreno circostante. Il mago emise un lento sibilo ritraendo la mano preparandosi a lanciare la sfera infuocata, con gli occhi infuocati fissò il vampiro dai capelli corvini. Un leggero sorriso innaturale si delineò sulle labbra della figura. Ignorò totalmente l'avvicinamento di Nara.

Un Kindred! Alla magia non parve vero, un kindred qui. Ora. Quando non era vincolata. Odiò quella stirpe. Non facevano patti, erano abominii che controllavano la magia tramite il loro sangue nefasto. Il sangue, la vitae, il vis, li detestò come un corso d'acqua detesta una diga posta sul suo libero cammino. Il ciclope non era più una minaccia, lo capì immediatamente sentendo la scintilla vitale spegnersi rapidamente. Ma questo avrebbe significato che il controllo sarebbe dovuto tornare all'umano. Lo percepì dietro di lei, la minacciò. Avrebbe potuto ridere se ne avesse tratto giovamento. Pochi erano i maghi disposti a tale sacrificio. Avrebbe ridato al mago il controllo appena lei si sarebbe divertita con il kindred. Decise di spazzarlo via con il fuoco. Era pronta. La palla aveva abbastanza energia da abbattere diversi alberi in un colpo solo, il kindred sarebbe stato spazzato via come una bambola di pezza....

Si sedette con calma. Sapeva quello che stava per fare, non c'era più tempo. Il mago dentro il mago scomparve dirigendosi verso il suo nucleo.
La Magia si accorse della sparizione del mago e ruggì di rabbia.
- FOLLE! - Lo avrebbe affrontato. Maledetto umano. Si preparò ad affrontarlo e sarebbe anche partita se all'improvviso una nuova minaccia attirò l'attenzione di essa. Una voce femminile distolse per un attimo la concentrazione dell'entità . Sibilò con rabbia riconoscendo quella dannata voce. Era già entrata in lei una volta. Il mago le aveva permesso l'accesso al nucleo. Eresse gli schermi, alzò una barriera di fuoco per proteggersi da essa, ma inesorabile come le onde del mare, ad ogni singola nota, ed ogni istante, erodeva con facilità le difese.

soundtrack ^_^

Nel nucleo, il mago prese il primo simbolo, quello dellì'acqua, e stette a guardarlo per un attimo. Lo appoggò sull'altare.
-Ninfee dell'acqua, come nel passato, anche nel presente il nostro legame ci unisce. Ondine, nel sacro nome, io vi -
si fermò. Sentì dentro di sè la voce di Synfoniae raggiungerlo li. Rimase stupito, ma la parte razionale lo scosse immediatamente. Aveva poche energie per combattere la Magia e sapeva che non aveva tempo da perdere. O liberava i sigilli o avrebbe affrontato la bestia feroce. Forse vi era un altro modo, ed il Bardo gli stava dando una possibilità. Decise di abbracciare tale voce. Era rischioso. Doveva provare.


La sfera infuocata rimase ferma, traballante. Ad un occhio esperto, la cosa ovvia sarebbe stata una perdita di... intensità, di realtà. Quasi stesse perdendo... sostanza. Il tempo sembrò fermarsi attorno la figura infuocata, immobile come una statua.

Troppo tardi la Magia prese la decisione di uccidere la portatrice di quella voce. Da una parte lo desiderava, dall'altra era troppo ammaliata dal suono. E stava dividendosi tra il Bardo ed il Mago. Fu costretta a cedere. Il mago stava aprendo il nucleo. Forse sarebbe riuscita a liberarsi di lui. Impadronendosi di esso. Ma la musica del Bardo stava trasformando l'energia in musica, non più in energia elementale. L'attimo di esitazione fu fatale, il mago stava usando le emozioni per riprendere il controllo, non vi era rabbia a cui accedere. Synfoniae le passò accanto, lei ebbe appena il tempo di accorgersene. Il Mago aveva aperto il nucleo, e la magia fu impotente nell'agire. Il Mago riprese il controllo, fu un attimo, nemmeno il battito delle ciglia fu più veloce. E riprendendo il controllo scoprì la potenza accumulata non riuscendo neppure lontanamente a contenerla. Tale potenza non poteva essere dispersa in un attimo, avrebbe richiesto tempo.. e forze. Entrambe erano troppo scarse per riuscirci. Dovette scaricarla in qualche modo. E per fortuna buona parte dell'energia era stata già tramutata dalla musica.
Sahoni strinse i denti, deglutì, incrociò le dita.


Con un fischio sordo, la fiammata esplose nella direzione del kindred. Fu un bagliore intenso, accecante, ma privata anche da buona parte della componente energetica, fu una fiamma che al massimo avrebbe acceso un combustibile preparato, e tanto spavento. Forse un sopracciglio si sarebbe bruciato forse qualche capello corvino irrimediabilmente scosso e offeso. La maggiorparte degli effetti spiacevoli li subì il mago stesso. Una colonna di energia e fuoco, partirono verso l'alto. L'umano si dovette accasciare per terra, tossendo. Il corpo scosso da violenti tremiti, del fumo gli uscì con un colpo di tosse, anche del sangue uscì. Ansimò mentre cercava di riprendere il respiro. Ma questo gli arrecava non poco dolore. Almeno era vivo. Era di nuovo lui. Esausto, cercò di alzarsi, rifiutandosi di cedere alla stanchezza. Si sentiva vuoto, senza forze fisiche o spirituali. La lotta interiore lo aveva prosciugato, ma alzò la testa, lo sguardo una maschera impenetrabile di determinazione che rivolse a Malkav per vedere se fosse riuscito ad evitare il peggio. Anche se un kindred in meno non sarebbe poi stato una grave perdita. Gli occhi gli lacrimavano copiosamente. Vedeva soltanto luci e macchie di colore. Sbattè le lacrime via, ma continuavano a voler tornare per reidratare gli occhi. Con fatica si alzò, barcollò, prima di riuscire a dare un ordine perentorio alle gambe di rimanere ferme.
Si accorse della presenza di altri. Volti conosciuti. Con ogni briciolo di forza rimasta, cercò di sorridere amichevolmente, soprattutto, infine, verso Synfoniae, non riuscendo a ringraziarla con le parole. Che siano benedetti gli Dèi. Il Mago era uno straccio, le vesti a brandelli rimaste addosso per semplice miracolo o coincidenza, il corpo coperto di lividi, graffi ed ematomi, segno che la maggiorparte del rilascio di energia ha causato ingenti danni al suo corpo.

(ecco qua .. scusate il ritardo... spero vi piaccia.)

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeDom Nov 13, 2011 9:15 am

il non morto tirò,per così dire visto che non respira,un sospiro di sollievo quando vide la palla di fuoco del mago perdere di intesità fino a diventare un fuocherello insignificante

(Richard)"in cuor mio sentivo che la nostra innaturale esistenza sarebbe finita ora,dobbiam ringraziar il grande e nobile cuor della donna,nonostante noi siam dei forestieri non ha esitato a usar la sua melodia incantata per domar la rabbia che attanagliava come un mostro lo stregone"

(Eric)"reprimere un così grande potere dentro di sè ha il suo prezzo,riuscite a sentire la sofferenza che emana il mago?almeno per ora comunque è inerme debole,per un pò non potrà nuocerci,ma non è il caso di abbassare ancora la guardia,sento un grande odio nei nostri confronti,esistono di sicuro i non morti e uno di loro deve aver compiuto qualche grave misfatto per fargli provare un tale risentimento,o è solo ignoranza e pregiudizio?Tutto ciò però per me è un ulteriore stimolo per carpire il suo segreto,non ho mai visto un tale dominio sul fuoco in nessun altro stregone finora"

(Mark)"come cavolo si permette lui di giudicarci,questo essere ripugnante che gioca a fare il dio con le forze che governano questo mondo,lui che sovverte l'ordine delle cose e non lo fa per colpa di una maledizione o qualcosa o qualcuno più grande di lui!"

la maggior parte dell'energia si manifestò sottoforma di una colonna di fuoco ed energia portentosa che sparì nel cielo,il corpo del mago era stato messo a dura prova da quello sforzo,era coperto di lividi e graffi e si era accasciato al suolo tossendo fumo e sangue,rivolse uno sguardo al kindred per vedere se aveva evitato il peggio,in quel momento la personalità feroce Mark decise di prendere il controllo e uno sguardo carico di rancore gli lanciò e pensò tra sè

(Mark)"spera di non mancare il bersaglio la prossima volta o ti squarcerò lentamente il petto e ti strapperò il cuore!"

distolse l'attenzione dal mago per rivolgerla alla donna,stava preparando una strana pozione con il sangue del ciclope e delle erbe trovate lì vicino,diede la mistura a lui e agli altri,compresa l'altra donna che era arrivata poco dopo il termine dello scontro col ciclope,nel mentre il felino che accompagnava il bardo le leccava le ferite,il kindred le guardava pensieroso mentre Eric esprimeva il suo giudizio nella mente del non morto

(Eric)"la fisionomia delle due donne è simile,inoltre a giudicare dal comportamento del bardo devono essersi conosciute in precedenza,inoltre credo appartengano alla stessa stirpe"

il kindred decise di provare,non nascondendo il suo disgusto,la strana mistura che gli era stata data,le sue capacità di recupero erano di molto superiori ad un comune mortale,ma prima si ristabiliva meglio era,il luogo in cui si trovavano era particolarmente ostile e poteva sentire in lontananza non solo i ciclopi,ma anche l'aura di rabbia e crudeltà di altre svariate e sconosciute creature che infestavano la zona.
Una cacofonia di sussurri e bisbiglii in pochi secondi riempirono la testa del kindred e la abbandonarono così come erano venuti,il suo umore cambiò velocemente,da pensieroso diventò gentile e amichevole e rivolse un leggero inchino allla compagnia improvvisata,segno che il cavaliere magnanimo e triste,Sir Richard aveva deciso l'azione che era opportuna prendere e le altre personalità a malincuore gli avevano dato il loro appoggio,rispettando gli accordi delle tregua precedentemente presa,qunidi esclamò

(Richard)"chiedo venia per il bizzarro comportamento che io ho mostrato a voi messeri,spero che ciò non pregiudichi il comportamento nei confronti di codesto forestiero,questa oscura e minacciosa landa attende solo di strappar ogni speranza e la vita a chi osa andar per i suoi ardui sentieri,quindi chiedo a lor signori se è possibile che anche una creatura costretta a sottrar la vita dal corpo dei viventi possa unirsi al vostro variegato gruppo per trovar un sentiero sicuro"

al sentire queste parole,irrompe come un tuono la voce di Mark nella mente del vampiro,non riusciva a starsene tranquillo e decise di esprimere il suo dissenso

(Mark)"E no eh?va bene che li abbiamo aiutati a togliere di mezzo il grassone da un occhio solo,magari metteva loro nello stufato e noi diventavamo un mucchio di cenere,ma stare insieme a loro e sentire il peso dell'odio di quell'arrogante prestigiatore dastrapazzo è troppo,è stato un piacere ma ora ognuno per la sua strada,non abbiamo bisogno di loro!"

Sir Richard ignorò con noncuranza le parole furiose di Mark e rivolse uno sguardo sornione al gruppo sperando in una risposta positiva di qualunque tipo

(OOC:prima avevo combinato un guaio violando una delle regole che ci eravamo imposti,così ho ripreso in parte alcuni punti del vostro pezzo di storia,spero di aver fatto bene stavolta,prima di scrivere qualcosa voi,ditemi se c'è qualcosa che non va e dove,così provo ad aggiustare il pasticcio)


Ultima modifica di IlMalkaviano il Dom Nov 13, 2011 7:45 pm - modificato 1 volta.
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Synfoniae

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeDom Nov 13, 2011 8:21 pm

(OOC: Ma che dici Malk?! Va benissimo cat Per Nara: credo che tu abbia invece migliorato la situazione, mi piace molto così cat )

L'intruglio di sangue ed erbe, stava avendo l'effetto sperato.
Il brado si sentiva meglio e, accovacciato vicino alla nuova venuta, le accarezzò i capelli sporchi.
"Ce ne andremo presto", si assicurò che lei la guardasse negli occhi, mentre la sua gatta era rimasta lontana da quella sostanza collosa e bluastra, non volendo sporcarsi le zampe.
Quando sentì la sconosciuta esprimersi nell'antica lingua perduta degli elfi, il bardo ebbe un tuffo al cuore e un desiderio di attingere di nuovo a quei suoni cristallini, come se fosse disidratata: le sorrise con tutta la dolcezza e serenità che poteva avere in quel momento.
Fu con lo stesso sguardo che si alzò e si diresse verso Sahoni, e si fermò ad un passo da lui.
Diede una rapida occhiata al suo corpo, alle sue ferite e ai suoi lividi...il suo sorriso sebbene non indicativo che il peggio fosse passato era, almeno, rincuorante.
Sapeva che era ancora debole, eppure ne aveva bisogno: dopo un momento, che le sembrò un'eternità, passato tra idee contrastanti l'elfa abbracciò il mago con trasporto, affondando il viso sul suo petto lacero e inghiottì le lacrime.
Si accorse solo al tocco di quanto il corpo del mago fosse provato dagli eventi, e il suo sguardo si fece molto preoccupato. Sebbene nessuno potesse vedere quella preoccupazione sul suo volto, era facile da intuire, poichè Karayuma da strusciarsi tra le gambe di Sahoni e della padrona passò ad avvicinarsi al kindred , poi allo stoneman e ad annusarli come se cercasse di capire le loro intenzioni.
Era chiaro che dovessero trovare un luogo sicuro al più presto ed era intenzione del bardo dedicare ogni forza riacquistata al mago e all'elfa , ma come fare? Avrebbe dovuto chiedere nuovamente l'aiuto dei due avventurieri che avevano contribuito a sconfiggere il ciclope.
Proprio in quel momento il kindred si fece avanti, ed espresse con forbite parole l'intenzione di proseguire il cammino in loro compagnia.
Sussultò nell'ascoltarle, ancora tra le braccia di Sahoni. Si fece forza e si sottrasse delicatamente a quel conforto per girarsi dall'altra parte: avrebbe dovuto prendere una decisione che forse il mago non avrebbe approvato.
Si lisciò le vesti, si scrollò la polvere di dosso e si diresse verso il kindred.
"La vostra nobiltà d'animo e proprietà di linguaggio rende onore alla vostra stirpe, Messere. Invero dovrei essere io a chiedervi le mie scuse poichè tutta questa situazione mi ha fatto dimenticare l'educazione che di solito mi è propria. Rimedio subito: io sono Synfoniae, un bardo, come avrete potuto notare." e dicendo questo, si tolse il cappello con un ampio gesto della mano e fece un grazioso inchino, non distogliendo mai lo sguardo dal suo interlocutore.
"Vi ringrazio per l'aiuto prestato e mi piacerebbe ringraziarvi per nome, poichè ancora non lo conosco. Dite bene, queste lande sono pericolose e faremmo meglio a trovare un luogo sicuro. La vostra natura non mi è affatto nuova e non esiterei a porgervi il mio stesso sangue se ce ne dovesse essere bisogno." e fece scivolare i morbidi ricci color rosa selvatica, sulle spalle , lasciando scoperto il delicato collo.
"Credo sia di reciproco interesse raggiungere integri il primo posto sicuro, e voi siete certamente il benvenuto."
Fece nuovamente un breve inchino, poi si rivolse allo stoneman con il viso più rilassato: "E che dire del vostro tempismo. Ho combattutto con molti Stoneman prima di voi e non mi è chiaro il perchè non imbracciate un'arma ma sarei oltremodo onorata di avervi ancora al mio fianco se mai dovessimo incappare in qualche difficoltà."
Dopo una breve pausa si rivolse a tutti i compagni di viaggio.
"Non molto lontano da qui c'è un cerchio magico eretto dalle fate. E' protetto dalla foresta stessa e tutti abbiamo bisogno di riprendere le forze prima di raggiungere la città. La mia idea è quella di riposarci, rinfrescarci e mangiare. "
Era certo una proposta che poteva essere contraddetta, ma sembrò a tutti abbastanza sensata.
"Richiamate le vostre cavalcature. Si tratterà di una breve cavalcata ma a piedi sprecheremmo solo forze che potremo dedicare alla battaglia se ce ne sarà bisogno."
Così dicendo alzò la mano destra e il palmo teso prese ad illuminarsi di una strana luce, che, quando il bardo strinse la mano in un pugno, emise un lungo sibilo come un fischio.
Dalle fronde circostanti emerse un ariete che si fermò davanti al bardo. Karayuma, abituata a ciò, salì in fretta sulla sella posta sul dorso dell'animale.
Synfoniae, però, voleva assicurarsi che tutti potessero stare al suo passo. Si rasserenò quando vide l'uomo di pietra evocare un altro ariete poichè sapeva che Sahoni possedeva una sua cavalcatura e in questo modo rimaneva a piedi solo l'altra elfa.
Prima guardò il mago, con fare interrogativo:ce l'avrebbe fatta a stare in sella fino al cerchio magico delle fate? Sapeva già la risposta, qualunque fosse stata la sua reale condizione fisica, il mago avrebbe annuito.
Lasciò il viso del mago con un sorriso pieno di tristezza, poi si diresse verso l'ultima arrivata e le disse :"Di te mi occuperò io."
Il bardo si fece aiutare dallo stoneman ad issarla sull'ariete, poi salì lei stessa e le fece appoggiare il corpo stanco sul suo.
Karayuma, leggermente contrariata per aver perso il suo posto preferito, si mise dietro la schiena della padrona.
Quando vide che tutti erano pronti, il bardo esclamò:"Vi faccio strada!" e spronò l'ariete in una corsa sfrenata.
Anche se qualcuno li avesse seguiti, sapeva bene che nessuno non avrebbe mai osato oltre passare il cerchio delle fate.
La terra dei ciclopi era brulla e arida, piena di rocce e povera di fronde. Fortunatamente nei suoi addestramenti il bardo sceglieva sempre un posto il più possibile vicino ad un luogo sicuro, dove rifugiarsi e riposarsi. Se fossero stati nel bel mezzo della terra abitata dai ciclopi, non sarebbe stato improbabile imbattersi in qualcun altro di loro. Invece la presenza di vegetazione indicava chiaramente che si trovavano al confine. Più la vegetazione diventava rigogliosa e fitta, più lei spronava la cavalcatura.
Vide in lontananza degli alberi più bassi degli altri e pregò che si trattasse dei protettori, chiamati Amici della foresta. Per sua fortuna proprio di loro si trattava: giganti di corteccia e foglie, che proteggevano da tempi immemori la loro foresta.
Erano salvi.
Synfoniae rallentò la sua corsa e la corsa dei suoi compagni, poichè non voleva che quelle creature potessero avere qualche dubbio sulle loro intenzioni. Dalle due fessure poste sulla sommità della corteccia, i protettori della foresta guardarono i viaggiatori passare senza particolare interesse.
Si fermarono nella prima radura che trovarono, ottimo posto per accendere un fuoco.
Ancora in sella al suo ariete, con l'elfa sul suo petto, Synfoniae comunicò le sue intenzioni al gruppo: "Non so di cosa necessitiate. Cucinerò volentieri della zuppa di pesce per tutti voi, se gradite, ma dopo aver fatto un bagno. C'è un fuoco da accendere e del pesce da pescare, ma se desiderate rinfrescarvi anche voi, il fiume è in quella direzione."
Ed indicò alla sua destra.
"Noi torneremo qui al più presto." e fu chiaro che le due elfe sarebbero andate insieme.
Era un peso per lei abbandonare il mago da solo con due sconosciuti, per questo lasciò la gatta con lui. Nessun ordine era necessario, era chiaro cosa avrebbe dovuto fare il suo famiglio.
Fece un cenno con la testa in segno di saluto, sistemò meglio l'elfa sulla sella, e raggiunse il fiume in breve tempo.
Smontarono dall'ariete e il bardo legò le redini ad un albero vicino, poi raggiunsero la sponda.
La vista paradisiaca: l'acqua scorreva tranquilla e limpida su un letto di rocce chiare.
Non sarebbe riuscita a sopportare l'odore del sangue, della battaglia e del fuoco che aveva addosso un secondo di più : appoggiò l'arpa; si sciolse i capelli; si tolse il cappello, gli stivali, i bracciali, la fusciacca e da ultima la veste, rimanendo con una corta sottoveste. Entrò lentamente in acqua e subito si sentì rinascere.
La sua compagna era ancora sulla riva e Synfoniae le fece cenno di raggiungerla.
(OOC: Dunque, come vedete sono andata avanti un bel po'. Essendo un pezzo per conoscersi, ovviamente immagino vogliate inserire qualche precisazione e commento nelle presentazioni ad esempio. Sentitevi liberi di aggiungere e migliorare quanto volete! Vostra Syn cat )
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Sharuku

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeLun Nov 14, 2011 2:22 pm

Sharuku aveva gia visto duelli amichevoli tra maghi potentissimi, unici, ma forse appunto perchè erano amichevoli, nessuno scatenò mai una potenza in grado di disintegrare l'avversario.
Quella enorme colonna sprigionatasi dal mago era uno spettacolo stupendo, ma al tempo stesso terrificante. Chissà se invece di essersi dissipata altrove, avesse raggiunto il kindred... non esisterebbe nulla piu di lui. Non aveva mai visto, nemmeno immaginato che la magia di un mago potesse essere cosi devastante, così devastante da essere pericolosa perfino da chi la usa.
Ed era proprio il caso di quel mago, che stava sputando sangue, fumo e fuoco e non riusciva nemmno ad alzarsi in piedi...

"Scommetterei che è piu ridotto male di quell'elfa appena uscita dall'acqua..."


Ma non potè verificarlo. Il bardo aveva preparato un gustoso intruglio, per gli standard di Sharuku. Lo offrì a tutti, tanta fu la sua gentilezza. Ma d'altronde non c'era motivo di aspettarsi di trovare un elfo malvagio... piuttosto il kindred era l'unico da tenere sott'occhio. Il mago, sfinito com'era, non riusciva nemmeno a parlare, come avrebbe potuto attaccare? Certo di questo Sharuku osservò il kindred, che inaspettatamente incominciò a presentarsi al gruppetto li riunito, con un'aria veramente poco minacciosa.

"Mi sarò sbagliato?"
"Che non abbia ancora abbassato la guardia del tutto? ... Non lo farò nemmeno io... e spero nemmeno gli altri."


Il bardo sembrò colpito positivamente dalla sua presentazione, per cui si presento anch'ella.
Come intuito, il bardo non si mostrò per nulla poco affidabile, anzi doveva ringraziarla per l'intruglio di ciclope!
Sharuku sfruttò l'occasione per presentarsi a sua volta.

"Voglio concedervi fiducia... compreso il kindred. Del resto mi sembra inappropriato dubitare ancora completamente di qualcuno dopo essersi rivelato amichevole, ben educato e anche parecchio raffinato aggiungerei. Piacere di conoscervi, io sono Sharuku. Sono intenzionato a proseguire il cammino con voi, cordialissimi combattenti, ed ad aiutare quel povero mago e quella povera elfa cosi stanchi e sfiniti."

Sperava di essere stato abbastanza chiaro e cortese. Il bardo illustrò i suoi progetti sul da farsi, andare a riposare nel cerchio magico delle fate, posto gia visto e conosciuto da Sharuku durante le sue raccolte. Accettò senza esitazione e appena il bardo richiamò il suo ariete, lui fece lo stesso.
Aiutò il bardo a far salire velocemente l'elfa sull'ariete e una volta che il mago richiamò il suo nobile destriero, un bellissimo cavallo corazzato, partirono tutti per il posto sicuro.
Sharuku controllava constantemente durante il tragitto se ci fossero pericoli, ostacoli o imprevisti vari. Per fortuna non successe nulla di importante rilevanza e raggiunsero tutti il posto designato.
Il bardo illustrò il percorso da fare per raggiungere il fiume, per chi voleva rifocillarsi, in modo tale da essere rinfrescati e riposati per gustare il gustoso pasto a base di pesce promesso.
Il bardo portò con se l'elfa al fiume, mentre il kindred e il mago sembravano incerti sul da farsi.
Sharuku rimase li, diede qualche erba al suo fiero ariete e lo lasciò. Si sedette a terra decidendo di usare un po di piante raccolte precedentemente per delle pozioni di sostegno ai nuovi compagni.
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Galliard

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMar Nov 15, 2011 12:00 pm

Quando intruglio cominciò a fare effetto, assimilato ed assorbito dal suo corpo, poté finalmente vedere con più chiarezza la situazione, il sudario nebbioso, della stanchezza e delle ferite, sollevato dal suo sguardo.
La semplice presenza di un altro elfo le garantì un certo grado di sicurezza ma, certamente, il gruppo che si era composto in quel fazzoletto di foresta era quantomeno pittoresco.
Studiò con attenzione la possente figura del figlio della pietra. Attenzione e qualche punta di preconcetto. L'antitesi rappresentata da quelli come lui per gli elfi, la sua stirpe, era sempre stata un punto di conflitto nella sua mente; sgraziati, veementi...ma doveva anche a lui la sconfitta di un “grosso problema” no? Un problema con un occhio solo.
L'altro uomo le sembrò spiccasse in quella cornice, come una strisciata di rosso spicca in un quadro verde. Non avrebbe neanche saputo dire se era umano o altro ed incontrare il suo sguardo le fece scaturire una scintilla di dubbio, forse anche inquietudine, nella mente. Un vampiro? Era quello che intendeva con “costretto a sottrarre la vita dal corpo dei viventi”? Rabbrividì.
L'occhiata più lunga la diresse al mago. Aveva sentito molto bene il calore emanato, tanto che ora era perfettamente asciutta e persino, in qualche orlo, bruciacchiata. La paura che potesse capitare di nuovo era un parametro concreto ma guardò a Synfoniae con rassicurante aspettativa quando l'aiutò a montare in groppa.
“Ti ringrazio...”
Mormorò senza protestare abbandonandosi al suo sostegno. I convenevoli e le cortesie rituali sembravano, in quel momento, lontane come era lontana la città o la sua casa, quindi rimase in silenzio rimandando le presentazioni.
Approfittò del viaggio per riprendere le forze, lasciando che la pozione preparata dall'elfa facesse il suo effetto ed osservando, da dietro i capelli, i pochi compagni di viaggio.

Si permise un sospiro di sollievo quando oltrepassarono i limitari del territorio fatato entrando all'interno di esso e, a quel punto, aveva ormai recuperato sufficientemente le forze da permettersi di cavalcare dritta.
“Fortunatamente, la mano degli invasori non è stata sufficientemente lunga da spezzare gli antichi vincoli e le antiche protezioni della natura in questo luogo.” Commentò guardandosi attorno. Poi, comprendendo le intenzioni dell'altra, alzò la testa guardando tutti. “Ringrazio...” Guardò, con una piccola pausa, in direzione di Sahoni. “...tutti, per la solidarietà dimostrata. Mi auguro di potervi conoscere e trascorrere una nottata più tranquilla.” Regale, il più possibile, anche con tutto il fango ed il sangue addosso. “Onorando l'ospitalità di questo circolo.” Aggiunse, allontanandosi poi assieme a Synfoniae.

“Sei sicura....” Le bisbigliò quando furono lontane. “Di volerli lasciare in compagnia di...quello?”
I nati dalla pietra, per quanto diversi e stonati secondo i suoi termini di paragone, erano anche onorevoli e leali alleati del suo popolo. Del mago l'altra elfa sembrava aver avuto una particolare cura, perciò se la sua diffidenza doveva andare a qualcuno....

Si lasciò andare sulla banchina quando giunsero all'acqua, sedendosi con gratitudine su una pietra rotonda. Sospirò di nuovo e rimase in silenzio guardando l'altra togliersi i vestiti ed apprestarsi al bagno. Fissò con astio il liquido, con dubbio il gesto d'invito di Synfoniae e quindi con disgusto le proprie mani ed i propri vestiti.
Alla fine con un po' di stizza si tirò in piedi e si avviò. Così non andava affatto bene, sembrava un elementale del fango e non dava di certo l'immagine che avrebbe dovuto dare un elfo. Raggiunse la compagna nell'acqua togliendosi di dosso tutti i pezzi sbrindellati del vestito, conservando solo quelli interi per pulirli e darsi un aspetto decente. Si munì, dalla cintura, di quello che pareva un piccolo pettine, o forse un fermacapelli. Era intero, almeno, quello, forse perché era in metallo. Si sarebbe presto ossidato ma per il momento...
Oltre a togliersi la sporcizia di dosso, prestò particolare attenzione ai capelli. Un'ossessione maniacale in realtà, che la portò a curarsi di loro fibra per fibra, fino a farli tornare di nuovo una chioma di quelli che sembravano filamenti di vetro nero.
“Ah.” Adesso che poteva dirsi davvero guarita si avvicinò all'altra intenzionata a prestarle lo stesso servizio.
“Ti ringrazio di nuovo, sorella, per la tua cura. Spero che non ti offenderai se rifiuterò il tuo sicuramente delizioso stufato di pesce, ma ne ho viste a sufficienza di creature viscide in questi giorni.” L'eloquenza le tornò di colpo facendola esprimere con gentilezza ed una familiarità quasi consanguinea. “Devo ritenermi fortunata che fossi lì altrimenti a quest'ora sarei io uno stufato.” Cinguettò garrula. “Sembravi molto sicura di quello che facevi...” Chiacchiere spicciole?



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Sahoni

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMer Nov 16, 2011 1:02 am

Il dolore che stava sopportando il mago era notevole, ma si costrinse con tutte le sue forze a non mostrarlo. Lo sguardo di Synfoniae era eloquente, era stanca, e lui non avrebbe aggiunto neanche una piuma al peso che il bardo si portava addosso. Le sorrise, non solo per confrontarla, ma anche per dimostrare a sè stesso che non si sarebbe piegato di nuovo, non ora, non davanti ad un kindred. Concentrò i suoi pensieri per evocare il suo bastone, ma proprio in quel momento il bardo l'abbraccio con trasporto. Quasi scoppiò a ridere sentendo dentro di lui la Magia protestare vivamente e si immaginò farle uno sberleffo divertito. Il suo corpo rispose con una fitta lungo il polpaccio ed uno alla base della schiena.
Una preghiera fu spedita con una raccomandata velocissima verso le potenze del cielo. Sia lui che la Magia si fecero piccoli piccoli decidendo, per ora, di fare i bravi. Si irrigidì un poco e usò tutte le sue forze per alzare un braccio e ricambiare l'abbraccio con l'elfa. L'azione fece bene ad entrambi. Intanto con lo sguardo fissava il vampiro per valutarne la fiducia che poteva permettersi con esso. Spostò lo sguardo verso lo stoneman al quale gli rivolse un leggero chino del capo come forma di ringraziamento. L'allontanarsi di Synfoniae fu difficile, ma doveroso; il Kindred si era espresso bene, ma questo non abbassò la guardia dell'umano, anzi. Voltò la testa verso l'elfa distesa sul terreno. Per un attimo ebbe paura che fosse stato lui a ferirla, ma non vi erano segni di bruciature... segni gravi almeno. Con un gesto della mano, il suo bastone volò nella sua presa e potà appoggiarvisi per aiutarsi a rimanere in piedi. Sentì le parole di Synfoniae ed erano sagge. Quella zona brulicava di Ciclopi, e lui non era in grado di affrontarli. Si il Kindred sarebbe venuto con loro, fece un sorriso di conforto verso il gruppo. A lui stava bene. Non che avesse possibilità di replica viste le sue condizioni.

- Ott..- si accorse che la voce era poco più di un sussurro. Si schiarì la voce. - Ott.. - niente, ci sarebbe voluto un po' prima che la voce riaquisisse il tono. - Ma porco Morin! - imprecò.
Annuì verso il Bardo prima di avvicinarsi al cadavere del Ciclope borbottando. - ma io dico.. occhi di ciclopi... ma che schifo è? Ma che cavolo se ne fa poi? li vende al mercato nero? - Zoppicando si mosse verso la testa, ma ormai era troppo tardi. Ogni qualsiasi scintilla vitale era svanita e l'occhio sarebbe stato inutile. Scosse il capo e sentì il suggerimento di convocare le cavalcature. Battè il bastone sul terreno mandando un messaggio mentale alla bestia che, puntualmente quasi gli si materializzò davanti. Gli occhi dell'animale erano delle nubi grigie e colme di tempesta, lampi si potevano scorgere lungo tutta la superficie della bestia sovrannaturale. A fatica si mise sulla sella, ma appena si sedette represse un sussulto di dolore. Con una mano raggiunse una natica ed estrasse con tanto fastidio un irriducibile rovo inspiegabilmente sopravvissuto al calore. Nella testa passarono immagini di Morin torturato e gettato in una buca colma di bestie feroci. Quello si che gli avrebbe rallegrato molte giornate. Sahoni conosceva il luogo di cui parlava Synfoniae e annuì approvando quella decisione. Si mise lentamente a sedere sulla sella e rimase immobile.

Il viaggio sia, ringraziando gli Dèi, corto e per tutto il tragitto l'umano rimase in silenzio. Giunto al circolo, le Fate lo salutarono con deferenza anche se per un attimo furono sconcertate nel vedere il mago in quelle condizioni.

- Noo.. no sto bene. - alzò la mano per fermare un gruppo di Fate volenterose di accudirlo.

- Cosa? - gli chiesero non avendo ben capito.

- Non servono le vostre cure, - cominciò ma venne subito interrotto.

- Sahoni,nonpuoirifiutarelecuredellamiagente - fu la voce di una delle Fate presenti.

- Co-co-co... - non capì nulla di quanto detto. - Parla più...

La fata si avvicinò al mago e gli soffiò una polvere sul volto. L'umano si irrigidì come una statua di pietra. Poi lentamente si sbilanciò da un lato e cadde. Le Fate risero con gusto ed incredibilmente una di loro lo sollevò soltanto con una mano.

- Sabbia del Mare dell'Oblio - disse la stessa che poco fa aveva parlato troppo rapidamente come se volesse spiegare e tranquillizzare i presenti. - lo porterèmo nella radura della cura, e così lo abbiamo alleggerito. - disse infine accompagnata da altre due fate.

- Uhh.. huuuuuu!! - fu la risposta del mago protestando vivamente. - Uh uh uuhh uuuhhhhh! - con la bocca semi aperta cercava aiuto dai presenti, che probabilmente non capivano nulla di quanto stesse dicendo il mago.
Ma se gli altri diedero ascolto al povero mago intrappolato da alcune fate malvagissime, Sahoni non lo vide.

- Zitto tu! E spera che non sia necessario, per controllare il tuo corpo da altre eventuali ferite, rasare ogni singola parte del tuo corpo. Che bello! - annunciò la stessa fata di prima. - potremmo usare il nuovo "tagliaEcuce" datoci dal popolo dei nani. Ti assicuro che farà più male a noi che a te - aggiunse ridendo nonstante le violenti proteste monosillabiche del mago.

- Uuuuuhhhhhh!!!! - fu l'unica cosa che il gruppo sentì prima di venire portato via.


(OOC... bene per ora il mago è via... traumatizzato dalle Fate del Circolo... aiutatelo.. lol! .. )








Ultima modifica di Sahoni il Mer Nov 16, 2011 2:55 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMer Nov 16, 2011 9:55 am

La risposta che la donna diede al non morto andarono oltre le sue aspettative,non solo rispose in modo cortese alla sua domanda,accettò di buon grado e gli fece capire che conosceva la sua vera natura e che non lo temeva per questo,cosa per lui alquanto sorprendente perchè nel mondo da cui proviene la sua razza è costretta a rimanere nell'ombra e fingersi umana per la maggior parte delle occasioni,anche se c'è qualcuno che non sopporta questa costrizione e non la rispetta.
Dopo che il non morto venne accettato nel gruppo,con gran dispiacere del mago,la donna si offrì di guidare i suoi nuovi compagni in un luogo sicuro,evocarono delle cavalcature dal nulla e gli montarono in groppa,il vampiro non era da meno,molto tempo fa aveva legato a se una creatura,tramite dei rituali di evocazione strappati a un mago,che utilizzava per le fughe rapide,lo evocò e si lasciò guidare dal bardo.
Il gruppo abbandonò la landa dei ciclopi e si avventurò in una zona della foresta che era abitata da dei strani alberi dalla forma umanoide e da donne dalle ali di simili a quelle delle farfalle,infine il gruppo arrivò alla destinazione,un luogo che il bardo chiamava "cerchio delle fate",il gruppo si sistemò infine in luogo adatto a costruire un campo,una delle ragazze,quella che si era accasciata sfinita al termine dello scontro col ciclope ringraziò il gruppo,dopodichè andarono a lavarsi nel fiume che scorre lì vicino,lasciando il vampiro in compagnia dell'uomo di pietra e del mago,il non morto sentiva ancora il peso dell' odio del mago pesante come un macigno,cercò di ignorarlo come poteva e sorrise per poi isolarsi nei suoi pensieri,le voci nella sua testa discutono animatamente sulla situazione

(Eric)"questa è una situazione a cui davvero io non ho mai assistito,conoscono e non temono,almeno in parte,la nostra natura,non credo sia il caso comunque di rivelargli il nostro "piccolo segreto" se capite cosa intendo,almeno posso concentrarmi sulle questioni più importanti,per esempio come agisce la maledizione della non morte in questa dimensione,una cosa positiva è che la luce solare non ha effetto in questo mondo,inoltre mi preme sapere quale sia la situazione in cui si trovano i nostri simili,vorrei anche guadagnarmi la fiducia del mago per conoscere i segreti delle sue arti arcane,ma sarà difficile ottenere la sua fiducia,ma questo è solo un ulteriore stimolo per me "

(Mark)"blah blah blah blah,dacci un taglio sapientone!Sentite sono stufo di questa foresta e di quella specie prestigiatore da quattro soldi che ci osserva come un becchino fa con un cadavere,non mi piace la popolarità,questo genere almeno,voglio andare in una bella taverna a far baldoria e magari scoparmi qualche bella cameriera o prosciugare un ubriaco e darmi all'ebrezza,devo ammettere però che odio un pochino di meno la ragazza e il macigno che si muove,l'omone lo vedo un pò troppo bonaccione e timido,potrei scioglierlo un pò io,faremo un sacco di casino,e se non scioglie con le buone lo faccio con le cattive,con qualche liquido corrosivo,per quanto riguarda la ragazzuola direi che potrebbe riscaldare le coperte insieme a me la notte,da solo il letto è così freddo,ihihihihahahahaha!!

(Richard)"non permetterò che le tue rapaci mani si avventino sulla purezza della pulzella,cambiando discorso in cuor mio son costretto a concordare in parte con la nostra istintiva e bestial creatura,dobbiam lasciar codesto luogo il prima possibile e per far ciò la fiducia si rende necessaria ottener tra noi e i nostri strani compagni di viaggio,l'uomo di pietra non ha alcuna maestria nell'arte della lotta d'arme,ma il suo cuor è grande così come il suo onor,sento che nei perigli che verranno lui sarà come l'ancora che ci salverà dalla furia del mar"

dopo questa intensa discussione il vampiro decide di fare il primo passo e prender parola con gli altri quando improvvisamente tutto d'avanti ai suoi occhi le immagini sfocano e si confondono finchè tutto ritorna chiaro e si ritrova disteso sopra la corteccia di un albero impossibilitato a muoversi mentre quelle strane donne con le ali da farfalla,gli venne in mente che non potevano essere altro che fate,armeggiano sul suo corpo ignorando le urla e i dolori lancinanti che prova utilizzando degli attrezzi per le operazioni mediche che loro chiamavano "taglia e cuci",improvvisamente tutto di nuovo svanisce e ritorna nel campo con gli altri due con lo sguardo allucinato e assalito dai dubbi,quel che aveva visto era una delle sue tante terribili visioni premonitrici ereditata dalla sua particolare stirpe vampira?o una delle sue tante allucinazioni provocate dai suoi deliri autolesionisti sempre ereditate dalla sua particolare maledizione?Queste domande gli assalivano la mente provocando dentro la sua mente una confusione di voci e di possibili risposte che lo lasciarono isolato e angosciato nei suoi pensieri per un tempo che per lui sembrò un eternità,finchè non sentì di nuovo il pericolo e un aura di malvagità calare su di loro e vide avvicinarsi delle fate al mago,lui pensando che erano preoccupate per il suo stato ancora visibilmente terribile tentò di rassicurarle,ma una di loro gli soffiò addosso una strana polvere che lo immobilizzò e nel mentre che lo trascinavano via il non morto cercò di intensificare il suo udito sovrannaturale e sussultò quado sentì tra i bisbigli delle fate "taglia e cuci",improvvisamente si alzò ,Mark prese il controllo e disse ridendo istericamente

(Mark)"hahahahah!ahahaha!Ha detto taglia e cuci!Taglia e cuci!Pensavo ce l'avessero con me,invece hanno imbrogliato il potente mago come un pollo!AHAHAHAHAH!beh,devo salvarlo altrimenti qui rischiamo di far andare tutto in malora e poi la trippa di incantatore non mi piace,ehi pietrone!mentre io seguo quelle zoccole per vedere dove vanno e impedire che col nostro maghello ci facciano lo spezzatino,tu potresti andare dalle bellezze al bagno e dirgli di raggiungermi?AHAHAHAHAHAH!"

detto questo smorzò la sua risata e si mise a seguire quell'insolito gruppetto mantenendosi il più defilato possibile con l'aiuto delle sue capacità elusive da predatore notturno.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeGio Nov 17, 2011 11:48 am

"Guarda questi due quanto rumore devono fare! Non riesco a concentrarmi nel fare le pozioni." pensò Sharuku.

Quei due continuavano a fare rumore. Sharuku, spazientito e incuriosito, alzò lo sguardo per vedere cosa accadesse. Il kindred, o meglio il vampiro, si stava contorcendo e stava urlando come uno schizzofrenico che si è appena sparato qualcosa di forte nelle vene. Si incuriosì di più, però, vedendo il mago che osservava tranquillamente il vampiro e continuava a mantenere il suo strano sguardo verso di lui.

"Ma che gli sta succedendo?" Chiese Sharuku, ma non ci fu alcuna risposta. Il mago continuava a guardare ignorando tutto il resto, e il vampiro a contorcersi e urlare.

"Bah, che pazzoidi che ho trovato. Ma perchè deve capitare tutto a me... La prossima volta rimango a dormire all'ombra. Certo, ora sarei gia di ritorno al mercato! Ma perchè, perchè ho dovuto seguirli?!? Almeno non sto sempre a fare le stesse cose, ci vuole un po' d'aria fresca ogni tanto..." pensò, mentre il vampiro continuava a dimenarsi.

Poi quasi all'improvviso, il vampiro torno in sè, per nulla scosso dall'accaduto. Forse era abituato, sicuramente piu di Sharuku e del mago che nonostante guardasse solamente, pareva abbastanza scosso. Sharuku non osò chiedere nulla, tornò a preparare le pozioni.

"Quasi quasi preparo un anestetizzante e lo offro al vampiro, almeno non darà fastidio per qualche ora. Ma poi come reagirebbero gli altri? Nah, meglio che mi sposto di qui così non cedo alla tentazione."
Proprio mentre pensava ciò, un gruppetto di minuscole figure alate, sicuramente fate, cosi fragili all'apparenza, ma sicuramente forti nella propria magia per essere temute, si avvicinò al mago e incominciò a farfugliare qualcosa. Parlavano tutte insieme, sollevando un chiassoso e stidulo vocio dove non si distingueva quasi niente oltre al rumore. Il mago era visbilmente turbato da quelle fatine, ma poi si lascio trascinare senza muoversi dal gruppetto. Di sicuro qualcosa andava storto.

"AHAHAHAHAHAHA" udì Sharuku. Era quel vampiro schizzato che rideva e gioiva.
"Oltre che pazzo, è pure sadico! Che gli cada un albero addosso, cosi ce lo leviamo di mezzo!" pensò.

Ma poi il vampiro gli disse di avvisare le due elfe che erano andate al fiume, e Sharuku tornò serio. Prima che potesse acconsentire, il vampiro era gia scomparso.

"... affraid Non è assolutamente umano."

Sharuku richiamò in fretta il suo ariete, che arrivò di corsa percependo la preoccupazione del padrone.
"Oddio... dove si trovava il fiume?!? NON MI RICOOOOORDOOOO!! E ora come faccio!?! Ci sono venuto tremila volte in questo posto, eppure non sono mai andato al fiume... Mannaggia a me che sono una pietra, se fossi stato un umano mi sarei diretto a rinfrescarmi, e ora non avrei avuto questo problema! Calma calma calma. Calm down Sharuku! Non bisogna farsi prendere dal panico, dovrei avere una mappa nella borsa."

Incominciò a frugare ferocemente nel suo zaino, ma, con tutta la roba che c'era, era piu disordinato di una bancarella allestita in fretta e furia da un mercante ambulante illegale, che deve vendere ed essere pronto a scappare nel minor tempo possibile.

"Non c'è! NON C'E!!!" pensò, mentre continuava a cercare.

Aveva perso le speranze, non poteva trovare nulla li dentro. Ci voleva una squadra di esploratori famigli per avventurarsi in quella borsa.

"Calma. Andrò per istinto, sperando che abbia fortuna."

Salì in groppa all'ariete e si diresse verso l'ignoto, speranzoso che fosse la direzione giusta... Per fortuna si rivelò la direzione esatta. Ecco la riva del fiume, sulla quale c'erano i vestiti, o meglio quello che rimaneva di loro, delle due elfe.

"C'è anche l'intimo, quindi le due... *_*"
"Dove sono?!? Dove sono?!? *-*"


Ma nel fiume non c'era anima viva. Non era di sicuro il posto sbagliato, erano sicuramente le uniche che potessero avere dei vestiti bruciacchiati... che fossero state rapite anch'elle dalle fate? Non c'era altro da fare che attendere per scoprirlo...
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeGio Nov 17, 2011 4:25 pm

Si immerse completamente, per bagnare i capelli e per godere di nuovo di quella sensazione di freschezza sul volto. Quando riemerse, diede le spalle alla sua nuova conoscenza, di modo che potesse pettinarle i capelli e le rispose:
"Sapevo quello che stavo facendo, perchè non è la prima volta che mi capita una cosa del genere..." fece una breve pausa prima di continuare, come se volesse ponderare bene su quello che avrebbe detto dopo.
"In realtà quando un mago perde il controllo sulla magia, non si è mai certi di quello che accadrà, quindi nemmeno l'esperienza è bastevole. Importa però il mago: io ho piena fiducia nelle capacità di Sahoni, è un mago molto capace. La magia che scorre in lui è molto forte, rispetto a quella che ho sentito in altri maghi, ed è per questo che a volte lui stesso non riesce a contenerla. Capita davvero di rado però."
Sorrise al ricordo dell'occasione precedente in cui Sahoni aveva perso il controllo, poi continuò il discorso.
"Del resto la capacità di un bardo non è solo quella di dare forma alla sua musica o incitare gli animi dei compagni; e' anche quella di capire la forza di ogni suo compagno, guidarla e valorizzarla..."
La sua voce divenne più flebile, e si girò per guardare l'altra negli occhi, mentre quella posava il pettine, avendo finito il suo compito.
"...ma tu questo lo sai, non è vero?"
Tenendola stretta sulla sua cavalcatura, Synfoniae si era accorta del flauto gonfio d'acqua che portava alla cintola. Aveva capito di aver trovato non solo un'elfa come lei, ma anche un altro bardo.
Sorrise di gioia, quando la sua nuova conoscenza annuì alla sua domanda.
"E' doppiamente un piacere conoscerti, dunque. Mi piacerebbe anche sentire la tua storia...sembra che sia legata ai pesci, a quanto hai detto" e scrutò il viso dell'altra.
Si aspettava un po' di resistenza, doveva essere un ricordo traumatico, ma lei sapeva cosa ci voleva e non ci pensò due volte sul da farsi.
"In attesa che il tuo flauto torni asciutto, mi piacerebbe suonare per te."
Nuotò fino alla riva, raccolse la cetra e fece cenno all'altra di seguirla. Per asciugarsi i vestiti, si misero un po' distanti da dove avevano lasciato quelli sporchi, in un cerchio di sole.
Si sedettero su una pietra, più grande e piatta delle altre. Il bardo iniziò a sfiorare le corde della cetra, pervadendo l'aria di un suono cristallino e soave. "Questa è l'acqua" le disse, parlando della sua musica "è fredda, impetuosa ma sa scorrere anche dolcemente portandoti sollievo e portando vita." Le note si rincorsero, come un fiume che rincorra le proprie onde, la melodia era allegra, come acqua schizzata per gioco.
Mentre suonava e aspettava che l'altra le parlasse, sperando che la musica le ammorbidisse i ricordi, guardò verso il punto in cui avevano abbandonato i vestiti. C'era lo stoneman.
"Guarda c'è Sharuku!", smise di suonare e alzò una mano in segno di saluto.
"Sharuku siamo qui! Vieni anche tu!"
Lo stoneman, che sembrava non averle viste in prima battuta, si girò verso di loro e le raggiunse a grandi falcate.
"Vuoi unirti a noi?"
Non l'aveva neppure sfiorata il pensiero che qualcosa, dopo un bagno e un po' di musica, potesse essere andato storto.
Lo stoneman riferì che il kindred gli aveva detto di dire loro che il mago era stato portato via da delle fate.
"Portato via...nel senso che lo hanno invitato a seguirle da qualche parte?" chiese lei per chiarire, sperando in un assenso.
"Il mago sembrava molto turbato" le rispose Sharuku "inoltre mi è parso di aver visto che gli soffiavano della strana polvere in faccia..."
Il bardo si alzò di scatto, sgranando gli occhi: non c'era tempo da perdere.
Eppure aveva detto a Karayuma di avvisarla se fosse successo qualcosa a Sahoni...richiamò il famiglio.
"Karayuma!" si portò una mano alla bocca per amplificare il suono, ma nessuno si fece vedere.
Raccolse le mani a pugno sul petto, l'una che racchiudeva l'altra e sussurrò di nuovo il nome del famiglio, facendo appello al legame che le collegava.
Sospirò tristemente.
"Temo che le sia successo qualcosa..."
Imbracciò l'arpa e guardò i suoi compagni.
"Dov'è il kindred?" chise "Sparito" rispose lo stoneman.
La situazione andava risolta e chiarita in fretta.
"D'accordo, andiamo a recuperare i vestiti per prima cosa. Sharuku, seguici, poi ci indicherai la strada."
Corse più veloce che potè, raggiunse i vestiti e se li mise con disgusto: avrebbe avuto bisogno di vestiti puliti, ma non era quello il momento di pensarci.
Sbagliò più volte a mettersi i bracciali e a legarsi la fusciacca, segno che con il pensiero era da tutt'altra parte. Slegò le redini dell'ariete dall'albero a cui le aveva assicurate, tese il braccio all'altra elfa per aiutarla nella salita e guardò Sharuku con decisione.
"Facci strada!"
Sharuku le guidò di nuovo fino alla radura dove si erano separati, poi indicò una direzione da seguire.
Andarono cavalcando in quella direzione per qualche minuto, ma non c'erano segni del passaggio di altri.
Erano ora nel bel mezzo del bosco, senza nessun altro indizio da seguire, se non la solita direzione.
Rallentarono il passo, poichè la vegetazione si faceva sempre più fitta e le cavalcature facevano fatica a procedere a passo sostenuto. Ad un certo punto diventò completamente impossibile per le arieti proseguire, le corna che si impigliavano d’appertutto e quelli smontarono e proseguirono a piedi.
"Non so per quanto abbiamo cavalcato...ma non andremo da nessuna parte in questo modo..." e lo disse tristemente, ma sapeva che non c'era altra soluzione, se non abbandonare Sahoni al suo destino.
Si rifiutò di demoralizzarsi e stava anzi aumentando leggermente il passo, quando improvvisamente si bloccò di colpo: aveva sentito un fruscio proprio alla sua sinistra.
Indietreggiò di qualche passo, cercando di rifugiarsi dietro lo stoneman, ma grande fu la sua sorpresa quando vide sbucare dalla vegetazione il suo adorato famiglio.
"Karayuma!" esclamò colma di gioia, si gettò a terra e la prese tra le braccia.
"Ero così preoccupata...", la gatta fece qualche fusa, poi le mordicchiò la mano e corse da dove era venuta, si girò per guardare i presenti e miagolò.
La padrona ci mise un po' per capire che quella voleva essere seguita, ma ripresasi dalla sensazione di estremo sollievo appena provata, chiarì a tutti quello che forse era già palese.
"Deve aver seguito Sahoni, deve sapere dove si trova!"
Il gruppo si fece guidare dalla gatta: la monotonia della vegetazione si interruppe, lasciando il posto ad una piccola zolla erbosa priva di alberi,al cui centro stava un altare di pietra, davanti ad una parete rocciosa.
Il bardo esaminò l'altare e così fecero gli altri: era di struttura molto semplice, e anche di fattura. Ma cosa ci faceva un altare in mezzo ad una foresta così fitta?
Un altro miagolio richiamò l'attenzione dei presenti. Karayuma aveva oltrepassato l'altare e stava cercando di graffiare la roccia, indispettita.
"Le tracce finiscono qui?", le accarezzò la testa, ma il famiglio continuò imperterrito a grattare.
Synfoniae appoggiò la mano sulla pietra, era fredda e liscia.
Esaminò la parete e le sembrò tutto normale, poi il suo sguardo si posò su una fessura.
Era quasi invisibile, l'aveva notata solo perchè ci aveva passato la mano sopra.
Con le dita percorse velocemente la fessura, che, man mano che veniva seguita, assumeva la forma di una porta nella roccia.
"Ci deve essere un passaggio..." susurrò ai suoi compagni, intenti anche loro a portare chiarezza in quella situazione.


(OOC: Ecco qui! oggi io e Sharu tempi da record cat Nara mi ha chiesto di prenotarle il post successivo! Stasera non riesce a scrivere, quindi dovrete aspettare domani, ma credo che per oggi siate stati viziati già abbastanza cat )
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Galliard

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeVen Nov 18, 2011 6:42 pm

Continuò a pettinarla con cura maniacale, come in una specie di rituale di meditazione, o religioso o magico addirittura.
“Mi farò bastare la tua fiducia nell'uomo allora. Ho potuto spesso apprezzare l'impetuosità degli umani ma anche la loro capacità di adattarsi alle situazioni e di tirare fuori il meglio, quando sotto pressione. Certo questo vale solo per alcuni...”
Finito il bagno la seguì verso la chiazza di sole, godendo del morbido e tiepido abbraccio dei raggi dell'astro, sentendo di nuovo l'umidità scivolare via di dosso questa volta in maniera decisamente più piacevole della prima.
“Beh è una storia quantomeno recente come hai potuto notare.” Rispose, storcendo le labbra in una smorfia di disappunto che mitigò non poco l'espressione sollevata che aveva in volto.
“I pesci e le rane sono stati i miei unici compagni per tre giorni, dopo che ho perso i precedenti...”
Si schiarì la gola e spinse un sorriso ad arricciare le labbra che avevano ripreso un colore vivace e sano.
“Non credo tornerà più come prima...” Commentò guardando il cadavere dello strumento a fiato. “Lo sostituirò e, per ora, mi limiterò a far uso dell'unico strumento che mi è rimasto.” Concluse, allegra in realtà, muovendo la mano sinistra in un gesto leggero e poggiando la punta delle dita chiuse sotto la gola, all'incontro delle proprie clavicole.
“Dici bene, è una potenza considerevole, inarrestabile forse anche per gli dei. Trascina il tempo, inesorabile, spegnendo la fiamma della superbia ed erodendo gli ostacoli con la forza dell'esperienza che conduce con se.”
Le fece eco, sollevando poi il mento e dischiudendo le labbra. Diede fiato ai polmoni, con cautela, trovando il picco ed imitando il suono cristallino prodotto da quella singola corda dell'arpa con le corde vocali.

Vennero interrotte nel loro momento ricreativo dall'arrivo del colosso di pietra, latore di notizie confuse ed urgenti. L'urgenza si trasmise ai minuti seguenti, mentre cercavano di infilarsi il più in fretta possibile gli abiti per poi tornare verso il punto in cui avevano sostato e si erano accampati.
A “cavallo” dietro l'elfa, continuava a guardarsi attorno il più attentamente possibile, cercando tracce che potessero essere sfuggite agli altri due e che, magari, ad un terzo paio di occhi sarebbero apparse.
Niente.
“Sei sicuro di quel che dici? Le abitanti di questo circolo lo hanno portato via? Potrebbe essere stato altro?”
Tempestò, vagamente ansiosa, Sharaku di domande.
“Se sono state davvero le fate, beh...” Scosse il capo. “Sono benigne con quelli che rispettano il loro dominio ma...Tendono ad essere burlone. E tendono anche ad avere una concezione piuttosto diversa dagli altri individui di cosa è divertente, cosa è ricreativo e cosa è invece let...”
Interruppe le considerazioni all'arrivo del seguace quadrupede, che li condusse attraverso il bosco.
Quando, nell'esaminare il vicolo cieco di fronte al quale erano stati posti, trovarono quella fessura nella roccia vi accostò il capo, scrutando all'interno meglio che poteva.
Poi provò a spingere. La pietra non si mosse. Spinse di nuovo. Niente. Tastò con le mani per trovare una serratura o una maniglia nascoste ma incontrando solo la nuda pietra. Indispettita si raddrizzò ruotando su se stessa con uno scatto in direzione di Sharuku.
“Figlio della pietra, Sharuku, credo che questo ti competa. Vorresti essere così gentile da risolvere questo inconveniente?”
Si fece da parte e lanciò un'occhiata di apprensione a Synfoniae mentre il muscoloso e monolitico umanoide di pietra si addossava alla parete, spingendo. Probabilmente quello non era il modo giusto per aprire il passaggio, lo diceva il gemito stridulo della pietra, mentre veniva spinta, ed i detriti rocciosi che si staccavano dall'architrave, cadendo al suolo. Ma, il fine giustifica i mezzi no?

L'antro rivelato dall'apertura di quel passaggio era niente meno che fatato. Non v'era altra luce se non quella del sole al tramonto dietro gli alberi, non c'erano torce, o braceri, o candele all'interno eppure la caverna era illuminata.
Era illuminata dell'intera scala cromatica e le pareti brillavano, traslucide, come finestre aperte su cortili onirici. Funghi, licheni ed altri vegetali impossibili da trovare in altri luoghi nella foresta, se non quello, erano quelli ad emanare la luce multicolore, riflessa e ribattuta poi da un sottile corso d'acqua che emergeva dalla roccia e poi si inabissava nella stessa dall'altra parte della stanza.
Il cristallino stillicidio proveniente da dalle colorate stalattiti era ritmico, come una perfetta melodia creata dal battere delle gocce d'acqua su piani di pietra cresciuti in centinaia, alcuni migliaia, di anni nelle forme più bizzarre.
In mezzo, in un avvallamento, una conca forse spontanea o forse indotta a crearsi da qualche altra volontà, ecco Sahoni. Legato, naturalmente, mani e piedi, ad un letto di roccia, probabilmente scomodo per qualcuno abituato ad un letto vero. Le fate, strette attorno a lui, sembravano davvero in procinto di fare qualcosa di catastroficamente buono; o benignamente catastrofico.

-Hadettodistaremoltoattentiperchèèdavveeeeeeeeroaffilato.-
Il tagliaEcuce sembrava un apriscatole multi-uso. Anzi più un apriesseriviventi che probabilmente funzionava anche bene sulle scatole, ecco.
-MaèperiltuobeneSahoniseseilegatonontimuovisenontimuovinontifaimale.-
-Behsifamenomale.-
-Forsedovremmoaddormentarloconquesto!-
Una delle fate si avvicinò con un martello grande quanto lei, appoggiato sulla spalla e stretto tra le manine.
-Sì!Dobbiamoaddormentarlo!-
-Nonricordosehannodettodiaddormentarloprimaodopo...-

Il piccolo gruppetto di salvataggio scivolò nell'apertura, le fate troppo concentrate sui loro propositi per accorgersi dell'intrusione persino un po' rumorosa...

(Scusate l'estremo ritardo. Incombenze. Ho scritto in fretta.)
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Sahoni

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeVen Nov 18, 2011 9:41 pm

Il mago si trova sotto una cascata, l'acqua gli offre un leggero massaggio tonificante sulla schiena alleviando le sue sofferenze provate durante l'incontro con i ciclopi. Anzi tale incontro pare quasi un lontanissimo ricordo. Le gambe incrociate sotto di sè nella posizione tipica del fiore di loto, le mani aperte con i palmi rivolti verso l'alto e solo un telo a coprire le parti intime. Tutta la sua pelle mostra i segni del fuoco, ma lentamente ogni dolore comincia a dissolversi. Sta così bene che gli pare quasi impossibile doversene presto andare. Perchè poi? Fuori da quel luogo ci sarebbero state altre missioni o richieste, che potevano tranquillamente aspettare il benessere del mago. Daltronde, mente sana in corpo sano e poco oltre può dargli un tale rilassamento. Tutta la foresta è illuminata a giorno, gli alberi intorno alla piccola pozza d'acqua fresca e dolce sembravano proteggerlo dal mondo esterno. E proprio quando credeva che nulla avrebbe potuto migliorare tale situazione, ecco giungere al bordo della pozza le fate, svolazzanti ed effimere. Una mezza dozzina, seminude e leggiadre avvicinandosi a lui e portando coppe ricolme di frutta delicata e deliziosa. Come in un corteo si aprono in due file separate creando un corridoio dove, all'altra estremità giunge Synfoniae, avvolta con un semplice telo di seta pregiata. Appena decentemente coprente, ma che lasciava intendere molto. Si avvicina a lui accompagnata dalle sue ancelle svolazzanti entrando dell'acqua della pozza. E ad ogni passo, la sua veste comincia prima a bagnarsi, poi a caderle di dosso. Il mago si alza dalla roccia su cui stava prima di andare in contro al Bardo. D'un tratto l'elfa s'immerge completamente per nuotare fino a lui ed il mago si ferma con l'acqua alla cintola, le mani protese verso il bardo. E lei prontamente esce dall'acqua......... tramutata in Sharuku. Il Mago arretra sconcertato e guardandosi attorno in cerca del bardo, ma lo stoneman lo segue

- Sahoni, - gli parla il protector - per averti salvato la vita... mi sei debitore....- finisce con un leggero sussurro poco prima di avvicinarsi con gli occhi socchiusi e le adamantiche labbra in un bacio.


- AAAARRRGHHHHHHHH!!!!! - E' con un urlo che il mago si destò dal sogno, davanti a lui delle fate, neanche lontamente sensuali come nel sogno. Queste lo guardavano sorridendo, come se avessero percepito o visto il sogno appena vissuto dal mago. La stessa fata che gli ha soffiato la polvere in faccia, lo guardò con il "tagliaecuci" in mano ed uno sguardo divertito.

-ChesuccedeSahoni?- chiese ridacchiando - Nontimuoveretroppo. Devoancorausarlodoveleferitesonoprofonde. Tigirerestiperfavore? -

-Ma non ci penso nemmeno! - rispose il mago che proprio in quel momento scoprì di essere come nel sogno, solo con un telo a coprire le parti intime. - Ma dove sono i miei vestiti? - chiese con crescente apprensione.

-Eranodeibrandellialtrochevestiti. Epoiprimadobbiamofiniredicurarti. Masehaipaura,abbiamol'appoggiodelcuratore. - detto questo, la fata si spostò di lato rivelando il Kindred macchiato di sangue e con un tagliaecuci mostruosamente grande. Sharuku, improvvisamente accanto a lui, lo prese e lo tenne fermo.

-Rilassati umano. - furono le parole del Vampiro azionando il tagliaecuci su di lui con una risata folle....


- UAAAARRRGHHHHHH!!!!! - Con un urlo, questa volta reale, il Mago si alzò di scatto. Ancora una volta le fate gli erano attorno come lo era il tagliaecuci. Per una frazione di secondo il mago e le fate si guardarono reciprocamente. Ora il corpo rispondeva ai suoi ordini, l'effetto della polvere era svanito, ma si sentiva debole. Più per la stanchezza che per le ferite, cosa che dimostrava quanto l'attrezzo dall'aspetto così folle fosse efficace. Anche se questo non era il pensiero dell'Umano. Era sotto shock, ancora sconvolto dai sogni, ed ancora ora faticava a comprendere se quanto stesse vedendo fosse reale o meno.

-State fermo umano. - La fata gli parlò dolcemente e lentamente. - Il tagliaecuci usa parte delle vostre energie per accelerare la guarigione. Voi siete debole, fisicamente. Appena passerete una notte di riposo vi sentirete meglio, ma se ora vi alzate... - non fece nemmeno a tempo di finire la frase che il mago cercò di alzarsi. - Sahoni, si fidi di noi. - gli chiese sempre con cortesia. Le altre Fate si misero intorno al mago per fargli desistere ed essere casomai d'aiuto. Sopratutto quella armata con un grosso martellone che continuava a guardare la Fata Mentore in attesa di un ordine.

Ma il mago barcollò e si fermò proprio nel momento in cui arrivarono i suoi "compagni". Li vide e non li vide, ancora le sue reazioni erano lente, approssimative. Il mondo gli vorticava attorno incessantemente e per poco non perse l'equilibrio.
La Fata si voltò verso il gruppo ancora una volta parlando lentamente. -Il vostro amico è in uno stato confusionale, ma dovrebbe durare poco. Vi consiglio di persaduerlo a rimanre fermo, ogni utilizzo di questo arnese richiede energie che è meglio non richiedere troppe volte.-

(bene lascio a voi la scelta di come reagire a questa situazione... Va bene anche una martellata in testa eh? XD. Scuste per il ritardo.. )


Ultima modifica di Sahoni il Dom Nov 20, 2011 12:45 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeSab Nov 19, 2011 9:24 am

il non morto seguiva con la massima cautela l'insolito gruppo mentre la vegetazione si infittiva,si percepiva tensione nell'aria,il segno di una innaturale e fragile calma che si sarebbe infranta di lì a poco,a un certo punto le fate si fermarono d'avanti ad un primitivo altare a ridosso di una parete rocciosa,una di loro,quella che dava l'aria di essere il capo,toccò un punto della parete e come risposta si spalancò svelando l'entrata a una caverna,in quel momento il non morto percepì qualcosa di inquietante e familiare,come una sorta di nota discordante e fuori luogo in una bella e tranquilla melodia provenire dall'aura emanata dalla capa delle fate,un fremito e una leggera scossa partì dalla testa e si diffuse per tutto il suo corpo provocando un bisbiglio sommesso di migliaia di voci che affollarono la sua mente in maniera insopportabile,in seguito le voci si assestarono e divennero simili alle urla di incitamento e esultanza di una folla che assiste a un combattimento di gladiatori,tutto ciò non faceva altro che galvanizzare e caricare di adrenalina una delle personalità del kindred

(Mark)"Questa si è che non me l'aspettavo!Non pensavo di incontrare una "sorella" così presto!Ora si che ci sarà un bel bagno di sangue come piace a me,andiamo là e mostriamogli chi è il capo!"

(Eric)"tutto ciò invece non fa altro che stravolgere il piano di attacco che stavo elaborando,la follia latente di cui è dotata può essere anche usata a nostro vantaggio,in questo caso diventa ancora più importante trovare il come e quando agire"

appena scomparvero oltre il passaggio,il vampiro si avvicinò all'altare e toccò la parete nell'esatto punto in cui l'aveva fatto la fata,l'immensa porta si spalancò e lui sgattaiolò dentro scoprendo che portava ad una caverna,cercò velocemente un riparo e si nascose dietro una stalagmite.
Il vampiro osservò in silenzio cosa avevano in serbo le fate per il suo compagno,il mago si trovava disteso su un letto di pietra mentre le fate lo operavano chiudendo le sue ferite usando gli attrezzi medici che il vampiro aveva visto in precedenza,ad un certo punto il kindred sentì una leggera scossa provenire dall'entrata e i suoi compagni fecero irruzione,il mago si riprese e tentò di rialzarsi ma barcollò e le fate lo rimisero sul letto di pietra,il loro capo nel frattempo cercò di convincere le due donne e l'uomo di pietra che tutto era a posto,anzi era il caso che loro lo tenessero fermo,al sentire quelle parole il vampiro tra se

(Mark)"certo come no,a costo di spaccargli la testa lo farete!poi magari gli curate anche quella con calma dopo che è morto,non mi inagnnate"

(Eric)"tenetevi pronti,il momento per agire sta per arrivare!"

infatti il mago si stava agitando ancora di più e una delle fate voleva "addormentare" il mago con un pesante martello,quel colpo l'avrebbe do sicuro ucciso,prima che potesse sferrare la martellata lui colpì la sua con un pezzo di roccia che aveva staccato da una stalagmite lì vicino disarmandola,poi con un balzo enorme si avvento sulla loro capa e la spinse lontana dal suo gruppo,lei riuscì a rialzarsi quasi subito,ma l'intento del vampiro non era quello di eliminarla rapidamente,era tutt'altro,la fata era abbastanza vicino per sentirlo e lui pronunciò d'avanti a lei una parola apparantemente senza senso ma che ebbe un effetto strano su di lei,qualcosa si risvegliava,e mentre quella cosa cresceva,sentiva che perdeva coscienza e autocontrollo e voleva tagliarsi la gola con il tagliaecuci che tenava in mano.

(OOC vediamo come fate continuare la situazione,io ho messo un esempio di come il potere della demenza agisce e come lo maifesta il mio kindred,ciò che capita alla sua vittima dipende dalla sua pazzia nascosta,dalle sue angoscie e dai suoi pensieri oscuri)
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Synfoniae

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMer Nov 23, 2011 11:01 am

Tutto successe così in fretta, che i suoi riflessi furono messi a dura prova.
Il vampiro le era sembrato poco più di un'ombra proiettata dalla luce innaturale della grotta e aveva agito con velocità impressionante.
Karayuma doveva averlo già fiutato, poichè appena raggiunte le fate, sembrava inquieta e si guardava intorno con circospezione.
Si era rasserenata quando la Fata Madre aveva fatto loro invito di avvicinarsi e aveva palesato le sue intenzioni benevole nei confronti del mago.
Il bardo aveva continuato a guardare il mago, prima negli occhi per cercarvi qualsiasi segno, poi aveva scrutato il suo corpo. Sembrava tutto a posto. Solo allora si rese conto che il mago, si era salvo, ma era seminudo...prima che potesse farci qualcosa era arrossita violentemente e aveva abbassato il capo senza sapersi bene spiegare il perchè.
Forse era per quel suo stato d'animo un po' confuso che non si avvide dell'ombra che assaliva la Fata Madre nello stupore generale.
Quando si riprese, riuscì finalmente a comporre dei pensieri lucidi nella sua mente: "Cosa state facendo?! La Fata Madre stava aiutando Sahoni!"
Proprio in quel momento, Synfoniae si avvide che la fata stava puntandosi il tagliaecuci al collo, e rimase di nuovo scioccata e paralizzata.
Che potere era mai quello?!
La Fata Madre emise una risata roca e gutturale rivolta al vampiro. Il tagliaecuci era pericolosamente vicino alla sua gola, ma era fermo, come se la fata fosse riuscita a contrastare per un poco il potere del vampiro.
"Questa si che è una divertente novità..." la scintilla della follia si accese nei suoi occhi, prima scuri e opachi, ora brillanti come pietre preziose.
"Che potere è mai questo , Vampiro? E' molto forte, lo sento dentro di me e poco posso fare per contrastarlo...ma anche io ho i miei trucchi..."
Detto questo si portò la lama del tagliaecuci ancora più vicino alla gola e lo appoggiò sulla pelle.
Il bardo urlò con tutta la voce che aveva in corpo di fermarsi, di non fare del male alla Fata Madre, ma a lei per prima, il suono della sua voce sembrava ovattato. Tutti i suoi le sembravano ovattati.
"La tua amica laggiù è un' elfa! Che insolita amicizia!"disse la Fata trattenendo una risata isterica.
"Sembra anche intenzionata a fermarti...vediamo, come posso aiutarla?" aggiunse fintamente preoccupata.
A fermarsi un attimo e a pensarci meglio, Synfoniae si sentiva la testa pesante...in realtà si sentiva tutto il corpo pesante. Non riusciva a tenere la cetra in mano...no, qualcosa non andava.
Guardò Sharuku e l'elfa dai capelli neri, mentre la cetra le scivolò per terra, poi il bardo cadde in ginocchio davanti ai loro occhi. Non sentì nemmeno dolerle le ginocchia. In un gemito di stupore e ribellione, Synfoniae guardò Sahoni di nuovo.
Cercò di dire qualcosa, ma si sentiva davvero male...così debole.
Voleva dormire...ecco cosa voleva fare. Era molto stanca, era sicura che una bella dormita avrebbe risolto tutto, come sempre.
Non le era permesso però chiudere gli occhi.
Non sentiva più il suo corpo ed aveva una vaga coscienza di quello che le accadeva intorno.
Era sempre in ginocchio non si era mossa, era come paralizzata. Non sentiva però più la nausea di prima, si sentiva...vuota.
La Fata Madre si compiacque quando vide che gli occhi dell'elfa erano diventati privi di qualsiasi espressione.
"Ho una domanda...quanto tieni alla tua amica, Vampiro?" e così dicendo si premette il tagliaecuci sulla gola, provocandosi questa volta una lieve ferita.
La Fata emise un gemito di dolore e piacere.
Nello stesso istante, Synfoniae non sentì nemmeno il dolore dell'invisibile lama che l'aveva ferita, ma sentì il calore delle gocce di sangue che ne sgorgarono in seguito.







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Kreen

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MessaggioTitolo: Re: Racconto a più mani   Racconto a più mani Icon_minitimeMer Nov 23, 2011 3:56 pm

Lo sguardo bruciava di rabbia più delle fiaccole che illuminavano i sotterranei di Freedom Harbor. Nessuno era a conoscenza di quel posto...a metà strada tra una prigione e un centro di reclutamento. Vi era entrato da bambino, tanto da abituare la vista e il cuore a quella perenne semioscurità dove tutto aveva l'odore di muffa e di morte. Ci nutrivano con teste di Cod e altre cose che la maggior parte dei cani affamati avrebbe rifiutato...non lo facevano per la pia intenzione di tenerci in vita, per loro eravamo un investimento. Dieci monete d'oro: il valore della nostra vita. Si guardò le mani nell'oscurità, non riusciva a vedere i segni dell'ultimo addestramento, ormai si era abituato a brandire armi molto più pesanti di lui, ciò che continuavano a sanguinare erano i continui ammonimenti dei superiori vergati con la frusta sulla pelle...ormai ognuno era segnato... noi non eravamo nessuno..il nostro scopo era uccidere o morire.

Restò seduto ancora per un pò sul pavimento freddo del cunicolo est, lo scolo del porto che continuava ad allagarsi ad ogni cambio di marea. Ruotò il volto verso tre mucchi di paglia umida...ma dei propri compagni di cella era rimasto solo qualche pidocchio e tanto dolore. Dei passi rimbombavano all'esterno della cella...l'eco e l'oscurità non lasciavano capire la distanza da quella cadenza che aveva imparato a riconoscere. Un ombra apparve alla grata..e il tonfo del suo stivale contro di essa ad annunciare il suo arrivo.

...Muoviti... equipaggiamento leggero...

La grata si aprì con una sinistra risata di ruggine e sporco. Kreen si alzò e sebbene il vitto non fosse dei migliori, il corpo era stato temprato come si fa con una spada...fuoco, urla...e colpi di maglio. Seguì il capogruppo fino all'armeria, gli piaceva l'odore dell'olio e della pelle indurita. Indossò la propria armatura...e dopo un pò gli fu consegnato il Secutor, una piastra di metallo simile all'argento che tutti i guerrieri erano costretti a portare sul viso. Non era un semplcie segno di riconoscimento, persino un marchio sulla fronte può essere celato, il Secutor reagiva alla magia indicando la posizione di chiunque avesse tentato la fuga...la morte percorre ogni via.

...l'obiettivo è un abbraccialberi... tuonò il superiore durante la marcia.... uno dalle orecchie a punta e la bocca troppo larga...

Kreen guardo le spalle dell'ufficiale del quale ignorava il nome...ma ogni colpo di frusta era ben scolpito nella sua memoria e nella sua carne. Restò in silenzio. Ad ogni passo la grande spada che era fissata sulla schiena gli ricordava ciò che era. Muscoli, tendini e rabbia a servizio dell'acciaio. Una goccia di sudore scivolò sulla guancia destra, il Secutor non dava fastidio, ma gli uncini si conficcavano automaticamente nella faccia quando si tentava di rimuoverlo lontano da quell'orifizio che chiamavano casa. Sotto gli stivali vi era una lenta e costante protesta di rami secchi e foglie...la foresta si era infittita da un'ora ormai..e stranamente persino gli uccelli avevano smesso di inneggiare alla natura.

Qui presta attenzione….ci sono piccole bastarde con le ali che potrebbero ucciderti in qualunque momento… il superiore sembrò emettere una leggera risata

Subito fu l’inferno…uno sciame di esseri simili a grossi insetti si avventarono sul guerriero che lo precedeva, era molto abile ma fece in tempo solo a sguainare le due spade. La sua testa si staccò di netto dal collo e un fiotto di sangue sfamò la terra. Kreen portò la mano destra sopra la spalla sinistra per afferrare la grande impugnatura dello spadone, ma distratto da un turbinio di quegli esseri spostò lo sguardo incrociando quello del proprio aguzzino e maestro, la testa lo guardava sadica e sicura della propria superiorità. Non provò nulla, paura e piacere erano concetti che non aveva mai conosciuto, per lui esisteva solo il dolore..o la mancanza di esso. Si spostò verso destra di due passi nascondendosi dietro ad uno degli alberi. Non riusciva a provare niente, sentiva il vento sul viso che baciava ogni goccia di sudore, sentiva il canto delle foglie e percepiva il battito del proprio cuore. Restò in attesa, non vi era la possibilità di poter combattere contro uno sciame..non aveva mai visto cose del genere…, il proprio mondo era limitato a quel cunicolo o ai campi di battaglia.

Camminò per due ore…prendendo una direzione a caso. Non aveva ordini, non c’era un superiore…e il secutor era ancora fissato sulla faccia. Tre giorni di libertà…tre giorni per concludere quella missione o morire…tre giorni prima della venuta dei sicari.

Camminò ancora e più volte perse il senso dell’orientamento..ma una sorta di lastrone di pietra richiamò l’attenzione. Un altare… una tavola non imbandita per gli dei di qualche abitante della foresta.

Mh … bonfochiò e proprio quando stava valutando se accamparsi in quel luogo, delle voci in lontananza , trasportate dalla brezza notturna…voci che si perdevano nella foresta. Mosse il passo verso quella direzione..dove la luce veniva ingoiata dalle fronde, dove l’oblio tornava a dominare il mondo.





( Praticamente sto arrivando dove siete voi cercando di essere il più indolore possibile XD )
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