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 Il dono di nozze del bardo

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Synfoniae

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MessaggioTitolo: Il dono di nozze del bardo   Il dono di nozze del bardo Icon_minitimeDom Nov 27, 2011 10:52 pm

La serata stava procedendo per il meglio.
Gli invitati si scatenavano nella pista da ballo, mentre la musica li incitava a proseguire nelle danze e nei festeggiamenti.
Gli sposi erano, come ovvio, al centro dell’attenzione e venivano da tutti contesi.
Attorno al fuoco di campo la musica si alzava, così come la gioia.
Mentre danzava con qualche altro membro della gilda dei Corvi, il bardo vide la luna.
Si fermò a guardarla, stonando tra tutta l’altra gente che proseguiva con passi di ballo. Per un attimo venne rapita dalla bellezza dell’astro, così tondo e perfetto, così argenteo e luminoso.
Si avvicinò al bancone delle bevande, prese un calice di vino e lo sollevò al cielo, in direzione degli sposi in segno di augurio.
Poi, ispirata, sorrise.
Bevve il vino per inumidirsi le labbra e riprendere un po’ di energia persa nei festeggiamenti.
Si fece strada tra la folla, raccolse la propria cetra e si diresse verso il laghetto della base.
Si inginocchiò sulla riva e facendosi specchio con l’acqua cristallina, si sistemò i capelli, scomposti dalla danza. Quando fu soddisfatta dell’acconciatura, si rialzò e si diresse verso il giardino, dove soleva sedere per provare le sue nuove melodie senza essere disturbata.
L’erba era corta e morbida sotto i suoi stivali, e il profumo delle rose pervadeva l’aria, mentre lo sguardo si poteva riempire di fiori colorati: adorava quel posto.
Si schiarì la voce e iniziò a sfiorare le corde della sua cetra, pizzicandole sempre più forte, di modo da catturare l’attenzione dei presenti. Lasciò che i membri della gilda dei Corvi si avvicinassero al suono della sua cetra, e smise solo quando arrivarono gli sposi.
“Carissimi, ecco il mio dono per gli sposi.”
Fece un profondo ed elegante inchino verso Íviðia e DarkJanus, sorridendo loro con occhi pieni di gioia.
Poi, iniziò a raccontare, accompagnandosi con una musica soave e melanconica.

“C’era un uomo, giunto ormai alla fine dei suoi anni, che pensava alla sua vita passata cercando di trovarvi un senso.
Egli era infelice, per tutta la sua vita lo era stato e si interrogava sul motivo di tanta sventura.
Era forse egli povero?
No, possedeva una bella villa, in una zona prestigiosa del paese. Aveva servitori che facevano di tutto per lui e non si era mai fatto mancare nulla. I suoi pasti erano sempre sfarzosi, così come i suoi abiti e qualsiasi cosa egli possedesse. Non c’era nulla di troppo costoso per le sue tasche.
Il denaro non gli era mai mancato.
Era forse malato?
No, il suo corpo non era mai stato gracile. Egli aveva sempre goduto di ottima salute, non aveva mai avuto bisogno di un tonico o una pozione lenitiva. Non era mai stato ferito gravemente e le sue convalescenze erano sempre brevi. Il suo fisico era resistente e aveva una capacità di recupero straordinaria. Solo la vecchiaia lo aveva accomunato agli altri uomini, con i suoi inevitabili acciacchi.
La salute non gli era mai mancata.
Era forse egli malvagio?
No, aveva sempre condiviso la sua ricchezza con chi ne avesse bisogno. Molti amici si era fatto e mai qualcuno parlava male di lui. Di certo qualcuno poteva provare invidia per le sue doti e fortune, ma veniva sempre rabbonito dai suoi modi gentili e raffinati.
La bontà d’animo non gli era mai mancata.
Era forse privo di potere e fama?
No, egli aveva raggiunto la sua elevata posizione sociale con onestà. Essendo un noto benefattore, la gente lo riconosceva per strada e gli affidava missioni importanti da svolgere. Il suo consiglio era sempre considerato con grande riguardo da tutti ed egli era da tutti ammirato.
Fama e potere non gli erano mai mancati.
E allora perché era così infelice?
Mentre si interrogava, un servo entrò nella sua stanza, e disse che aveva visite.
“Di chi si tratta?”
“Una dama, mio Signore” rispose il servo e si affrettò a dire che non aveva lasciato il nome.
“Sapete che non voglio ricevere visite, mandatela via.”
Il servo annuì obbediente ed uscì dalla stanza.
La porta però si riaprì, e sull’uscio comparve una donna: era una donna anziana, riccamente vestita che gli sorrideva.
“Ho detto che non voglio ricevere nessuno…” le disse, sperando che capisse.
“Dunque, non mi riconosci…” ma il sorriso della donna non si spense.
Il vecchio, incuriosito da tale affermazione la osservò meglio: era una donna sicuramente ricca, e doveva anche essere stata molto bella in gioventù. La scrutò a lungo, le osservò i capelli, gli occhi, le labbra…poi si avvide di un neo, proprio sotto il labbro inferiore.
La riconobbe, sgranando gli occhi.
“Sono proprio io” disse lei, come divertita dalla sua espressione sorpresa.
“Sono la donna a cui hai spezzato il cuore, quando te ne sei andato. Sono la donna che hai amato ed ora sono vecchia come te.”
D’un tratto, i ricordi del vecchio riaffiorarono con prepotenza nella sua mente. Davanti a lui non c’era più la donna, ma una giovane, dai capelli color dell’oro. Era la fanciulla più bella che avesse mai visto, con quegli occhi chiari, pieni di vita e di amore. Lui si diresse subito verso di lei e le accarezzò la guancia, così morbida e vellutata, come soleva fare.
“Ti ho sempre amata, e non ho mai amato nessun’altra in vita mia.” e così dicendo, la prese tra le sue braccia, e si avvicinò a quelle labbra così tenere, per baciarle ancora una volta.
“Mi spezzasti il cuore quando te ne andasti…” disse la giovane, con occhi tristi.
La realtà ritornò pesantemente.
“Io inseguivo il potere e la ricchezza, accecato da promesse di fama e agiatezza.”
La vecchia annuì, come se già sapesse tutto quello.
“Non sono mai stato felice come quando c’eri tu nella mia vita.” e le prese le sue mani tra le sue.
“Ora so cosa devo fare, ora so che ti voglio sposare.”
La donna arrossì, nel modo grazioso in cui lui si ricordava, e vincendo l’amarezza del passato, annuì.
Lui le strinse le mani, e la guardò negli occhi.
“Sono stato uno sciocco, perdonami”
Lei gli baciò le mani e rispose “Questo momento vale tutte le lacrime che ho versato.”

Il bardo, abbassò lo sguardo, continuando a pizzicare le corde in un suono lento e armonioso.
Quando lo rialzò, guardò la luna piena nel cielo con sguardo sognante.
“Si dice che il Tempo, mosso a compassione, donò ai due sposi un’eternità di salute ed amore.”
Synfoniae tornò poi a guardare i presenti, come se riuscisse a guardarli tutti in un solo colpo d’occhio.
“Questa storia ci insegna che non dobbiamo temere che l’amore entri nella nostra vita, e che dobbiamo viverlo appieno, sfruttando ogni giorno concessoci. L’amore può far versare lacrime amare, ma anche solo un attimo di gioia che porta, vale più di tutto il dolore provato. La vera felicità nella vita è amare ed essere amati.”
Con gli occhi lucidi e un dolce sorriso, posò lo sguardo sui due sposi.
“Ed io, come il Tempo, vi auguro salute ed amore eterni.”
La cetra si zittì, mentre il bardo faceva un profondo e grazioso inchino.
Poi, facendosi largo tra la folla, tornò a danzare per distrarsi da quei profondi pensieri.
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